Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
La Legge del Signore, sia nei piccoli che nei grandi precetti, va osservata con coscienza pura, anzi purissima. Quando la coscienza è purissima? Quando pone attenzione a che la nostra azione, anche buona in sé, non provochi nessun danno a quanti sono piccoli nella fede. La piccolezza della coscienza dell’altro diviene misura del nostro parlare e operare.
“Riguardo alle carni sacrificate agli idoli, so che tutti ne abbiamo conoscenza. Ma la conoscenza riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica. Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto. Riguardo dunque al mangiare le carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c’è alcun dio, se non uno solo. In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra – e difatti ci sono molti dèi e molti signori –, per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui.
Ma non tutti hanno la conoscenza; alcuni, fino ad ora abituati agli idoli, mangiano le carni come se fossero sacrificate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com’è, resta contaminata. Non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio: se non ne mangiamo, non veniamo a mancare di qualcosa; se ne mangiamo, non ne abbiamo un vantaggio. Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli. Se uno infatti vede te, che hai la conoscenza, stare a tavola in un tempio di idoli, la coscienza di quest’uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni sacrificate agli idoli? Ed ecco, per la tua conoscenza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello” (1Cor 8,1-13).
La purezza della coscienza non è solo nel fare bene ogni cosa, ma anche nel non fare una cosa buona per noi, ma deleteria per la coscienza dei fratelli. Non è la scienza che deve dettare le nostre opere e parole, ma la carità, anzi la somma carità verso ogni nostro fratelli di fede e di non fede.
Ogni precetto che nello Spirito Santo l’Apostolo Paolo dona ai discepoli di Cristo Signore, sempre va vissuto secondo la legge dell’amore: “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,9-21). Gli stessi doni dello Spirito Santo vanno vissuti secondo la purissima Legge dell’amore: “La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13,4-7).
A nulla serve osservare i minimi precetti della Legge se poi non si osservano quelli grandi. Così Gesù dice ai farisei: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!” (Mt 23,23-26).
Avere lo scrupolo per aver trasgredito la promessa di un fioretto da fare in onore della Vergine Maria è cosa santissima. Ogni promessa fatta va osservata. Poi però andare e commettere un orrendo peccato di aborto e dichiarare che è un diritto, attesta che la nostra coscienza non è pura, non è retta, non è santa né dinanzi a Dio né dinanzi agli uomini. Il profeta Isaia denuncia proprio questa incongruenza tra ciò che Dio comanda e ciò che l’uomo si impone di fare: “Uno sacrifica un giovenco e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un’offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l’iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che non gradisco hanno scelto” (Is 66,3-4). Non si possono sostituire i Comandamenti della Legge del Signore e neanche il Vangelo nella sua purezza di fede e di amore, con un pezzo di pane che si dona ad un fratello. All’uomo Gesù non ha dato un pezzo di pane. Gli ha dato il Padre suo, lo Spirito Santo, la Madre sua, il suo corpo e il suo sangue, la vita eterna.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 5,17-19
Osserviamo quali regole di comportamento dona l’Apostolo Paolo agli Efesini: “Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore. Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità. Chi rubava non rubi più, anzi lavori operando il bene con le proprie mani, per poter condividere con chi si trova nel bisogno. Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4,17-32). Tutta la vita del cristiano deve manifestare la bellezza della vita di Cristo in lui. La vita di Cristo è intessuta di fede nella verità, nella carità, nella preghiera, nella giustizia, nella missione.
Madre di Dio, aiutaci. Fa’ che ogni più piccolo e grande precetto del Vangelo sia da noi osservato con coscienza ricca di fede nella verità, carità, preghiera, giustizia, missione. Facci senza misura nella fede e nell’amore per Cristo Gesù. Manifesteremo così al mondo la sua bellezza.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.