Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 4 Gennaio 2023

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MERCOLEDÌ 04 GENNAIO – TEMPO DOPO NATALE

E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete».

Quando la Lettera agli Ebrei parla della fede, così inizia il suo discorso: “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile. Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.

Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano. Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava (Eb 11,1-8).

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A questo discorso che è fondato su un principio di ordine universale, dobbiamo aggiunge un secondo principio che è di ordine personale, particolare, specifico. La fede iniziale ha bisogno di un perenne contatto con la Persona Divina che è all’origine della nostra fede e la Persona divina deve sempre venire in aiuto della nostra fede. La fede pertanto vive di un dialogo perenne e ininterrotto tra il Signore che parla e l’uomo che ascolta e tra l’uomo che parla e il Signore che ascolta. Senza questo dialogo, la fede si ferma alla prima parola e non va oltre.

Riflettiamo per un istante. Due discepoli di Giovanni il Battista, sentendo il loro maestro che presentava Gesù come l’Agnello di Dio, lasciano lui e seguono Gesù. Non appena Gesù si volta e chiede loro: “Che cosa cercate”, Gesù non è l’Agnello di Dio, è già divenuto il loro Maestro: “Rabbì dove dimori?”. I due discepoli vanno con Gesù e vi rimangono fino all’ora decima, le quattro del pomeriggio. Chi è ora Gesù per loro? Agnello di Dio prima. Poi il Maestro. Dopo qualche ora trascorsa con Cristo, per Andrea Gesù è già il Messia.

Ecco con quali parole lui parla a Simone, suo fratello: “«Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo”. Andrea pensa bene di condurre il fratello da Gesù. A Simone Gesù rivela di essere non solo il Messia, ma anche Dio. Come Dio ha cambiato il nome ad Abram, così anche Cristo Gesù cambia il nome a Simone: “Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro”. Così il Signore ad Abram: “Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: «Io sono Dio l’Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro.

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Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò molto, molto numeroso». Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te.

La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio» (Gen 17,1-8). Ecco il miracolo del cammino della fede quando il soggetto a cui è rivolta la Parola entra in un dialogo perenne con il suo Dio e Signore, con Cristo suo Salvatore, con lo Spirito Santo, verità di ogni Parola della fede.

LEGGIAMO IL TESTO DI Gv 1,35-42

La fede non è solo ascolto di una Parola a noi rivolta, ma è soprattutto conoscenza della Persona che a noi parla. Tutti gli uomini di fede sono passati per questa via. Oggi non solo non abbiamo più la Parola della fede, la Parola a noi rivelata, non abbiamo più neanche la conoscenza della Persona o delle Persone dal cui cuore sgorga la Parola della fede.

Non abbiamo la verità del Padre, non abbiamo la verità dello Spirito Santo, non abbiamo la verità di Cristo Gesù. Neanche la conoscenza della verità della Chiesa. Ci aiuti la Madre di Dio a recuperare la purissima verità della nostra santissima fede. È nella vera fede il vero dialogo con il nostro Dio

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