Aveva agito con scaltrezza
VENERDÌ 6 NOVEMBRE (Lc 16,1-8)
La scaltrezza per il male non è sapienza. È stoltezza. La vera sapienza è nel timore del Signore. Saggio, vero saggio, è colui che si applica per osservare secondo purezza di verità la Legge del Signore, tutta la Legge, senza tralasciare neanche una Parola. Insegna il Siracide: “Ogni sapienza è timore del Signore e in ogni sapienza c’è la pratica della legge e la conoscenza della sua onnipotenza. Il servo che dice al padrone: «Non farò ciò che ti piace», anche se dopo lo fa, irrita colui che gli dà da mangiare. Non c’è sapienza nella conoscenza del male, non è mai prudenza il consiglio dei peccatori. C’è un’astuzia che è abominevole, c’è uno stolto cui manca la saggezza. Meglio uno di scarsa intelligenza ma timorato, che uno molto intelligente ma trasgressore della legge. C’è un’astuzia fatta di cavilli, ma ingiusta, c’è chi intriga per prevalere in tribunale, ma il saggio è giusto quando giudica. C’è il malvagio curvo nella sua tristezza, ma il suo intimo è pieno d’inganno; abbassa il volto e finge di essere sordo, ma, quando non è osservato, avrà il sopravvento su di te. E se per mancanza di forza gli è impedito di peccare, all’occasione propizia farà del male. Dall’aspetto si conosce l’uomo e chi è assennato da come si presenta. Il vestito di un uomo, la bocca sorridente e la sua andatura rivelano quello che è” (Sir 19,20-30). Qual è la scaltrezza che rende saggio, sapiente, intelligente, accorto un uomo? Quando lui sa sfruttare anche un solo centesimo per acquisire una gloria grande nei cieli eterni.
Tutto il Vangelo è scienza eterna data all’uomo per servirsene e acquisire una corona di gloria eterna che mai appassisce. Anche le forme coatte di rinuncia alle cose del mondo e anche al nostro corpo devono avere questo unico e solo fine: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle” (Mt 5,38-42). Gesù non si lasciò privare del suo corpo per avere una gloria eterna nei cieli? Non solo. Per mezzo di questa privazione ha redento il mondo. Ma è privazione fatta per amore.
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
C’è il presente, ma c’è anche il futuro non solo fatto di tempo, ma anche di eternità. Sia il futuro nel tempo che quello eterno sono il frutto del presente. L’amministratore con i beni del suo Signore ci costruisce un futuro nel tempo, ma non nell’eternità, perché agisce disonestamente. A noi, suoi discepoli, Gesù chiede di costruirci un futuro sia nel tempo che nell’eternità, servendoci di ogni dono che il Padre suo ci ha elargito. Come si costruisce un buon futuro? Donando in elemosina quanto ci supera. Condividendo anche quanto non ci supera con quanti sono privi di tutto. Ma per fare questo occorre che il discepolo di Gesù abbia un’altissima visione soprannaturale della vita. Avendo noi tutti una falsa, errata, ereticale escatologia, neanche più si pensa all’eternità e neanche al futuro terreno. Oggi l’uomo vive il suo presente nel vizio e peggio ancora nell’ozio o nell’accidia spirituale. Il vizio sciupa nel peccato i beni materiali e spirituali e ci tiene lontano da un futuro di bene, sia per il tempo che per l’eternità.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a non sciupare nessun dono del nostro Dio.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.