Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 26 Gennaio 2022

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MERCOLEDÌ 26 GENNAIO – TERZA SETTIMANA DEL T.O. [C]

SANTI TIMOTEO E TITO

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

Dire il regno, annunciare il regno, manifestare il regno, edificare il regno non solo invisibilmente, ma anche visibilmente è l’opera dei missionari di Cristo Gesù. Chi deve compiere questa opera per tutti i giorni della sua vita? Il primo responsabile per la visibile e invisibile edificazione del regno di Dio sulla nostra terra è l’Apostolo del Signore e ogni loro successore. Essi devono impegnare tutta la loro vita perché si formi il corpo di Cristo attraverso la predicazione del Vangelo, l’invito esplicito alla conversione per avere la vita eterna e l’amministrazione del Battesimo e degli altri sacramenti. Ecco come l’Evangelista Matteo riporta le parole dette da Gesù ai suoi Apostoli sul monte della Galilea: “Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,18-20). Questo mandato dura fino al giorno della Parusia.

In comunione gerarchica con i Vescovi, ogni presbitero è chiamato alla formazione del corpo di Cristo, sempre con l’annuncio del Vangelo, l’invito esplicito alla conversione e l’amministrazione dei sacramenti della salvezza. Se il corpo di Cristo non viene edificato e ad esso non si aggiungono nuovi membri, non c’è vera azione pastorale e neanche missione evangelizzatrice e di salvezza. Vangelo, conversione al Vangelo, immersione nelle acque del Battesimo, appartenenza visibile alla Chiesa e non solo invisibile, sono condizioni immutabili per ogni pastore.

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Ecco come questa verità viene rivelata dallo Spirito Santo nella Lettera dell’Apostolo Paolo agli Efesini: “Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo.

Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef 4,11-17). Ogni fedele in Cristo, ogni membro del corpo di Cristo per la sua parte deve impegnarsi all’edificazione del corpo di Cristo. È questa l’opera delle opere. Senza questa opera la pastorale mai potrà dirsi evangelica. È opera solo umana.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 10,1-9

Ecco ancora una regola data dallo Spirito Santo per vivere da vero corpo di Cristo e per edificare il corpo di Cristo: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.

Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime” (Cfr. 1Cor 12,1-31). Ecco il fine di ogni azione pastorale: edificare il vero corpo di Cristo vivendo da vero corpo di Cristo. Il corpo di Cristo è la Chiesa. Se la Chiesa non viene edificata, vana è ogni nostra opera. Di ogni opera vana siamo responsabili in eterno dinanzi al Signore. Siamo omissivi. Non abbiamo edificato il vero corpo di  Cristo. Madre di Dio, vienici in aiuto.