Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 4 Ottobre 2021

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SAN FRANCESCO D’ASSISI

Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Gesù benedice il Padre. La benedizione di Gesù per il Padre è confessione della verità che è Dio stesso, ma che è anche a fondamento di ogni sua opera sulla nostra terra. Quanto Dio fa, lo fa per divina carità governata dalla verità, dalla sapienza, dall’intelligenza eterna, che sono la sua stessa essenza. Chi è Dio? È il Padre. Chi è il Padre? È il Signore del cielo e della terra. Il Padre che Gesù benedice è l’unico e solo Signore del cielo e della terra. Non ci sono altri Signori del cielo e della terra. Non ci sono altri Padri in tutto l’universo creato. Uno è l’universo. Uno è il Padre. Uno è il Signore. Questo unico Padre è il Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Cosa fa il Padre? Tiene nascosto il mistero della sua verità – e quindi della verità di Cristo e dello stesso uomo – ai sapienti e agli intelligenti e lo rivela ai piccoli. Sono sapienti ed intelligenti per il Vangelo gli empi, i superbi, gli arroganti, coloro che bastano a se stessi, perché rinchiudono la loro vita in se stessi, nei loro ragionamenti, nei loro pensieri. Sono sapienti ed intelligenti secondo il Vangelo tutti gli stolti la cui mente è dichiarata l’unica e sola fonte della verità, l’unica e sola fonte per ogni discernimento del bene e del male. Il culmine di questa sapienza e di questa intelligenza è la stessa negazione di Dio.

Piccolo invece è chi s’appoggia a Dio, perché sa che tutto, ma veramente tutto viene dal Signore. Anche il suo respiro è un dono dell’amore del suo Dio. Questo crede e vive il piccolo secondo il Vangelo. A quanti si fanno e sono piccoli secondo il Vangelo, Dio rivela i misteri del regno dei cieli. A tutti gli altri Egli li tiene nascosti. Li nasconde loro non perché non vuole svelarli, o perché fa distinzione tra uomo e uomo, ma perché il cuore dei sapienti e degli intelligenti è sigillato. Nessuna verità potrà mai entrare dal di fuori, né da altri, né da Dio. Prendiamo due bottiglie. Una è senza tappo. L’altra è ermeticamente sigillata, saldata. In quella senza tappo si può mettere acqua e di fatto la si mette. Nell’altra che è sigillata, anche se sta per tutta un’eternità immersa nell’acqua, mai una goccia entrerà in essa.  I piccoli sono simili a bottiglie senza tappo. Sono perennemente senza tappo. Dio con essi può sempre togliere e mettere, togliere ciò che oggi è passato, mettere ciò che oggi è sua volontà attuale. E così sempre, con azione perenne. Il piccolo non oppone alcuna resistenza al Signore, mai. Il sapiente e l’intelligente è sigillato nella sua mente, nei suoi pensieri. Esso è impenetrabile ad ogni rivelazione, o dono di verità.  È questa la sua stoltezza ed empietà: il sigillarsi nei suoi pensieri fatti di terra. È questo il grande mistero di Dio e dell’uomo: la volontà dell’uomo che può rifiutare ogni dono di Dio. La carità di Dio è il suo amore che si ritira dall’uomo, si nasconde da lui, rispettando la sua volontà fino alla dannazione eterna. Questo mistero oggi da molti è stato bandito dalla nostra fede.

