Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 8 Luglio 2022

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VENERDÌ 08 LUGLIO – QUATTORDICESIMA SETTIMANA T. O . [C]

Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

Paolo è nel sinedrio di Gerusalemme. Lo attende una sicura sentenza di morte. Al Signore non serve ora un martire. Gli serve invece un missionario, un apostolo che continui a predicare il Vangelo. Ecco con quali parole lo Spirito Santo lo fa parlare. Per queste parole ebbe salva la sua vita: “Con lo sguardo fisso al sinedrio, Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in piena rettitudine di coscienza». Ma il sommo sacerdote Anania ordinò ai presenti di percuoterlo sulla bocca. Paolo allora gli disse: «Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la Legge e contro la Legge comandi di percuotermi?». E i presenti dissero: «Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?». Rispose Paolo: «Non sapevo, fratelli, che fosse il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo».

Paolo, sapendo che una parte era di sadducei e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti». Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducei e l’assemblea si divise. I sadducei infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest’uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato». La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza. La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma» (At 23,1-11).

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Gesù è nel sinedrio. La sentenza di morte per lui è stata scritta. Ora si tratta di trovare un capo di accusa che sia secondo la Legge. Il sommo sacerdote gli chiede di dire sotto giuramento se Lui è il Cristo. Lo Spirito Santo non può permettere che Gesù venga presentato a Pilato con l’accusa di essere il Re dei Giudei. Pilato avrebbe potuto condannarlo sul fondamento di questa confessione. Invece Gesù risponde che Lui è il Figlio dell’uomo e in Lui si compie la profezia di Daniele: “I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”».

Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!» (Mt 26,59-66).  Così rispondendo, nessuno potrà mai dire che Gesù ha rivelato la sua regalità messianica. Possono accusarlo presso Pilato di essere il Figlio dell’uomo. Ma qui si esce dal campo politico e si entra in un campo esclusivamente soprannaturale, divino che va ben oltre la politica.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 10,16-23

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Non solamente quando siamo in tribunale dobbiamo chiedere allo Spirito Santo che metta sulla nostra bocca la parola giusta. Anche quando si parla dinanzi ad ogni altro uomo è necessario che noi preghiamo lo Spirito Santo che ci doni una Parola di purissima verità capace di entrare nel cuore di colui che ci sta ascoltando, trafiggerlo e conquistarlo a Cristo Signore.

Peccato che il cristiano oggi parli dalla stoltezza, dall’insipienza, dalla parola cattiva e malvagia. Nessuna parola non santa viene a noi dallo Spirito Santo. È una parola di peccato che ci condanna nell’ultimo giorno. Ecco perché di ogni Parola non detta nello Spirito Santo dobbiamo rendere conto al Signore. Avremmo potuto con una Parola salvare un cuore e per nostra stoltezza lo lasciamo nella morte. La Madre di Dio ci ottenga la grazia di parlare sempre con parole di Spirito Santo.

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