Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 7 Giugno 2022

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MARTEDÌ 07 GIUGNO – DECIMA SETTIMANA T. O . [C]

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Ogni discepolo di Gesù è in Cristo, per Cristo, con Cristo, luce del mondo e sale della terra. Vi è però una differenza tra la luce di Cristo Gesù e la luce del cristiano. Cristo Gesù deve illuminare con la sua luce il Padre. Del Padre deve illuminare tutto il suo cuore e tutto ciò che è il Padre nel seno della Beata Trinità e nella sua creazione. Ecco come questa verità è annunciata da Simeone nel tempio di Gerusalemme: “Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,25-35).

Il cristiano invece deve manifestare tutto di Cristo Gesù, il suo cuore, la sua anima, il suo spirito, ogni suo sentimento e desiderio, ogni sua Parola e volontà. Come Cristo tutto manifesta del Padre, così anche tutto di Cristo deve manifestare il cristiano. Ecco come l’Apostolo Paolo rivela questa verità nella Lettera agli Efesini: “Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose (Ef 1,15-23). Se il cristiano non manifesta Cristo nella pienezza della sua verità, grazia, luce, vita eterna, il suo essere discepolo di Gesù è vano. È una sequela inefficace. Manifestando tutto di Cristo, lui manifesta tutto del Padre, perché Cristo Gesù e il Padre sono una cosa sola. Se la vocazione del cristiano è solo questa e non un’altra: manifestare tutto Cristo divenendo ogni giorno in Lui, con Lui, per Lui, sua luce, sua verità, sua vita, sua grazia, sua Parola, possiamo noi affermare che Cristo non va più né annunciato, né manifestato e neanche si deve chiedere che ci si converta a Lui, il solo nome del quale è stabilito che possiamo essere salvati? Dicendo queste cose si dice al cristiano di non essere cristiano e al mondo si manda un messaggio altrettanto chiaro ed esplicito: poiché a me Cristo non serve, neanche a te, mondo, Cristo servirà. Se Cristo non serve al mondo, dichiariamo falsa tutta la nostra fede, falso tutto il Vangelo, falsa tutta la Scrittura, dal primo Libro che è la Genesi all’ultimo Libro che è l’Apocalisse.

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LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 5,13-16

Se il cristiano vuole essere vero discepolo di Gesù e non un discepolo falso, deve in Cristo essere sapienza della terra, luce del mondo. Sarà sapienza e luce se dimora in Cristo e vive per Lui. Vive per Lui e in Lui quando la sua luce risplende davanti agli uomini. E allora che gli uomini vedono la luce del cristiano attraverso le sue opere e rendono gloria al Padre celeste. Non c’è miracolo più grande sulla terra operato dal Padre celeste, in Cristo, per lo Spirito Santo di un cristiano che è vero discepolo di Gesù.

La risurrezione di Lazzaro ormai da quattro giorni nel sepolcro è ben poca cosa dinanzi ad un uomo prima avvolto interamente nelle tenebre e poi trasformato in luce purissima di Cristo Gesù, in Cristo Gesù. Vedendo questo miracolo, anzi questo grande miracolo, si renderà gloria a Dio perché solo Lui è capace di operare simili prodigi.

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Se il cristiano sapesse chi è un cristiano, di certo non renderebbe vano il suo essere e inefficace la sua missione. Neanche lascerebbe il mondo nella schiavitù dell’idolatria e della grande immoralità. Mostrerebbe la sua bellezza e per lui molti si lascerebbero attrarre a Cristo Gesù. La Madre di Dio ci aiuti. Vogliamo vivere la nostra verità e manifestare al mondo Cristo Signore.

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