Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 9 Luglio 2021

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Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

Gesù mai ha ingannato un solo uomo e mai lo ingannerà. A chi vuole essere suo discepolo ecco cosa Lui dice: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,24-27). Chi vuole essere discepolo di Gesù deve essere pronto a seguirlo fin sul Golgota o per essere trafitto dalla spada dell’iniquità e della malvagità  nell’anima o per essere inchiodato sulla croce e come Gesù essere fatto spettacolo dinanzi al mondo. Quanto l’Apostolo Paolo dice dei ministri di Cristo deve valere sempre per ogni suo discepolo: “Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi” (1Cor 4,9-13).

Gesù ci mette in guardia. Lui ci manda come pecore in mezzo a lupi e ci chiede di essere prudenti come serpenti e semplici come le colombe. Chi non ama Cristo Gesù, chi non abita nella tenda del suo Vangelo, sempre potrà trasformarsi in lupo. Ecco come nell’Antico Testamento il Signore aveva già rivelato queste cose al profeta Michea: “Ahimè! Sono diventato come uno spigolatore d’estate, come un racimolatore dopo la vendemmia! Non un grappolo da mangiare, non un fico per la mia voglia. L’uomo pio è scomparso dalla terra, non c’è più un giusto fra gli uomini: tutti stanno in agguato per spargere sangue; ognuno con la rete dà la caccia al fratello. Le loro mani sono pronte per il male: il principe avanza pretese, il giudice si lascia comprare, il grande manifesta la cupidigia, e così distorcono tutto. Il migliore di loro è come un rovo, il più retto una siepe di spine. Nel giorno predetto dalle tue sentinelle, il tuo castigo è giunto, adesso è il loro smarrimento. Non credete all’amico, non fidatevi del compagno. Custodisci le porte della tua bocca davanti a colei che riposa sul tuo petto. Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua. Ma io volgo lo sguardo al Signore, spero nel Dio della mia salvezza, il mio Dio mi esaudirà” (Mi 7,1-7).

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Chi non vuole comportarsi da lupo deve abitare nella tenda del Vangelo. Non si abita nel Vangelo perché a proposito o a sproposito citiamo qualche frase di Vangelo a giustificazione dei nostri falsi e bugiardi pensieri. Usare così il Vangelo è un vero sacrilegio. Si prende la cosa più santa che esiste sulla terra, si prende il dono più prezioso che Dio ci ha donato: la Parola del Figlio Unigenito – mettiamo da parte naturalmente l’Eucaristia – e ne facciamo un uso di peccato.  Sempre si fa della Parola del Signore un uso peccaminoso, quando noi non abitiamo nella tenda del Vangelo, non viviamo il Vangelo, e poi ci serviamo di esso per difendere le nostre stolte e insensate, atee posizioni da miscredenti. Quando si abita nel Vangelo? Quando facciamo di esso la nostra vita. Ecco tre modalità di abitare nel Vangelo insegnateci dall’Apostolo Paolo:

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi (Rm 12,9-16).

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1Cor 13,1-7).

Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto! (2Cor 6,3-10). Se non si è nel Vangelo, sempre lo citeremo per un fine che non è del Vangelo. Un fine santissimo che è di salvezza e di redenzione lo trasformiamo in un fine di peccato: vestiamo la nostra falsità e le nostre tenebre con la lana del Vangelo così possiamo ingannare gli uomini. È questo il sacrilegio.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 10,16-23

Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.

Come possiamo noi guardarci dagli uomini il cui scopo è quello non di distruggere noi – noi siamo un danno necessario o collaterale – ma di eliminare dalla terra il Vangelo, la sola Parola di luce tra le parole di falsità, tenebre, menzogne degli uomini? Lo possiamo se siamo pieni di Spirito Santo. Più cresciamo nello Spirito Santo e più cresceranno in noi prudenza e semplicità. Meno cresciamo nello Spirito Santo e meno saremo prudenti e semplici. Gesù aveva sulla bocca sempre una Parola prudentissima, dei comportamenti prudentissimi, vissuti sempre con la più grande semplicità. Lui sapeva fin dove poteva  spingersi nel dialogo e dove non si poteva andare oltre. Portò a compimento la sua missione.

Vergine Prudentissima, fa’, per tua intercessione, che la nostra prudenza e la nostra semplicità siano perfette, sull’esempio di Gesù.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.