Mons. Giovanni Dโ€™Ercole โ€“ Commento al Vangelo del 1 Ottobre 2023

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  1. Domenica scorsa la parabola del re che chiama a lavorare nella sua vigna operai in ogni ora della giornata e a tutti alla fine assicura la stessa paga si concludeva con la protesta degli operai del primo mattino che avevano faticato piรน degli altri e in particolare di quelli assunti alla fine del giorno. Alle loro rimostranze il padrone risponde che non bisogna essere gelosi se egli vuole dare a tutti la medesima ricompensa senza tuttavia venir meno a quanto pattuito con ciascuno. Infondo non fa torto a nessuno chi abbonda in generositร .
    Tra le tante interpretazioni possibili di questa parabola cโ€™รจ chi nota come nella storia della salvezza ognuno in momenti diversi viene raggiunto dalla grazia divina, dono gratuito e assolutamente immeritato che comporta una missione da compiere secondo i tempi e le possibilitร  di ciascuno. Cโ€™รจ perรฒ una condizione imprescindibile per tutti: รจ la conversione del cuore allโ€™amore divino per neutralizzare ogni forma di gelosia e invidia, tarlo satanico che inquina le buone intenzione e semina nelle comunitร  conflitti e divisioni. Solo quando il cuore si converte allโ€™amore, si riusce a guardare e valutare tutto con il metro della logica di Dio perchรฉ, come domenica scorsa osservava il profeta Isaia nella prima lettura, i pensieri di Dio non sono come i nostri e le nostre vie non sono le sue. In altre parole, la parabola รจ un invito rivolto a tutti a rendersi conto del fatto che Dio ci ama cosรฌ tanto da rispettare i tempi e le possibilitร  di ognuno, sino allโ€™ultimo istante della vita perchรฉ il suo sogno รจ portarci tutti nel suo regno, in paradiso.
  1. La liturgia di questa 26ma Domenica del Tempo Ordinario ci orienta nella stessa direzione e la parola di Dio ci mette in guardia dal fidarci troppo di noi stessi e cโ€™invita a non giudicare gli altri dalle apparenze. Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Ezechiele, viene sottolineata la responsabilitร  di ciascuno e vengono poste alla nostra riflessione due opposte situazioni: il perverso puรฒ convertirsi per cui mai condannare qualcuno perchรฉ cโ€™รจ tempo fino alla morte per recuperare quanto perduto. Allo stesso modo deve stare in guardia chi si ritiene giusto perchรฉ nulla puรฒ renderlo sicuro di perseverare. Puรฒ infatti avvenire di tutto nella vita e ogni situazione puรฒ essere ribaltata, come lโ€™esperienza dellโ€™umanitร  ampiamente dimostra, perchรฉ le vicende dellโ€™uomo si giocano costantemente tra la nostra libertร  e la grazia divina.
    Scrive santโ€™Agostino: โ€œQuale uomo รจ in grado di giudicare un altro uomo? Il mondo รจ pieno di giudizi avventati. Colui del quale dovremmo disperare, ecco che allโ€™improvviso si converte e diviene ottimo. Colui del quale ci saremmo aspettati molto, a un tratto si allontana dal bene e diventa pessimo. Nรฉ il nostro timore, nรฉ il nostro amore sono stabiliโ€ (dal discorso sui pastori).
  1. E aggiunge:โ€ Che cosa sia oggi ciascun uomo, a stento lo sa lo stesso uomoโ€. A questo fa pensare il vangelo che ritrae una storia familiare: un padre con due figli, lโ€™uno ossequiente e apparentemente obbediente in tutto, ma nei fatti infedele e non esegue quanto gli si chiede. Lโ€™altro, il primo, รจ recalcitrante e dice di non avere voglia ma poi si pente, ci ripensa e porta a compimento quanto gli รจ domandato. Non รจ difficile notare qui lโ€™eco delle forti critiche che Gesรน faceva ai farisei e ai maestri della legge mosaica che allโ€™apparenza erano perfetti osservanti dโ€™ogni precetto, ma nellโ€™intimo ribollivano di egoismo e onoravano Dio solo a parole. Pretendevano di porre sulle spalle degli altri fardelli insopportabili, mentre loro conoscevano ogni cavillo giuridico per restare nel rispetto delle norme davanti agli occhi della gente, ma il loro animo era ben lontano dalla veritร  dellโ€™amore. Al contrario i pubblicani e i peccatori ritenuti impuri, si avvicinavano a Gesรน che non apprezzava sicuramente il male che facevano, ma li accoglieva e apriva con loro un dialogo che li conduceva alla conversione. Eโ€™ avvenuto cosรฌ con lo stesso evangelista Matteo che qui certamente fa echeggiare la sua esperienza. Gesรน entrava nelle loro case, ne condivideva persino i pasti e insegnava loro il vangelo, ma questo scandalizzava i cultori della legge mosaica perchรฉ erano accecati dalla gelosia e dallโ€™odio nei confronti di Gesรน.
