Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 27 Maggio 2022

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VENERDÌ 27 MAGGIO – SESTA SETTIMANA DI PASQUA [C]

Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla.

Fra qualche ora i discepoli vedranno Gesù catturato, giudicato, condannato, insultato, sputato, deriso, crocifisso, fatto pubblico spettacolo dinanzi al mondo, trattato come un malfattore. Questa visione è secondo il pensiero dell’uomo. Ai discepoli occorrerebbero occhi di Spirito Santo per vedere Gesù crocifisso con gli stessi occhi con i quali lo vede il Profeta Isaia: “Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,  così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe,  schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.

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Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli” (Is 52,13-53,12). 

Non avendo ancora i discepoli questi occhi di Spirito Santo, Gesù chiede ai suoi di andare oltre ciò che vedranno. Essi dovranno pensare che quanto vedranno è solo un istante della vita del loro Maestro. Quanto vedranno non è la fine di tutto, di tutto invece è l’inizio. Gesù ritornerà. Essi lo vedranno. Ma non ritornerà così come è andato. Ritornerà rivestito della sua gloria eterna. Ritornerà da vittorioso sul peccato e sulla morte. Ritornerà da risorto, ma non come è risorto Lazzaro o il figlio della vedova di Nain o la figlia di Giàiro. Lui non risorge alla vita di prima. Risorgerà alla vita del dopo, che è vita eterna. Risorgerà con un corpo glorioso, spirituale, incorruttibile, immortale, invisibile. Risorgerà come Signore e Giudice dei vivi e dei morti. Questo mistero ancora non lo potrà spiegare e neanche rivelare. La carne non è capace di comprendere. Prima la carne dovrà essere trasformata e poi comprenderà. Ora è cosa giusta che i discepoli sappiano che Lui, il Maestro, ritornerà e sarà sempre con loro.

LEGGIAMO IL TESTO DI Gv 16,20-23a

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Gesù è il Maestro sempre. Lui sa come parlare ai suoi discepoli. È il Maestro saggio e sapiente, perché è il Maestro che è colmo della sapienza e dell’intelligenza dello Spirito Santo. Quando si è nello Spirito Santo, si parla al cuore di chi sta dinanzi, ma si parla al cuore che nello Spirito santo si conosce. Nello Spirito del Signore si vede il cuore che è dinanzi a noi e secondo le capacità di quel cuore si parla, con parole che quel cuore può accogliere.

Se noi non abitiamo nello Spirito Santo, lo Spirito Santo non può darci i suoi occhi per vedere i cuori e neanche può darci la Parola che in quel momento serve a quel cuore. Noi parliamo, ma il cuore non comprende, non accoglie e tutta la nostra scienza e dottrina cadono nel vuoto. Invece si è nello Spirito Santo, si conoscono i cuori, si dice una parola e in quel cuore nasce la vita, perché nasce la speranza. Ora i discepoli di Gesù una cosa la sanno: Gesù parte ma solo per un poco. Poi ritornerà. Poi sarà sempre con loro. Poi non partirà più. Con questa certezza si supera lo scandalo della croce. È solo un momento. È un passaggio necessario. La Madre di Dio ci aiuti a vedere dallo Spirito.   

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