Fate attenzione, vegliate
I DOMENICA AVVENTO 29 NOVEMBRE (Mc 13,33-37)
Gesù ci invita a fare attenzione a vegliare. La vigilanza è duplice. La prima riguarda la nostra persona. Si vigila, si fa attenzione, rimanendo nella Legge di Cristo Gesù, crescendo in grazia e sapienza, in giustizia e verità. San Paolo dona ai Corinzi questa regola: “Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!” (2Cor 6,3-10). Chi non vive questa regola, di certo non fa attenzione né vigila. Si lascia trascinare dai suoi vizi e altro non fa che camminare secondo la carne.
La seconda vigilanza e attenzione riguarda quelli che sono preposti alla cura del gregge del Signore. Papa, Vescovi, Presbiteri devono vigilare su tutto il gregge loro affidato. Ecco ancora un ammonimento di Paolo: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati” (At 20,28-32). Se il pastore cade dalla verità, tutto il gregge cadrà. Dalla verità e dalla carità del Pastore è la verità e la carità del gregge. Oggi il gregge del Signore è nella più grande confusione perché nessuno vigila su di esso. Ogni pecora si sente abbandonata a se stessa. Ogni cristiano si fa la sua verità e si stabilisce le sue regole spirituali, morali, di ogni altro genere.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
San Pietro dona questa regola ai presbiteri, perché possano essere pastori veri del gregge loro affidato: “Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,1-4). Mentre San Paolo insegna come Lui ha vigilato su se stesso: “Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io” (1Cor 9,19-23). Chi non vigila su se stesso, mai potrà vigilare sugli altri. Essendo obbligo vigilare sugli altri, è più che necessario vigilare su se stessi. Senza vigilanza non entriamo noi nel regno eterno di Dio, non aiutiamo gli altri perché vi entrino. Condanniamo i nostri fratelli alla perdizione eterna per omissione grave.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci essere vigilanti per noi, per esserlo per gli altri.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.