  1. Questa breve parabola si chiude con un lapidario commento del Signore: โ€œIn veritร  io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dioโ€. Lโ€™invidia, la gelosia, lโ€™orgoglio e la superbia sono allโ€™origine di tante divisioni e contrasti nelle prime comunitร  cristiane, come capita spesso pure in questi nostri tempi. Come allora superare le fratture e le problematiche che vengono a crearsi? La seconda lettura tratta dalla lettera di san Paolo ai Filippesi ci indica la strada da percorrere: coltivare e alimentare in noi gli stessi sentimenti di Cristo. Eโ€™ un appello allโ€™unitร  della fede nutrita costantemente dallโ€™umiltร , condizioni indispensabili per configurare la nostra vita su Cristo โ€œservoโ€, modello dโ€™ogni suo discepolo.
  2. Siamo davanti a una stupenda contemplazione del mistero di Cristo: โ€œEgli pur essendo nella condizione di Dio non ritenne un privilegio lโ€™essere come Dio, ma svuotรฒ sรฉ tesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uominiโ€. Svuotรฒ sรฉ stesso: questo concetto espresso dal termine greco โ€œkenosisโ€ dice qualcosa dโ€™impossibile da immaginare e da descrivere, eppure sintetizza il cuore della storia della salvezza: Dio non solo si mette al passo degli uomini assumendo la nostra stessa natura, ma ne diventa servo, schiavo obbediente sino a morire e ancor piรน si โ€œsvuotaโ€ facendosi pane, pane eucaristico di vita immortale per nutrirci e tenere viva ogni nostra aspirazione alla salvezza.
  3. San Paolo ci stimola ad avere โ€œgli stessi sentimenti di Cristoโ€ e quindi a seguirlo nel cammino dellโ€™umiltร  e dellโ€™obbedienza fino alla morte, abbracciando la sua croce per poter poi essere con lui esaltati nella gloria celeste. Dunque, la nostra vocazione รจ vivere in Cristo per diventare membri della sua famiglia che รจ la Chiesa. Ogni credente in Cristo diventa fratello e sorella per cui vanno abbattuti tra noi gli steccati delle divisioni e dei contrasti, delle invidie e delle gelosie, per nutrire i sentimenti che ispirano le nuove disposizioni delle quali lโ€™Apostolo parla e cioรจ lโ€™amore, la comunione, la tenerezza, la compassione. Si tratta dโ€™un mistero di amore in cui siamo stati immersi con il battesimo e ora dobbiamo viverlo nel quotidiano: โ€œrendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa caritร , rimanendo unanimi e concordiโ€.
  4. Se questo รจ il progetto di Dio giร  realizzato sulla terra con il sacrifico della croce, ci resta perรฒ un lungo camino per renderlo vita della vita nostra e di ogni comunitร . Il segreto dellโ€™unitร  e della comunione รจ vivere in Dio-Trinitร  e questo ci viene ricordato allโ€™inizio di ogni celebrazione eucaristica, quando il sacerdote apre lโ€™assemblea con questโ€™augurio tratto dalla seconda lettera di Paolo ai Corinti: โ€œLa grazia del Signore Gesรน Cristo, lโ€™amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi (2Co 13,13).

AUTORE: Mons. Giovanni Dโ€™Ercole, Vescovo emerito โ€“ Pagina Facebook โ€“ Sito Web