Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 31 Dicembre 2021

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VENERDÌ 31 DICEMBRE – OTTAVA DI NATALE [C]

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

In principio, cioè da sempre, è il Verbo. È questa la prima verità, la verità delle verità che dobbiamo mettere nel cuore: Il Verbo è eterno. Il Verbo è già in principio. Il Verbo è senza inizio temporale. Il Verbo è senza il passaggio dal nulla all’esistenza. Egli è da sempre. Il suo principio è senza inizio. È in principio e mai ha iniziato ad esistere. È in principio nell’eternità, non fuori di essa. Il suo è il principio dal quale prenderà inizio per creazione ogni altra cosa. Nei testi dell’Antico Testamento per la sapienza si parla di emanazione. Per la sapienza si può parlare di emanazione. Per il Verbo si deve parlare solo di generazione e di generazione nell’eternità.  Il Verbo non possiede le qualità della sapienza. Il Verbo è la stessa Sapienza. È la Sapienza eterna. È la Sapienza increata.

All’eternità Giovanni ora aggiunge al Verbo l’alterità. Il Verbo è “altro da Dio”.  “Dio” nei testi del Nuovo Testamento è sempre il Padre, quando non vengono indicati il Figlio e lo Spirito Santo. Il Verbo allora è “altro dal Padre”.  Il Verbo è presso il Padre, dinanzi al Padre, rivolto eternamente verso il Padre. Il Verbo però non è il Padre, perché distinto dal Padre. Se il Verbo non è il Padre, è Persona differente, diversa dal Padre. La distinzione e la diversità, la differenza nelle Persone è la verità che in questa frase: “e il Verbo era presso Dio”,  ci viene annunziata  Non si tratta però di un “presso” statico. È invece un “presso” dinamico.  C’è un eterno rivolgersi del Verbo verso il Padre. Il Verbo è eternamente rivolto verso il Padre in un “movimento” di amore senza fine.  Ancora però l’Apostolo Giovanni non ci dice qual è la relazione tra il Verbo e Dio, anche se noi sappiamo che Dio è il Padre.  L’Evangelista vuole che noi cogliamo prima la differenza, la distinzione, poi ci introdurrà a cogliere la relazione. Sappiamo però già che il Verbo non vive una vita autonoma, lontana, distante da Dio.  Il Verbo vive “presso Dio”, “rivolto verso di Lui”,  “cerca Lui”, “ama Lui”, “desidera Lui”, “anela in un movimento eterno verso di Lui”. Questo movimento ha un solo nome: “amore eterno”.  Questo amore eterno è “dono eterno” del Verbo verso Dio, per Lui, presso di Lui.  Questo dono eterno è nell’eternità e per l’eternità. È in principio.  “Presso Dio” è essenza eterna del Verbo.

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La divinità è essenza stessa del Verbo. Questa verità illumina le altre verità precedentemente affermate: l’eternità, l’alterità, l’essere verso il Padre del Verbo, donando loro pienezza di comprensione. Se il Verbo è Dio non può essere che eterno. “In principio” significa: “sempre e per sempre”. Non può un Dio iniziare. Se inizia non è Dio. L’essere senza inizio è proprio di Dio. Dio non può essere se non “in principio”. “In principio” però per rapporto a tutto l’universo creato. Se il Verbo è Dio non può identificarsi con il Padre. Egli non è il Padre, ma è presso il Padre, dinanzi al Padre, rivolto verso il Padre, in comunione con il Padre. Ora sappiamo che ci sono due “Dio”: il Padre e il Verbo. Dio è il Padre. Dio è il Verbo. Non è però il Padre presso il Verbo, è invece il Verbo presso il Padre.  Da quando il Verbo è presso Dio? Il Verbo è presso Dio da quando esiste, cioè da sempre. Il Verbo esiste presso Dio da sempre, cioè in principio. Non c’è un tempo in cui esiste Dio e non esiste il Verbo. Nell’eternità il tempo non esiste. Il tempo esiste nell’ordine della creazione. Da sempre esiste Dio. Da sempre esiste il Verbo. Da sempre il Verbo esiste presso Dio. L’eternità è di Dio. L’eternità è del Verbo.

