Mons. Costantino Di Bruno – Commento alle letture del 24 Maggio 2019

Il commento alle letture del 24 Maggio 2019 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Dare la sua vita per i propri amici

At 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17

Nel regno di Dio, che i vive nel corpo di Cristo, come corpo di Cristo, ha vigore una Legge speciale. Chi è regno di Dio è chiamato, così come ha fatto Cristo Gesù, a dare la vita in riscatto per molti. Si entra nel regno, si prende l’ultimo posto, si dona la vita.

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20,20-38).

San Paolo ricorda ai Romani che Gesù non diede la vita per gli amici, ma per gli empi, i peccatori, i nemici del Padre suo. La vita è stata donata in riscatto, per la redenzione dell’umanità. La vita il cristiano la dona a Cristo, perché Cristo la doni al Padre e il Padre la prenda e se ne serva per riscattare il mondo dal suo peccato.

Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione (Rm 5,611).

Quanto Gesù dice di sé nel Vangelo secondo Giovanni, ogni suo discepolo deve poterlo dire. La sua fede è questa e anche il suo amore: la mia vita è di Cristo, sia Lui a farne l’uso che vuole al fine di ottenere la redenzione e la salvezza dei molti.

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio (Gv 3,14-18).

Gesù chiama i suoi discepoli amici. Sono amici ad una condizione: che facciano la sua volontà, ciò che lui comanda. Cosa comanda Gesù? Che ogni suo discepolo ami l’altro discepolo fino al dono della sua vita. La vita del discepolo è un dono per l’altro discepolo. Donando per l’altro discepolo, Dio ne fa un olocausto di redenzione.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Neanche l’amicizia è un sentimento. Come l’amore anch’essa si regge sulla piena obbedienza ad ogni comando di Cristo Gesù. Gesù ha chiesto ai suoi amici di essere imitato nel dono della vita e il vero amico fa questa sua volontà. La vita si dona in tanti modi. Non spetta al singolo decidere. È dello Spirito Santo muovere e guidare.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che tutti scopriamo la verità dell’amicizia con Gesù.

Fonte@MonsDiBruno

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