Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 4 Agosto 2021

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«Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».

Gesù è il nuovo tempio del Padre: “È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. (Col 2,9-10). Ogni preghiera va innalzata al Padre da questo tempio santissimo. Vale per ogni uomo, anche per chi non è discepolo di Gesù la preghiera di Salomone: “Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona! Se uno pecca contro il suo prossimo e, perché gli è imposto un giuramento imprecatorio, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio, tu ascoltalo nel cielo, intervieni e fa’ giustizia con i tuoi servi; condanna il malvagio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l’innocente, rendendogli quanto merita la sua giustizia. Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto di fronte al nemico perché ha peccato contro di te, ma si converte a te, loda il tuo nome, ti prega e ti supplica in questo tempio, tu ascolta nel cielo, perdona il peccato del tuo popolo Israele e fallo tornare sul suolo che hai dato ai loro padri. Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, ma ti pregano in questo luogo, lodano il tuo nome e si convertono dal loro peccato perché tu li hai umiliati, tu ascolta nel cielo, perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo popolo Israele, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra che hai dato in eredità al tuo popolo.

Quando sulla terra ci sarà fame o peste, carbonchio o ruggine, invasione di locuste o di bruchi, quando il suo nemico lo assedierà nel territorio delle sue città o quando vi sarà piaga o infermità d’ogni genere, ogni preghiera e ogni supplica di un solo individuo o di tutto il tuo popolo Israele, di chiunque abbia patito una piaga nel cuore e stenda le mani verso questo tempio, tu ascoltala nel cielo, luogo della tua dimora, perdona, agisci e da’ a ciascuno secondo la sua condotta, tu che conosci il suo cuore, poiché solo tu conosci il cuore di tutti gli uomini, perché ti temano tutti i giorni della loro vita sul suolo che hai dato ai nostri padri. Anche lo straniero, che non è del tuo popolo Israele, se viene da una terra lontana a causa del tuo nome, perché si sentirà parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio, tu ascolta nel cielo, luogo della tua dimora, e fa’ tutto quello per cui ti avrà invocato lo straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come il tuo popolo Israele e sappiano che il tuo nome è stato invocato su questo tempio che io ho costruito. Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro i suoi nemici, seguendo la via sulla quale l’avrai mandato, e pregheranno il Signore rivolti verso la città che tu hai scelto e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, ascolta nel cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.  Quando peccheranno contro di te, poiché non c’è nessuno che non pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in una terra ostile, lontana o vicina, se nella terra in cui saranno deportati, rientrando in se stessi, torneranno a te supplicandoti nella terra della loro prigionia, dicendo: “Abbiamo peccato, siamo colpevoli, siamo stati malvagi”, se torneranno a te con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima nella terra dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso la loro terra che tu hai dato ai loro padri, verso la città che tu hai scelto e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, tu ascolta nel cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le loro ribellioni con cui si sono ribellati contro di te, e rendili oggetto di compassione davanti ai loro deportatori, affinché abbiano di loro misericordia, perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro che hai fatto uscire dall’Egitto, da una fornace per fondere il ferro. Siano aperti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele e ascoltali in tutto quello che ti chiedono, perché te li sei separati da tutti i popoli della terra come tua proprietà, secondo quanto avevi dichiarato per mezzo di Mosè tuo servo, mentre facevi uscire i nostri padri dall’Egitto, o Signore Dio” (1Re 8,30-53).

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La donna cananea, una straniera, chiede a Gesù, al figlio di Davide, al tempio santissimo del Padre, che ascolti la sua preghiera. Questa preghiera nasce da una purissima fede. Nasce dalla sua fede nella verità di Gesù Signore. Gesù vuole provare quanto forte, tenace, resistente è la sua fede. Vuole anche provare quanto forte, tenace, grande è l’amore di questa donna per la sua figlioletta. Per questo la preghiera non viene esaudita. Neanche gli apostoli che intercedono per lei, vengono ascoltati. Perché? Perché la loro intercessione non è frutto né di fede e né di amore. Essa è fatta solo perché il grido di questa donna li infastidiva. Non si intercede perché si è infastiditi. Si deve intercedere per amore, per purissima fede, per compassione, per misericordia, per vera pietà.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 15,21-28

Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Neanche dinanzi al non ascolto degli apostoli che avevano interceduto per lei, la donna si arrende. Ora è lei che si prostra dinanzi a Gesù e chiede aiuto. Gesù le risponde che non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. È vero, risponde la donna. Eppure i cagnolini si nutrono delle briciole che cadono dalla mensa del padrone. Cosa significa per noi e per il mondo intero questa risposta della donna? Significa saggezza, intelligenza, grande acume di mente. Ma soprattutto significa dare a Gesù un motivo di giustizia perché lui possa compiere il miracolo. È vero. Gesù è stato mandato per le pecore perdute della casa d’Israele. Ma se incontra una pecora non sua per la strada di certo non l’abbandona a se stessa. il Pastore è sempre Pastore. Il Buon Pastore è sempre buon Pastore. La pecora è sempre pecora. È vero. Il pane è dei figli e non dei cagnolini. Ma se cade una briciola dalla mensa del padrone, essa è per diritto dei cagnolini. Anche loro devono potersi sfamare. Sono nella casa ed è giusto che anche di ciò che vi è nella casa vivano.

Ora Gesù può compiere il miracolo. Non toglie nulla alle pecore che non sono della casa di Israele e nulla toglie ai figli. Gesù da questa fede rimane ammirato e glielo manifesta: “Donna, grande è la tua fede. Avvenga per te come desideri”. La nostra preghiera mai dovrà essere un soffio di labbra. Essa dovrà essere il soffio del cuore, dell’anima. Ma dovrà essere il soffio di un cuore e di un’anima nel quale abita Cristo Gesù e la purissima fede in Lui assieme anche al nostro purissimo amore per la persona per la quale noi intercediamo. La donna non chiede la grazia perché è infastidita dalla malattia della figlia. Chiede la grazia per purissimo amore verso di lei. La madre è pronta a consacrare tutta la sua vita alla figlia, ma tutto il suo amore non le dona vita piena. Gesù può darle vita piena e per questo si accosta a Lui e intercede fino a che la grazia non sia stata concessa. Fede e amore aprono tutte le porte del cuore di Cristo Gesù. Fede a more ci ottengono ogni grazia. Madre di Dio e Madre nostra, aggiungi sempre al soffio del nostro spirito e della nostra anima il tuo soffio santo, e per te la nostra preghiera sarà di certo esaudita. Amen.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.