Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 3 Dicembre 2021

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VENERDÌ 03 DICEMBRE – I SETTIMANA DI AVVENTO [C]

«Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede».

Subito dopo aver dato la vita alla fanciulla morta, Gesù si allontana dal luogo della risurrezione. Due ciechi lo seguono e gridano: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. Il Figlio di Davide è il Messia di Dio. Perché Gesù è così invocato? La profezia di Isaia annunziava che il Messia avrebbe aperto gli occhi ai ciechi. Anche in questo consisteva la sua missione. Naturalmente la profezia viene interpretata alla lettera e non secondo lo Spirito di verità in essa.

Il Messia viene per dare la vista allo spirito dell’uomo. Dopo il peccato l’uomo ha perso la vista della verità, della luce divina, della santità, della vera adorazione di Dio, della conoscenza della giustizia. Spiritualmente è cieco dalla nascita. La guarigione dalla cecità fisica è segno della guarigione dell’altra cecità, quella dello spirito. Tutti i miracoli di Gesù hanno questo significato simbolico. Si compie un’azione materiale nella quale è nascosta la vera azione spirituale.

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Gesù entra in casa. I due ciechi gli si avvicinano. Chiede loro: Credete che io possa fare questo? La loro risposta è immediata: Sì, Signore! Da cosa attingono i due ciechi la loro certezza? Dalla missione di Gesù. Se Gesù è il Figlio di Davide, Lui è stato “corredato di ogni potenza spirituale” per portare ad ottimo compimento la sua missione. Una missione senza alcun “corredo” inerente alla stessa, è impensabile, anche umanamente parlando. Sarebbe come se un re volesse fare la guerra contro un altro re, senza alcun soldato e senza alcun armamento. La missione necessita di mezzi appropriati. Noi sappiamo che il Signore ha corredato il Messia di ogni potenza. La stessa cosa vale per il cristiano. Lui è stato fatto figlio di Dio ed è stato corredato dello Spirito della figliolanza. È stato fatto testimone di Cristo ed è stato corredato dello Spirito della testimonianza che si è posato su di lui.

È stato fatto ministro della Parola, amministratore dei divini misteri ed è stato corredato di ogni potenza dall’alto. Gli è stato dato lo Spirito Santo senza misura. Missione e corredo sono una stessa cosa, inseparabili in eterno. Se però il missionario si separa dallo Spirito Santo è la fine della missione. Senza il corredo non c’è missione. Il corredo però va vivificato e rafforzato ogni giorno. È questo un vero esercizio quotidiano per il discepolo di Gesù.  Come Gesù ogni giorno cresceva nella grazia e nello Spirito Santo, così anche ogni suo discepolo deve crescere. Come Gesù ogni giorno era perfetto nella sua crescita, così anche il discepolo deve essere perfetto. I ciechi sanno che sempre il Signore ai suoi inviati ha dato anche il corredo necessario. Questa verità di fede ad essi basta per gridare a Cristo Gesù la loro certezza. Il mondo questa certezza dovrebbe averla nel discepolo di Gesù. Spesso il mondo è senza certezza perché vede il discepolo di Gesù senza il corredo dello Spirito Santo. Lo vede solo, abbandonato a se stesso, separato e distaccato dallo Spirito. Un cristiano senza lo Spirito Santo non dona certezze.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 9,27-31

Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

Gesù, sul fondamento della loro fede, tocca i loro occhi e dice: “Avvenga per voi secondo la vostra fede”. Se la loro fede fosse stata falsa o non vera, Gesù mai avrebbe potuto compiere il miracolo. Manca il fondamento necessario. Oggi il mondo è cieco. Ma non va da Cristo, nella persona del suo discepolo, per essere guarito, perché non crede nel discepolo. Non lo vede discepolo. Vede che vi è una distanza infinita tra Gesù e i suoi discepoli. Come Cristo è il fondamento della fede per i due ciechi, così il cristiano deve essere il fondamento della fede del mondo. Se però il cristiano non è credibile come fondamento, per esso mai la luce illuminerà i cuori. Manca la sorgente. Oggi si dice che è il mondo che non vuole la luce. È questa un’accusa facile. Non è il mondo che non vuole la luce. È il cristiano che non è più sorgente di luce. Sempre l’uomo corre dove spera di trovare una qualche luce. Attribuire al mondo la responsabilità della sua cecità è grande disonestà.