LEGGIAMO IL TESTO DI Gv 1,1-18

È il Verbo si fece carne. Questa verità è il cuore di tutta la Rivelazione. Tutta la Rivelazione tende alla proclamazione di questa verità. Tutta la Rivelazione è lo sviluppo di questa verità. Tutta la Rivelazione trova il suo compimento in questa verità. Dopo questa verità ogni dubbio, ogni errata interpretazione, ogni pretestuosa comprensione falsificata del mistero di Gesù di Nazaret cade. Chi dona interpretazioni false sul mistero di Gesù di Nazaret parla dalla falsità e dall’errore che è nel suo cuore. “E il Verbo si fece carne” È questa l’affermazione che dice chi è Gesù di Nazaret. Egli è il Verbo, Egli è il Dio che si è fatto carne, che è divenuto carne. Il Creatore si fa creatura, Dio si fa carne, Il Verbo si fa vero uomo. Si fa carne il Verbo che è eterno, divino, mediatore universale, vita, luce. Si fa carne il Verbo che è Dio. “E il Verbo divenne carne”. Divenne carne vera, reale, sostanziale, storica, visibile, palpabile. Nella creazione Dio era rimasto fuori della sua opera. Nell’Incarnazione Dio si fa la sua stessa opera.

La Persona Eterna del Figlio sussiste in due nature: quella divina e quella umana. Le due nature comunicano le loro proprietà alla Persona Eterna del Verbo. Le due nature non si scambiano le loro proprietà né le confondono.  Ciò che interessa affermare in questo contesto non è la teologia dell’unione ipostatica.  Pur meritando questa dottrina dogmatica di essere presentata nella pienezza della sua verità, oggi tanto bistrattata, mal compresa, interpretata a gusto, offerta in modo malsano alla mente credente, non è questo il luogo giusto per impegnarci in questo lavoro. Importante è dire ora che Colui che diviene carne è il Verbo, quel Verbo al quale l’Apostolo Giovanni ha già dedicato ben 13 versetti, di cui è stata presentata la verità del Verbo in essi soggiacente.

I profeti hanno ascoltato la sua voce, ma Dio nessuno lo ha mai visto. Gesù Cristo invece è Dio ed è nel seno del Padre. Dal seno del Padre, da Dio, da presso Dio, cioè dalla comunione di natura, di verità, di volontà, di sapienza, dal profondo della sua figliolanza ci rivela il Padre. Noi possiamo conoscere Dio perché il Figlio Unigenito ce lo ha rivelato in pienezza di verità. Non solo. Ce lo ha anche rivelato nella pienezza della sua grazia. La pienezza della grazia di Dio e della verità è lo Spirito Santo. Quanti poi sono fuori del canale della rivelazione, quanti cioè sono fuori della Scrittura, conoscono Dio “per sentito dire” o per immaginazione. Conoscono Dio per quelle scintille di verità del Verbo che vivono in loro. Ma queste scintille non sono la pienezza della verità. Con queste scintille non si può conoscere l’altezza, la profondità, la larghezza dell’immensità della verità di Dio nel suo mistero di unità e di trinità.

La vera, la perfetta, la completa, la santa conoscenza di Dio è quella che ci viene data per mezzo di Cristo Gesù. Ogni altra conoscenza di Dio – fuori di questa di Cristo Gesù – è parziale, lacunosa, a briciole, imperfetta, incompleta, non pienamente vera, assai carente, sovente errata. Tutte le altre conoscenze di Dio devono essere purificate, sanate, guarite, migliorate, perfezionate, liberate dagli errori dall’unica vera conoscenza che è quella che ci ha donato Cristo Gesù.  Di questa purissima eterna e storica verità di Cristo oggi quasi nulla più rimane. Madre di Dio, aiutaci. Vogliamo cantare senza fine la stupenda verità del Figlio tuo.