GIOVEDÌ 09 GIUGNO – DECIMA SETTIMANA T. O . [C]
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Il cristiano è chiamato ad essere perfetto imitatore di Cristo Gesù e imitando Cristo Signore è chiamato ad imitare il Padre nostro celeste. Ascoltiamo cosa rivela l’Apostolo Paolo di Gesù Signore: “L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio (2Cor 5,14-21).
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E ancora nella Lettera ai Colossesi: “E in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo” (Col 2,9-15).
LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 5,20-26
Cristo Gesù dal Padre è stato fatto peccato per noi, è stato fatto cioè olocausto e vittima di espiazione per i nostri peccati. Cristo Gesù si è lasciato fare vittima di espiazione assumendo su di sé tutti i peccati dell’umanità. Ora chi assume tutti i peccati dell’umanità nel suo corpo al fine di espiarli, potrà mai fare qualcosa di male al proprio fratello o dire qualche parola cattiva? Sarebbe un vero controsenso assumere i peccati nel proprio corpo al fine di espiarli e poi trattare male il prossimo con parole o anche con opere.
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Ecco perché il cristiano non ha nessun debito con il fratello se non un amore vicendevole, così come insegna l’Apostolo Paolo e l’amore vicendevole inizia con il perdono e la riconciliazione, frutto in noi della nostra vocazione in Cristo a lasciarci fare peccato per ogni altro uomo: “Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna.
I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto. Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità (Rm 14,1-10). Il Vangelo è solo purissimo amore e noi siamo chiamati a riprodurre in mezzo ai nostri fratelli l’amore vissuto per noi da Gesù Signore. Siamo con lui un solo cuore, un solo corpo, una sola vita, dobbiamo essere anche un solo sacrificio per l’espiazione del peccato del mondo.