Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 9 Agosto 2021

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Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

La vita di ogni uomo è fatta di molti frammenti, che noi chiamiamo minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni. È sufficiente che noi poniamo fuori della Parola di Dio il primo dei frammenti che è il minuto e tutta la nostra vita entra in un processo di morte che è irreversibile. L’irreversibilità non è solo per noi, è anche per tutti coloro che da questo frammento vengono coinvolti.  La prima donna visse un frammento della sua vita ponendosi fuori della Parola del Signore: fu la morte per tutto il genere umano. Non solo lei visse fuori della Parola di Dio il suo frammento, tentò e sedusse il primo uomo perché anche lui si ponesse fuori della Parola del suo Signore:

 “Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture” (Gen 3,1-7).

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Per questo frammento vissuto nella disobbedienza la morte è entrata nell’umanità e per molti essa si trasformerà in morte eterna. Questa verità dovrebbe aiutarci a comprendere quanto grande è la responsabilità di ogni singola persona non soltanto per la sua vita, ma per la vita del mondo intero. Per un nostro frammento vissuto contro il Vangelo possiamo portare gravi disastri per il mondo intero. Una nostra decisione salva e una nostra decisione introduce nel mondo la morte.

L’Apostolo Paolo, nella Lettera ai Romani, mette in una luce chiarissima divina, quali sono stati i frutti della disobbedienza di Adamo e quali quelli dell’obbedienza di Gesù Signore: “Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato… Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione.

Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. La Legge poi sopravvenne perché abbondasse la caduta; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (Rm 5,12-21).

Qual è la grande differenza tra questi due frammenti della nostra storia vissuti da Adamo e da Cristo Gesù?  Con Adamo si entra nella morte per nascita, per discendenza da lui e nella morte si rimane per sempre, camminando di morte in morte. Con Gesù invece si entra nel mistero della vita nuova per volontà e la volontà deve essere non solo di ogni singola persona, ma anche la volontà deve essere posta nel Vangelo per ogni attimo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno. Ogni frammento della nostra vita dovrà essere portato nella più pura e santa obbedienza al Vangelo. Se togliamo la nostra obbedienza al Vangelo ritorniamo nella morte e da essa possiamo venire fuori solo per purissima grazia di Gesù Signore. Oggi è questa verità che è venuta meno. Il cristiano oggi vuole vivere nel grande peccato dell’adulterio o del tradimento di Cristo Gesù, addirittura vuole consumare tutta la sua vita nel grande peccato di prostituzione che è la sua consegna al pensiero di questo mondo, affermando che poi al momento della morte celebrerà uno sposalizio di amore eterno con il suo Signore e Dio. Questo pensiero riduce a menzogna tutta la Parola del Signore. Fa di essa solo una favola, come tutte le altre favole che si narrano in questo mondo. Noi invece sappiamo che sempre il Signore vigila sulla sua Parola perché essa produca ciò per cui è stata mandata sulla nostra terra. Nessuno si illuda: ciò che la Parola dice, sempre si compie sulla terra e nell’eternità.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 25,1-13

Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

Alla luce di quanto già detto sui frammenti della nostra vita, le cinque vergini stolte prendono le loro lampade, ma con esse non prendono l’olio. Questo frammento vissuto nella stoltezza quale frutto produce? Nel momento in cui devono essere nel corteo che accompagna lo sposo nella sala del convito, essi sono in giro per la città a comprare olio. Ma c’è un altro frammento che non dipende dalla loro volontà. La porta della sala del convito si chiude. Esse bussano. Ma ormai non si può più entrare in essa. La risposta è lapidaria: “In verità io vi dico: Non vi conosco”. Da qui l’ammonimento per tutti noi: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. Vegliate perché non sapete quando lo sposo verrà.

Contro tutta la Parola del Signore, contro tutta la Rivelazione, contro tutta la Tradizione della Chiesa, contro tutta la Sana Dottrina, contro tutto il Deposito della fede, noi oggi andiamo gridando che alla fine tutti saranno abbracciati dalla misericordia del Signore. Non si tratta però della misericordia rivelata dal Signore. Per le vergini stolte non c’è misericordia. La porta non si apre. Questa è la misericordia evangelica: se tu non porti nel Vangelo tutti i frammenti della tua vita, prima con la conversione e poi con la santificazione, non entrerai nel regno dei cieli. Ecco ancora la misericordia evangelica: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32-33). Quando si vive la religione senza Vangelo, essa non è più la religione di Cristo Gesù. È invece la religione di Satana. La Madre di Gesù ci porti nella vera religione, la religione che  purissima obbedienza al Vangelo.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.