Il commento alle letture del 5 Maggio 2020 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
Io non ho parlato da me stesso
MERCOLEDÌ 6 MAGGIO (Gv 12,44-50)
Nel Vangelo secondo Giovanni, la verità, madre di ogni verità, è l’essere di Gesù dal Padre. Non si tratta solo di obbedienza missionaria o ministeriale come suo vero profeta, vero re, vero sacerdote o altro. L’essere dal Padre di Gesù è di natura, prima che di vocazione o missione. Il Padre e Cristo sono una sola natura divina. Le Persone sono distinte, la natura è una. La verità di Gesù così viene annunziata dallo Spirito Santo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Cfr. Gv 1,1-18).
L’unità di essere diviene unità di volontà, missione. Redenzione, salvezza: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16-18). “Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34). “Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato” (Gv 5,19-23). “Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,26-29). “Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite»” (Gv 8,28-29).
Con il Capitolo XII finisce la missione pubblica di Gesù. Da questo momento non parlerà più al suo popolo. Entrerà nel Cenacolo, seguirà il processo, la condanna a morte, la gloriosa risurrezione. Come Gesù chiude il suo discorso che va dal Capitolo I al Capitolo XII? Con una testimonianza solenne sulla sua piena, perfetta, quotidiana, universale obbedienza da parte sua nei confronti del Padre. Quanto Lui ha detto e fatto, non proviene dal suo cuore. Neanche le modalità provengono da Lui. Tutto invece nasce dal cuore del Padre e dalla sua divina ed eterna volontà.
In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Queste parole sono il sigillo apposto da Gesù sulla sua missione che è interamente dal Padre. Chi non crede in Lui non crede nel Padre che lo ha mandato. È verità sigillata.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci di purissima fede in Cristo Gesù, fede nel Padre.