Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 27 Agosto 2021

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Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!. Ma egli rispose: In verità io vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

Il regno dei cieli viene paragonato da Gesù ad un corteo nuziale, nel quale lo sposo dovrà essere accompagnato nella sala del banchetto dalle vergini con le lampade accese. Le vergini escono incontro allo sposo. È verità semplice da mettere nel cuore. È immagine che si può incidere nella mente con grande facilità. Non occorrono concetti sofisticati. D’altronde a quei tempi era questa una scena della quotidianità. Tutti possono ricordarla. Nelle parabole di Gesù ciò che conta sono i dettagli. Sono essi che portano la verità del racconto. Se sfugge il dettaglio o lo si altera o lo si trasforma o lo si modifica nella sua verità, tutta la parabola è alterata nel suo significato finale. Ecco i primi due dettagli. Le vergini sono dieci. Non sono tutte uguali. Cinque sono sagge. Cinque sono stolte. È saggio non chi vede solo l’attimo che sta vivendo. Ma chi vede l’attimo in relazione al fine di tutta la sua vita. È stolto invece chi vive l’attimo privo però del fine per cui sta vivendo l’attimo o anche del fine dell’intera sua vita. Il fine è essenza dell’attimo, di ogni attimo. Si priva l’attimo del fine, l’attimo diviene senza verità. È la stoltezza. Il fine non è essere presenti, ma fare luce lungo il percorso. Se questo fine non è raggiunto, è inutile la presenza. Esse sono per illuminare, non per se stesse.

Ora Gesù manifesta in cosa consiste la stoltezza delle cinque vergini stolte. Prendono la lampada, ma non prendono l’olio con sé: si sa che la lampada si spegnerà. Vedono l’attimo di luce, non vedono lo spegnimento della lampada. La vita è fatta di attimo presente e di futuro, che dipende dall’attimo che si sta vivendo. Se il presente non è visto in prospettiva di futuro, si è stolti. Se la vita non si vive in prospettiva dell’eternità, si è stolti, eternamente stolti. Le sagge vivono il presente in funzione del futuro. Poiché la lampada deve illuminare dall’inizio alla fine, è necessario assieme alla lampada portare con sé anche l’olio. La lampada per illuminare brucia l’olio ed esso si consuma. La vera saggezza è vedere il futuro come fosse presente. È vedere l’eternità come se vi fossimo già dentro. È preparare ogni dettaglio perché il futuro sia nella pienezza della sua verità. La sapienza è comminare con gli occhi di Dio.

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Ecco altro dettaglio importante. Non tutto nella vita dipende dalla nostra volontà. Mille altre cose dipendono dalla volontà degli altri. Noi nulla possiamo per orientarle in nostro favare, se non attraverso una grande saggezza. Lo sposo tarda la venuta. Le vergini si assopiscono tutte e si addormentano. Non è lo sposo che deve attendere le vergini. Sono le vergini che devono attendere lo sposo. Principale e secondario sono dettagli essenziali. Anche il corpo è dettaglio essenziale nelle cose della vita. Può stancarsi. Di fatto si stanca. Anche la stanchezza va prevenuta. È mezzanotte. Lo sposo giunge. Si alza un grido: Ecco lo sposo! Andategli incontro! Si va incontro allo sposo con le lampade accese. Non si può precedere lo sposo con lampada spente. Urge allora prepararle. Le vergini si destano ed ognuna si impegna a preparare la sua lampada. L’olio è dettaglio essenziale della lampada. Senza olio la lampada non si accede. Le vergini sagge preparano e accendono la loro lampada.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 25,1-13

Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

Le stolte solo ora si accorgono di non aver portato l’olio con sé. Come riparare? Chiedendo dell’olio alle vergini sagge. Si chiede nella speranza di ottenere. Qui subentra un altro dettaglio che cambia la storia per l’eternità. L’olio non viene prestato, non viene donato, non viene condiviso. Anche in questa non condivisione le vergini sagge attestano la loro saggezza. La saggezza sta nel vedere anche quali sono i frutti della carità, misericordia, condivisione elargita. La carità, la misericordia, la pietà non sempre può essere condivisa. Né sempre si può contare sulla carità o elemosina degli altri. Anche questa impossibilità va tenuta in conto. Oggi invece tutto si vuole per carità, elemosina, falso diritto. Altra verità che è contenuta nella risposta delle vergini sagge vuole che le opere del cristiano possano essere offerte a Dio per la conversione dei fratelli. Mai però potranno essere loro date per la loro salvezza eterna. Nel giorno del giudizio ognuno sarà giudicato in base alle sue opere. Questo dettaglio non solo oggi non è considerato, viene negato da tutti. Nessuno più crede. Con volontà diabolica si vuole che nessuno creda che la porta non venga chiusa. Tutti devono pensare che la porta rimanga aperta. Le parole di Gesù non lasciano spazio a che si possa pensare diversamente. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arriva lo sposo e le vergini che erano pronte entrano con lui alle nozze, e la porta viene chiusa.

Le vergini stolte finalmente arrivano con la loro lampada e il loro olio. La porta è chiusa. Non si può aprire dall’esterno. Per poter entrare incominciano a dire: Signore, signore, aprici! Nulla più ora dipende dalla loro volontà. Anche questo dettaglio va seriamente considerato. Nella nostra vita vi sono mille cose che dipendono dalla nostra volontà. Ma ce ne possono essere altre che non dipendono da noi. Noi invece vogliamo che tutto dipenda da noi. Questo dettaglio è essenza della vita. La risposta dello sposo lascia senza parole: “In verità io vi dico: non vi conosco”. La porta rimane chiusa ed esse restano fuori per sempre. Nella sala del banchetto nuziale non si entra. Dettaglio eterno oggi negato dai credenti. Tutta la parabola di Gesù conduce a questo dettaglio eterno: l’esclusione per sempre dalla sala del banchetto nuziale. Se questo dettaglio è negato, la parabola non ha alcun significato. Neanche la si deve leggere nella liturgia. A che serve leggere una parabola nella quale è dichiaratamente affermata l’esclusione dal regno eterno di Dio, se poi quanti la leggono e l’ascoltano sostengono il contrario? Se l’inferno non esiste, a che serve il Vangelo? La fede è anche logica. Se la cosa primaria, essenziale, fondamentale è falsa, tutto il resto che conduce a questa falsità è falso, mai potrà essere vero. Non si può ritenere vera la parabola nelle sue parti, se poi si nega la sua essenza. Dalla verità della parabola nasce l’ammonimento di Gesù che ci esorta a vegliare. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora. Si tratta del giorno della morte che apre sul giudizio eterno. Il giudizio va preparato.

Se il giudizio fosse una dichiarazione di accoglienza nel regno eterno, non ci sarebbe bisogno di alcuna preparazione. Si muore e si è accolti in Paradiso. Ma il giudizio è separazione tra bontà e cattiveria, bene e male. Gli operatori di cattiveria e iniquità non entreranno nel regno eterno di Dio. Per questo ci si deve preparare, vegliare. Si deve prestare ogni impegno a passare dal regno delle tenebre nel regno della luce e in esso abitare fino alla morte. Il Vangelo è luce purissima di verità. Chiunque varca le sue porte per profanarlo, distruggerlo, falsificarlo, se ne assumerà ogni responsabilità dinanzi a Dio. Chiunque si lascerà trascinare nella profanazione anche lui sarà reo. Se già chi non crede nel Vangelo è condannato, che ne sarà di colui che lo profana a tal punto di negare ogni sua verità, insegnando agli altri la non fede nella sua verità? Questo non è peccato di non fede, ma peccato satanico. Madre di Dio, Vergine sapiente, insegnaci la sapienza che conduce alla salvezza.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.