Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 28 Dicembre 2022

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MERCOLEDÌ 28 DICEMBRE – OTTAVA DI NATALE [A]

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

L’Evangelista Matteo, sempre guidato, illuminato, mosso dallo Spirito Santo, vede nell’uccisione dei bambini in Betlemme per comando di Erode e in Gesù portato da Giuseppe con Maria, sua Madre, prima in Egitto e poi dall’Egitto nella terra di Giuda, il compimento di due profezie. La prima profezia è sul pianto di Rachele che vede i suoi figli che le vengono strappati. La profezia non è però di disperazione, è invece di grande dolore carico di forte speranza: Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra” (Cfr. Ger 31.1-30).

La secondo profezia è tratta dal profeta Osea. Gesù è il vero Figlio di Dio, il suo Unigenito fattosi carne, che segue la via percorsa dai figli d’Israele non nella continua ribellione, ma nella perfetta obbedienza al Padre suo. Gesù mai ha conosciuto la disobbedienza e mai la ribellione: “Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira. Seguiranno il Signore ed egli ruggirà come un leone: quando ruggirà, accorreranno i suoi figli dall’occidente, accorreranno come uccelli dall’Egitto, come colombe dall’Assiria e li farò abitare nelle loro case. Oracolo del Signore (Os 11,1-11).

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LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 2,13-18

Ora è giusto che ci chiediamo: “Oggi abbiamo noi, suoi discepoli, una visione perfettissima sia della Persona di Gesù che della missione? Di quale profezia lo abbiamo privato? Conosciamo le conseguenze che ricadono sulla Chiesa e sull’intera umanità se priviamo Gesù Signore di una sola profezia? Noi cristiani stiamo lavorando per rivestire Gesù di ogni profezia e di ogni verità connessa intimamente con essa oppure operiamo per spogliarlo di ogni profezia e di ogni verità?”.

Oggi la storia ci sta manifestando, attraverso le nostre molte parole di discepoli di Gesù, che noi non stiamo lavorando per rivestire Cristo Gesù di ogni profezia e di ogni verità. Stiamo invece lavorando per spogliarlo di tutto ciò che è suo per volontà eterna del Padre. Così facendo, anche la Chiesa spogliamo della sua verità e della sua missione. Spogliando la Chiesa, è l’umanità intera che rendiamo povera, misera, perché la condanniamo ad una schiavitù eterna sotto il dominio del peccato e della morte. Ogni uomo è dalla verità di Cristo per creazione. Deve essere dalla verità di Cristo per redenzione.

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Dalla verità di Cristo per creazione è per natura. Dalla verità di Cristo per redenzione deve essere per volontà. La volontà a sua volta deve essere dal Vangelo e il Vangelo dalla sua predicazione integra e pura. Se noi priviamo Cristo della sua verità, anche l’uomo è privato della sua verità. Chi è oggi l’uomo separato dalla verità di Cristo? Un frutto del caso. Un figlio di una scimmia. Un essere senza verità e senza alcuna finalità soprannaturale. Un essere senza luce divina che illumina ogni cellula del suo corpo, del suo spirito, della sua anima. Un condannato alla schiavitù delle sue passioni.

Uno schiavo di se stesso. Un costruttore di schiavitù per ogni altro uomo. Invece tutt’altro uomo abbiamo se lo guardiamo dalla verità di Cristo Gesù e dalla sua vera missione. Tutt’altro uomo noi innalziamo sulla terra se gli annunciamo il purissimo Vangelo di Cristo Gesù e lo inviamo a lasciarsi fare nuova creatura nelle acque del battesimo per opera dello Spirito Santo. Tutto è però dalla fede del discepolo di Gesù. Se questi perde la fede, la luce di Cristo si spegne in lui e per la sua omissione si spegne per lui sull’intera Chiesa e su tutta l’umanità. Quando un cristiano diviene luce spenta, è una catastrofe per ogni altro uomo. La Madre di Dio e Madre nostra venga in nostro aiuto e ci faccia entrare nella purissima verità del Figlio suo.

Fonte