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Gesù è costituito il mediatore universale di ogni dono di Dio all’uomo.  Questa verità è assoluta, vale per sempre e per ogni uomo: ieri, oggi, sempre. Questa verità trova il suo fondamento non in un dono fatto dal Padre al Figlio, perché il Figlio lo porti sulla terra e lo dia ad ogni uomo. Questo fondamento sarebbe estrinseco e non intrinseco. Il fondamento è invece intrinseco. È un fondamento di natura e di generazione eterna. Padre e Figlio si conoscono per comunione di sola natura divina e per generazione eterna. Il fondamento di Cristo è nell’essere Lui nel seno del Padre, come Figlio unigenito. Dal seno del Padre, rimanendo nel seno del Padre, come Figlio Unigenito, come Verbo che è Dio, presso Dio fin da principio, si è fatto carne ed è venuto in mezzo a noi pieno di grazia e di verità, pieno della grazia e della verità del Padre. Poiché nessun altro conosce il Padre, nessun altro ce lo può rivelare nella sua pienezza di verità e di carità. Nessun altro ce lo può dare nella pienezza della sua grazia. La rivelazione è un purissimo dono d’amore. La rivelazione è dono purissimo dell’amore di Gesù per noi. Gesù si è fatto carne per amore. È venuto per essere in mezzo a noi il dono dell’amore del Padre. All’uomo nulla è dovuto. All’uomo tutto è dato invece come purissimo dono dell’amore di Cristo e del Padre. Tutto è un dono gratuito che Dio fa a noi in Cristo Gesù, per Lui, con Lui. Qual è ancora la nostra cattiva, anzi pessima stoltezza? È quella quotidiana, sottile, scientifica, religiosa, morale, sociale sostituzione e abolizione di Cristo Gesù nella mediazione totale e universale. Questa abolizione oggi è causa della perdita di significato di tutta la specificità della nostra fede.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Cristo è venuto e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.  Cristo Gesù è la grazia e la verità del Padre. Cristo Gesù è la rivelazione del Padre nella quale è anche la rivelazione di ogni uomo. Cristo Gesù è la vita del Padre nella quale è ogni vita. Questi doni devono essere accolti. Gesù è sempre pronto a donarceli. Dobbiamo essere anche noi pronti ad accoglierli. Dal dono ci si deve recare. Al dono si è invitati ad andare.  Devono accogliere il dono non coloro che sono sazi, che stanno bene, che vivono nell’abbondanza e nella ricchezza delle cose di questo mondo. Costoro non sono invitati. A costoro Cristo Gesù non serve. Non è di alcuna utilità. Essi hanno tutto. Essi non hanno bisogno di Cristo Gesù. Hanno bisogno di Cristo invece tutti coloro che sono affaticati e oppressi. Sono affaticati per il duro lavoro di vivere la vita, di condurla innanzi, di giungere alla sera. Sono affaticati per le gravi difficoltà che giorno per giorno incontrano sul loro cammino.

Non basta il dono di Cristo Gesù. Occorre che il dono venga accolto, perché solo nell’accoglienza esso diverrà tutto nostro. Oggi è proprio questa verità che è venuta meno nel cuori di molti, i quali insegnano anche, con grande danno per la vita della retta e santa fede, che non occorre che noi andiamo.  Il dono è dato. Andiamo o non andiamo esso è già nostro. È questa la stoltezza che sta uccidendo il mondo. È questa la stoltezza che è fonte di ogni trasgressione dei comandamenti e di ogni imbarbarimento della società e della stessa vita. Il dono è dato. Dobbiamo farlo nostro. Dobbiamo andare da Cristo Gesù. Si va da Lui, convertendoci e credendo al Vangelo.

Il giogo è il Vangelo, la Parola del Padre, la Legge, il Nuovo Comandamento che Gesù è venuto a portare sulla nostra terra. Il giogo è la sua dottrina di salvezza e di redenzione per tutto il genere umano. Non solo Gesù ci invita a prendere su di noi il suo giogo, la sua Parola, la purissima e perfettissima volontà del Padre da Lui insegnata, predicata, annunziata, spiegata con ogni sapienza e saggezza di Spirito Santo, proclamata come unica e sola via di salvezza e di redenzione. Gesù vuole anche che impariamo da Lui come si porta il giogo della Parola e della verità, della sapienza e della saggezza, di tutta la volontà di Dio, che ci è data perché noi la viviamo in pienezza di obbedienza. Lui deve essere guardato come il Maestro che dice e fa, insegna e realizza, comanda ed obbedisce, dona il giogo ma lo porta sino alla fine perché tutti sappiamo come si obbedisce a Dio. Da Gesù dobbiamo imparare due virtù fondamentali: l’umiltà e la mitezza. Con l’umiltà ci sottomettiamo interamente al Signore, accogliendo nel nostro cuore tutta la sua volontà su di noi. Con la mitezza viviamo con amore e offriamo a Dio ogni sofferenza. La mitezza è fortezza nel vivere il dolore. La Madre di Gesù ci aiuti. Vogliamo vivere e morire queste santissime Parole di Gesù Signore.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.