Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 4 Gennaio 2020

Il commento alle letture del 4 gennaio 2020 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Ecco l’agnello di Dio!

SABATO 4 GENNAIO (Gv 1,35-42)

Gesù, da Giovanni il Battista, è presentato come “L’Agnello di Dio”. È l’Agnello della Nuova Pasqua. L’Agnello dell’Antica Pasqua era solo figura: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto” (Es 12,3-13). Quest’Agnello liberava dalla morte con il suo sangue. Dava la forza di intraprendere il cammino della liberazione con la sua carne mangiato.

L’uomo però rimaneva sempre nella sua vecchia natura, frantumata e lacerata dal peccato. Occorreva un altro Agnello, un Agnello capace di distruggere il peccato e di portare nel cuore dell’uomo la grazia che rigenera e dona vita nuova. Quest’ Agnello è annunziato dal profeta Isaia: “Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità” (Cfr. Is 52,13-53,12). All’uomo sono necessari l’uno e l’altro Agnello: il primo libera e dona forza per camminare. Il secondo rigenera e dona vita nuova.

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Da questo annunzio di Giovanni il Battista inizia la nuova storia dell’umanità. Due dei suoi discepoli abbandonano il loro prima maestro e seguono Gesù. Rimangono con Lui. Conoscono Lui. Scelgono Lui. Portano a Lui. Andrea parla al fratello di Gesù, glielo presenta come il Cristo di Dio. Lo conduce a Lui. Gesù lo accoglie, gli cambia il nome, segno di una nuova vita, nuova vocazione, nuova missione. Vale anche per noi. Se avessimo tutti il coraggio di annunziare Cristo secondo verità, tutto cambierebbe.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci testimoni veri e audaci della verità di Gesù Signore.

Fonte@MonsDiBruno

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