VENERDÌ 30 SETTEMBRE – VENTISEIESIMA SETTIMANA T. O . [C]
Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite.
Ogni uomo che viene sulla terra riceve dal suo Signore e Dio un fine da perseguire. Al fine naturale, con ogni sacramento, si aggiunge un fine soprannaturale. Il battesimo dona il fine di manifestare al mondo come si vive da veri figli di Dio, divenuti partecipi della sua natura divina. Il battezzato deve mostrare al mondo la differenza tra chi è divenuto partecipe della natura divina e chi ancora non lo è. Oggi molti cristiani si sono liberati da questo fine. Per molti essere nuova creatura o non esserlo è la stessa cosa.
Si annulla così il fine battesimale. La Cresima dona il fine di essere veri Testimoni di Cristo Gesù, con la parola e con le opere. Non solo dona il fine della testimonianza, ma anche quello di edificare il corpo di Cristo, invitando gli uomini alla fede in Gesù Signore, nella conversione alla sua Parola e nella sottomissione alla sua grazia, che viene data nei sacramenti della Salvezza. L’Eucaristia dona il fine di fare della nostra vita un sacrificio da offrire al Padre per la redenzione dell’umanità. Il sacramento del Diaconato – primo grado dell’ordine sacro – rende un uomo operatore della carità materiale e spirituale di Cristo Gesù. Il secondo e il terzo grado dell’ordine sacro forma ministri della Parola e amministratori dei misteri di Dio.
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La differenza tra l’Episcopato e il Presbiterato è sostanziale. Il Vescovo genera nuovi vescovi, presbiteri e diaconi. Regge la Chiesa di Dio. Vigila sul mistero della Parola e della grazia. Governa il gregge di Cristo Gesù, sorvegliando su di esso, perché mai smarrisca la via della vita eterna. Il sacramento della Penitenza conferisce il fine di non peccare mai più in eterno con l’aiuto dello Spirito Santo e della sua grazia. Il Matrimonio dona la grazia per vivere sino alla morte il mistero dell’unità o della sola carne. L’unzione degli infermi conferisce il fine, donando la forza, di offrire a Dio la sofferenza anche nella forma più grave per la redenzione dei nostri fratelli. Con la grazia di Dio non vi sono sofferenze che la natura umana non possa vivere nella santità e nella pazienza di Gesù Signore. Il fine va vissuto.
Gesù viene sulla nostra terra. Compie ogni miracolo per attestare che Lui è vera Persona mandata da Dio. Perché Dio manda un suo inviato in mezzo agli uomini? Perché ricordi ad essi il loro fine primario, che è l’obbedienza ad ogni sua Parola. Ma anche perché si lascino trasformare in natura nuova da ogni sacramento per essi celebrato e acquisiscano anche il fine della nuova creazione che avviene nella celebrazione dei santi misteri. Il primo fine è pertanto la conversione alla Parola, perché si possa entrare nel regno di Dio, divenendo vero corpo di Cristo. Cosa avviene invece con Gesù?
I miracoli tutti li vogliono. La Parola è rifiutata. Non è accolta. Si va da Gesù, si chiede il miracolo. Ad esso però non segue la conversione del cuore, l’adesione della mente alla Parola, la volontà di conformarsi ad essa. Gesù avverte quanti si recano per chiedere miracoli che ogni grazia chiesta e ottenuta si ergerà domani a testimonianza contro di essi. Li accuserà. Hanno riconosciuto Cristo Gesù mandato dal Padre. Non hanno creduto nella sua Parola di vita eterna. Non si sono convertiti ad essa. Non hanno realizzato i fini della grazia.
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È verità. Gesù compie miracoli. Li compie però per accreditare la Sua persona e così poter edificare il regno del Padre suo sulla nostra terra. Il regno si edifica attraverso la conversione e la fede nel Vangelo, cioè nella Parola di Cristo Signore. Il miracolo è segno che Cristo è vero inviato del Padre e che la sua Parola è vera Parola del Padre. Invece la gente veniva, chiedeva il miracolo, lo otteneva, se ne tornava a casa con la grazia, ma non con la fede in Cristo, mandato da Do, vero profeta del Padre.
Cosa insegna oggi Gesù? Che di ogni miracolo, segno, prodigio ricevuto domani, nel giorno del giudizio, si dovrà rendere conto al Padre suo. Si è reso vano il dono di Dio. Esso infatti non ha generato né la fede nella Persona di Cristo Gesù e neanche la conversione alla sua Parola. I cristiani hanno a disposizione sette canali di miracoli perenni, che sono i sette Sacramenti. Si viene. Si prende la grazia. Si lascia la Parola.
LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 10,13-16
I miracoli attestano che veramente Gesù è mandato da Dio. Donando Gesù questa certezza e questa garanzia con i miracoli, l’uomo è obbligato alla conversione e alla fede nella sua Parola. Invece da parte del popolo si prendevano i miracoli dall’uomo di Dio, ma non la sua Parola.
Queste città e questi uomini sono responsabili della grazia fatta, ma non accolta, della Parola data ma da essi non creduta. Questa responsabilità è di ogni discepolo di Gesù che riceve la grazia nei sacramenti della salvezza, ma poi non vive il fine che ogni grazia porta con sé.
Il fine è dato dalla Parola di Cristo Gesù, che il ministro di Cristo e l’amministratore dei suoi misteri di grazia e di verità, nello Spirito Santo, è obbligato ad annunziare, predicare, insegnare. Ogni consacrazione porta con sé un ministero specifico, unico. La Madre di Dio ci faccia veri discepoli di Gesù.