Prima il cristiano, ogni cristiano, deve mostrare tutta la luce di Cristo, allo stesso modo che Cristo mostrava tutta la luce del Padre, poi si potrà dare la colpa al mondo. Al cristiano è chiesto di essere onesto in ogni sua parola. Non può dare la colpa della non fede al mondo, quando lui si presenta dinanzi al mondo come non sorgente di vera luce, perché vive da uomo di tenebra e di peccato. Quale luce potrà venire al mondo da un cristiano adultero, divorziato, abortista, che pratica l’eutanasia, che ruba, che si consegna alla delinquenza, che non osserva nessun comandamento, che fa della calunnia la sua parola migliore?

Da una vita intessuta di immoralità, idolatria, vizio, peccato, trasgressione mai potrà sorgere una qualche luce. Prima il cristiano deve convertirsi, passare nella più alta santità, perfetta obbedienza al Vangelo, poi potrà parlare. In Gesù missione e Spirito Santo sono una cosa sola. Missione e santità una cosa sola. Missione e obbedienza al Padre una cosa sola. Missione e verità una cosa sola. Questa unità di sola cosa deve essere anche nel discepolo.

Perché Gesù prima guarisce i due ciechi e poi li ammonisce perché nessuno lo sappia? Perché Lui non è venuto per dare la vista ai ciechi nel corpo, ma a quelli che sono ciechi nell’anima e nello spirito. Questa cecità lui deve sanare. Ha sanato loro per attestare ad ogni altro che Lui è vero Figlio di Davide, vero Messia, vero Cristo di Dio. Lui è venuto come vero Messia ad aprire gli occhi dello spirito perché tutti vedano il Padre nella sua luce più pura, vera, santa.

Mentre tutti devono ricevere la guarigione degli occhi dello spirito, pochi devono ricevere la guarigione degli occhi del corpo. Quanti la ricevono devono sapere che il miracolo è stato fatto non come fine, ma come segno per l’altro miracolo. Quando il cristiano capirà che anche per lui ogni miracolo è solo segno e non fine, allora darà alla sua vita una impostazione tutta evangelica. Saprà che la sua vocazione è quella di vivere tutta la Parola del Vangelo in ogni sua parte.

Ogni altra cosa dovrà essere segno e non fine. L’obbedienza alla Parola è il fine per sé e per gli altri. Tutte le altre cose sono mezzi, segni per credere nel fine, accoglierlo, raggiungerlo. È grande stoltezza trasformare i mezzi in fine. Le opere di misericordia sono per il cristiano obbedienza alla Parola. Per il mondo devono essere un mezzo non un fine. Sono il mezzo perché ogni uomo creda in Cristo, si converta al Vangelo, viva ogni Parola di Gesù Signore. Il fine della missione del cristiano è uno solo: annunziare il Vangelo, testimoniare come il Vangelo si vive, invitare esplicitamente alla conversione e alla fede nel Vangelo.

È come se Gesù nulla avesse detto o non avesse fatto alcun ammonimento. I due ciechi escono dalla presenza di Gesù e diffondono la notizia in tutta quella regione. Gridano al mondo che sono stati guariti dalla loro cecità fisica. Sono anche guariti dalla loro cecità spirituale? Lo ignoriamo. Una verità va detta. Confessare che Gesù è vero Figlio di Davide e chiedere il miracolo degli occhi, non è ancora pienezza di fede. Si crede in una verità, non nella verità.  La verità di Cristo rivela qual è la perfezione di ogni relazione con Dio e con il prossimo, con il tempo e con l’eternità, con il passato e con il futuro, con ogni altra realtà visibile e invisibile. La prima vera relazione da instaurare è con Dio. La Madre di Gesù ci aiuti. Vogliamo riconoscere la nostra cecità spirituale.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.