Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 26 Dicembre 2022

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LUNEDÌ 26 DICEMBRE – OTTAVA DI NATALE [A]

SANTO STEFANO – PROTOMARTIRE DI CRISTO

Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

Gesù è il Maestro che non inganna i suoi discepoli. A loro promette due cose: la beatitudine eterna nel suo cielo, se loro rimangono fedeli alla missione che Lui ha loro affidato. Sulla terra ognuno di loro passerà da persecuzione a persecuzione, senza alcuna sosta. Gesù è stato odiato dal mondo. Odiati dal mondo saranno tutti i suoi discepoli. Quali discepoli sono odiati dal mondo? Coloro che vivono la vera Parola di Cristo Gesù, obbedendo ad ogni comando. Chi non vive il Vangelo e non obbedisce ad ogni comando di Gesù Signore, dal mondo è apprezzato, perché il mondo ama ciò che è suo.

Fin dove giunge l’odio del mondo? Fino a pensare che è vero culto reso a Dio l’uccisione di un discepolo di Cristo Signore: “Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto” (Gv 16,1-4).

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Solo chi vive il Vangelo senza trascurare nessun precetto, neanche minimo, della Legge di Cristo, rispetterà chi crede in Cristo Gesù, vive in Cristo, con Cristo, per Cristo, obbedendo ad ogni suo comando. Chi non osserva il Vangelo, va considerato come uno che non crede in Cristo Gesù, anche costui penserà di rendere culto a Dio facendo male ai veri discepoli di Gesù.

Ecco come questa verità viene a noi data dallo Spirito Santo per bocca dell’Evangelista Luca: “Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (Lc 21,12-19). L’Apostolo Paolo non è passato da una persecuzione ad un’altra? Nessuna sofferenza gli è stata risparmiata: “Tuttavia, in quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di

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più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.

Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato giù in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani” (2Cor 11,21-33). Ma lui di ogni sofferenza è lieto. La sofferenza lo rende perfetto strumento in Cristo per la redenzione.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 10,17-22

È verità. Sempre l’odio del mondo si abbatterà contro i discepoli di Gesù. Ma contro chi si abbatterà? Contro quei discepoli che vivono e portano nei cuori il vero Vangelo di Cristo Gesù. Come quest’odio trionferà sui veri discepoli di Gesù? Trionferà servendosi di accuse che non trovano alcun riscontro nella storia. Con Gesù le accuse trovano falso nutrimento di verità nella cattiva, anzi pessima lettura della sua storia. Gesù mai ha detto che avrebbe distrutto il tempio. Ha detto invece: “Voi distruggete questo tempio e io lo riedificherò in tre giorni”. Gesù ha scacciato gli spiriti impuri con il dito di Dio. Cosa dicevano scribi e farisei? Che lui scacciava i demòni con l’aiuto di Beelzebùl. Gesù mai si è rivolto contro Cesare. Ha invece detto di dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare. La malvagità tutto sa travisare e travisa oggi e travisa domani riesce a convincere tutti coloro che sono privi di grazia e di Spirito Santo. La condanna a morte è assicurata. Il malvagio si allea con il malvagio ed è la fine del discepolo di Gesù. Madre di Dio aiuta chi subisce la malvagità

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