Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 27 Marzo 2022

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27  MARZO – QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA [C]

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

Il Vangelo annuncia ad ogni discepolo di Gesù un’altissima verità: il cuore del Padre deve essere il cuore di ogni suo figlio. La volontà del Padre la volontà di ogni suo figlio. Il pensiero del Padre il pensiero di ogni suo figlio. Se il Padre ha dato il suo Figlio Unigenito per la salvezza di ogni uomo, potrà mai esistere sulla terra un figlio del Padre, generato come vero suo figlio nel Figlio suo Gesù Cristo, per opera dello Spirito Santo, nelle acque del Battesimo, che non si lasci donare per la salvezza dei suoi fratelli in Cristo e anche dei suoi fratelli in Adamo?

L’amore con il quale ci relazioniamo con i fratelli rivela se il cuore del Padre è il nostro cuore, il pensiero del Padre il nostro pensiero, la volontà del Padre la nostra volontà. Ecco come l’Apostolo Paolo annuncia questa verità ai Filippesi: “Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso.

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Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio  l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce (Fil 2,1-8). Gesù si è lasciato donare e ogni membro del suo corpo deve lasciarsi donare. In Gesù donato ogni membro del suo corpo si è già donato. Manca il dono nella storia.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 15,1-3.11-33

Il figlio maggiore non ama il fratello perché lui non ha fatto il cuore del Padre il suo proprio cuore e neanche i pensieri e la volontà del Padre. Lui non è in comunione con il fratello perché non è in comunione con il Padre. Sono pertanto in grande errore tutti coloro che pensano che si possa costruire sulla terra la fratellanza universale senza avere in noi i sentimenti, il pensiero, la volontà di Cristo, che sono sentimenti, pensiero, volontà del Padre.

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Cristo Gesù fa sua la volontà del Padre con una obbedienza alla sua parola fino alla morte di  croce e si compie la redenzione dell’umanità. Per la fede in Lui, i credenti formano un solo corpo e sono fratelli gli uni degli altri, a condizione che sempre vivano con il suo cuore, la sua volontà, i suoi pensieri. È la Parola del Signore ed è il corpo di Cristo la casa dove si vive da veri fratelli, finché però rimaniamo nella Parola di Dio e nel cuore di Cristo. Se usciamo dalla Parola e dal cuore di Gesù, ritorniamo nella nostra solitudine di peccato e di morte, nella nostra guerra degli uni contro gli altri.

Il fratello maggiore non ha fratelli perché non ha il Padre. Infatti la volontà del Padre e la sua volontà sono più distanti che l’oriente dall’occidente. La Madre di Gesù venga e ci insegni che se non diveniamo suoi veri figli mai potremo essere fratelli gli uni degli altri. Mai. Se siamo suoi figli, saremo fratelli.