Mons. Costantino Di Bruno – Commento alle letture del 6 Settembre 2019

Il commento alle letture del 6 Settembre 2019 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo

Col 1,15-20; Sal 99; Lc 5,33-39

Il Signore nostro Dio avrebbe voluto sostituire le opere religiose della carne con l’obbedienza ai Comandamenti, alla sua Legge, ma non è riuscito. La carne vuole opere secondo la carne, non secondo lo Spirito. Avrebbe anche voluto sostituire il digiuno secondo la carne col digiuno secondo lo spirito, ma neanche in questo è riuscito. La carne per l’uomo è più che una zecca. Si attacca alla carne ed è impossibile distaccarla perché si apra allo spirito e cammini nello Spirito Santo.

Grida a squarciagola, non avere riguardo; alza la voce come il corno, dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: «Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?». Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?

Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le rovine antiche, ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni. Ti chiameranno riparatore di brecce, e restauratore di strade perché siano popolate. Se tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerabile il giorno sacro al Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari e di contrattare, allora troverai la delizia nel Signore. Io ti farò montare sulle alture della terra, ti farò gustare l’eredità di Giacobbe, tuo padre, perché la bocca del Signore ha parlato. (Is 58,1-14).

Gesù non può dire oggi in modo aperto, chiaro ai discepoli di Giovanni che essi camminano secondo la carne e non secondo lo spirito. Si serve di due immagini, che servono a dire una profondissima e reale verità, ma anche ad allentare la troppa attenzione posta sulla differenza sostanziale esistente tra i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei e i discepoli di Gesù. Oggi per lo Spirito Santo non è importante gridare la novità di Cristo. È invece necessario calmare i cuori inquieti ed esagitati.

Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Il vestito nuovo e l’otre nuovo è il cuore di Cristo. Esso non può essere adattato al nostro cuore vecchio, alla nostra religione secondo la carne. Occorre separare cuore nuovo, Vangelo nuovo, vita nuova, religione nuova e cuore vecchio, parola vecchia, religione vecchia, vita vecchia. A Gesù si va non per rattoppo, ma per conversione. Non si va per via esteriore, ma per vera vestizione. Dobbiamo vestirci di Cristo.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ci rivestiamo di Cristo e del suo Vangelo.

Fonte@MonsDiBruno

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