Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 8 Marzo 2022

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MARTEDÌ 08 MARZO – PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA [C]

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe

Chi può recitare il Padre nostro? Lo può recitare colui del quale Dio è Padre. Di chi Dio è vero Padre? Di colui che è vero figlio. Chi è vero figlio di Dio? Vero figlio è colui che è divenuto una sola vita con il Figlio suo Cristo Gesù. Vero figlio di Dio è chi è vero corpo di Cristo. Vero corpo di Cristo si diviene con il battesimo. Si vive da veri figli di Dio guidati e condotti dallo Spirito Santo perché tutto Cristo si formi in noi e questa formazione di Cristo si compirà solo nell’ultimo giorno, quando saremo trasformati in luce e in spirito anche nel corpo, avvolti dal mistero della sua gloriosa risurrezione. Nel tempo saremo trasformati nel corpo crocifisso di Gesù. Nell’eternità ci rivestiremo del suo corpo di luce e di gloria. Se veri figli, possiamo elevare a Dio questa preghiera. Più cresciamo come veri figli e più la nostra preghiera sarà vera dinanzi a Dio.

La prima condizione perché possiamo innalzare al Padre nostro questa preghiera è il perdono e la riconciliazione con i fratelli. Prima il nostro Dio attraverso il profeta Malachia e poi anche attraverso Cristo Gesù pone la riconciliazione come condizione necessaria per presentare al suo cospetto l’offerta della nostra preghiera: “Un’altra cosa fate ancora: voi coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l’altare del Signore, perché egli non guarda all’offerta né l’accetta con benevolenza dalle vostre mani. E chiedete: «Perché?». Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che hai tradito, mentre era la tua compagna, la donna legata a te da un patto. Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest’unico essere, se non prole da parte di Dio?

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Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio, dice il Signore, Dio d’Israele, e chi copre d’iniquità la propria veste, dice il Signore degli eserciti. Custodite dunque il vostro soffio vitale e non siate infedeli” (Mal 2,13-16). “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!” (Mt 5,21-26). Senza una vera, reale, efficace, perenne riconciliazione con i figli dello stesso padre, mai potremo presentare l’offerta della nostra preghiera al Signore. Il Signore mai la potrà accogliere. Mai questa offerta sarà a Lui gradita. La prima riconciliazione è con la propria donna e con il proprio uomo.

La preghiera è l’opera più ecclesiale e più sociale che possa esistere. Nel “Padre nostro” prega il corpo di Cristo per tutto il corpo di Cristo, corpo di Cristo assunto con l’incarnazione. Gesù è divenuto fratello dell’umanità e il corpo di Cristo prega per tutta l’umanità. Il corpo di Cristo che è la sua Chiesa prega per tutto il corpo di Cristo che è la sua Chiesa. Ora come fa il corpo di Cristo a pregare per se stesso e per il corpo dell’umanità se esso nono vive da vero corpo di Cristo? Prima è necessario che si ricomponga in unità e poi potrà presentare al Padre l’offerta della sua preghiera. Potremmo così parafrasare la legge del digiuno in Isaia con la legge della preghiera: “Ecco, voi pregate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui.

Non pregate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questa la preghiera che bramo, quando l’uomo si presenta al mio cospetto? Forse questa vorreste chiamare preghiera? Non è piuttosto questa la preghiera che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? (Cfr. Is 58,4-6).  La preghiera che il Signore gradisce è quella del cuore nel quale abitano il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, la Vergine Maria con tutta la Chiesa che vive di verità, giustizia, pace, armonia insieme a tutta l’umanità da redimere e da salvare.

LEGGIAMO IL TESTO Mt 6,7-15

Chi vuole pregare secondo verità deve presentarsi dinanzi al Signore con il cuore di Cristo nel suo cuore. Ecco perché prima ci si mette in grazia di Dio, prima si assume il cuore di Cristo e della Vergine Maria e poi ci si reca dinanzi al Signore per presentare a Lui l’offerta della nostra preghiera. Madre di Dio, insegnaci a pregare con cuore semplice e puro.