SABATO 28 GENNAIO – III SETTIMANA T. O. [A]
Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
La fede è nella persona. La persona è rivelata dalla parola e dalle opere che essa dice e compie. Gli Apostoli seguono Gesù. Dai miracoli da lui compiuti, dai segni da lui fatti, dai prodigi da lui operati, dalle parole dette, avrebbero dovuto già avere una fede formata nella sua Persona. A quale fede essi sarebbero già dovuti pervenire? Alla fede che Gesù è più grande di Mosè e di tutti i profeti dell’Antico Testamento. Alla fede che dinanzi a Gesù non vi sono cose impossibili. Ma anche ad una fede superiore: Se lui ha detto di passare all’altra riva, all’altra riva si passerà. Che vi sia vento o non vi sia vento, che la barca affondi o rimanga a galla, con la barca o senza barca, all’altra riva si passerà. Come questo avverrà non è dato ad essi di conoscerlo. Ma all’altra riva si passerà.
Facciamo una analogia con la fede di Abramo. Il Signore ha detto ad Abramo che la sua discendenza sarebbe stata più numerosa delle stelle del cielo e dei granelli di sabbia del lido del mare. Ecco cosa chiede ora il Signore ad Abramo: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato (Gen 22,1-3). Ecco come lo Spirito Santo per bocca dell’Apostolo Paolo rivela le profondità della fede di Abramo, fede dalla quale scaturisce la sua obbedienza: “Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
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E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Rm 4,16-25). Abramo nell’ora della prova sempre ha conservato la fede nel Dio nel quale credeva. Il suo Dio è l’Onnipotente. Dal nulla gli ha dato Isacco, perché glielo ha dato dal nulla della sterilità di Sara e in più anche infinitamente oltre il limite della sua età, e dal nulla della morte glielo avrebbe ridato. Al suo Dio Onnipotente nulla è impossibile. Questa fede Gesù chiede in questa notte ai suoi Apostoli. Essi avrebbero dovuto credere che se anche la barca fosse affondata, essi avrebbero raggiunto l’altra riva. Lo aveva detto Gesù. Mai Gesù avrebbe portato i suoi discepoli nel mare per affondare in esso. La tempesta è prova per la loro fede.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 4.35-41
La nostra fede è sempre provata. La storia potrà essere anche di tempesta. Chi crede in Cristo Gesù deve sempre conservare la sua fede. Qual è la fede da conservare nella tempesta della storia? Una sola: questa tempesta è per provare la mia fede in Cristo. Se credo che la salvezza Cristo Gesù la opererà nella tempesta, allora ho fede in Lui. Se invece gli chiedo che faccia finire la tempesta, allora ancora non ho fede in Lui. Lui non è passato attraverso la tempesta della croce? Non visse fino in fondo quella tempesta? Il Padre non lo ha liberato dalla tempesta. Lo ha liberato nella tempesta. Infatti la morte lo ha ingoiato e Lui è sceso nello stesso regno della morte e gli ha dato una vita eterna, una vita spirituale, gloriosa, incorruttibile, immortale.
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La non fede degli Apostoli oggi produce un grandissimo miracolo nel loro cuore. Si pongono una domanda – Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono? – alla quale viene data implicita risposta: “Solo Dio può comandare al mare e al vento. Solo a Dio il mare e il vento obbediscono”. Gesù si rivela uguale a Dio nella sua Persona, perché comanda in suo nome. Non comanda nel nome di Dio e neanche per ordine di Dio. Ora, nessuno può comandare nel suo nome se lui non è Dio.
Da una richiesta al Signore fatta per paura, per poca fede, per non fede, quando questa richiesta viene esaudita, sempre una fede più grande deve nascere nel nostro cuore e iniziare a guidare la nostra vita. Ora i discepoli sanno che Gesù è ben oltre i Profeti e molto oltre lo stesso Mosè. Ancora la perfetta fede nella divinità di Cristo deve fare ulteriori passi, ma siamo già sulla retta via. È questa la divina pedagogia: attraverso la storia condurre i suoi discepoli alla perfetta fede in Gesù Signore. La Madre di Gesù ci aiuti a camminare di fede in fede fino al raggiungimento della fede perfetta.