MARTEDÌ 25 GENNAIO – TERZA SETTIMANA DEL T.O. [C]
CONVERSIONE DI SAN PAOLO
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
L’Apostolo Paolo è colui che più di ogni altro ha vissuto il comando di Gesù Signore che lo costituiva luce delle genti, luce di ogni nazione, missionario della sua verità e della sua grazia. Lo ha vissuto non però in modo pacifico, bensì tra mille persecuzioni. Ecco come Lui narra le sue vicende dolorose nella Seconda Lettera ai Corinzi: “Tuttavia, in quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato giù in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani” (2Cor 11,21-32).
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Il dolore più grande sofferto dall’Apostolo Paolo non era quello che gli procuravano i Giudei o i Pagani. Il dolore più forte era la caduta dalla fede di quanti lui con grande fatica e sofferenza aveva portato nel Vangelo. Lui passava, evangelizzava, attraeva a Cristo Signore, annunciava il vero Vangelo di Cristo Gesù e dopo qualche tempo, del suo lavoro tutto andava in fumo. Nulla più rimaneva. E lui sempre doveva nuovamente ritornare a seminare il vero Vangelo senza mai perdersi d’animo, mai smarrirsi, mai cadere dal suo grande zelo. L’Apostolo Paolo diviene così vero modello di ogni Pastore di Gesù Signore nella Chiesa del Dio vivente. Ogni Pastore deve sapere che lui semina il Vangelo non sulla strada, non tra i sassi, non tra le spine, non su un terreno fertile.
Lo semina invece sulla sabbia del mare. Quando sembra che tutto stia per produrre qualche frutto, subito viene l’onda selvaggia dell’eresia e della falsità a distruggere ogni cosa. L’Apostolo allora cosa fa? Inizia nuovamente a seminare il Vangelo in quei cuori devastati dalle molte falsità ed eresie, sapendo che ancora una volta l’onda selvaggia sarebbe ritornata a devastare quanto lui con grande fatica oggi ha riseminato. Ecco un suo forte monito ai Galati che erano passati ad un Vangelo diverso: “Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo.
Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo! (Cfr. Gal 1,6-17). Il Vangelo di Paolo è vero perché ricevuto direttamente da Gesù. Paolo ha realmente dato il suo cuore alla Scrittura e per esso tutta la Scrittura si è fatta viva, ha parlato, ha manifestato la sua divina ricchezza, ha svelato tutta la potente luce racchiusa in essa. Ha svelato tutta la luce di Cristo.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 16,15-20
L’Apostolo Paolo è il dono della misericordia del Signore non solo al mondo intero, ma infinitamente di più è la grazia più eccelsa fatta alla Chiesa. Per il suo zelo, il suo amore, la sua passione per Cristo Gesù il Vangelo in Lui si è rivestito di un nuovo vigore, di una nuova forza. Chi è ancora l’Apostolo Paolo? È colui che vivendo con il cuore del Padre, il cuore di Cristo, il cuore dello Spirito Santo nel suo cuore, con il suo cuore porta questi tre cuori nella Parola e tutta la Parola prende vita. Con il cuore di Paolo travasato in essa, la Scrittura parla dell’uomo e delle cose, del tempo e dell’eternità, della verità e della falsità, della vita e della morte in un modo altamente divino. Madre di Dio, aiutaci a dare vita alla Parola e fa’ che ogni Apostolo di Gesù si rivesta dello stesso zelo di Paolo.