Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 25 Dicembre 2021

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SABATO 25 DICEMBRE – NATALE DEL SIGNORE

«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

Dalla Palestina ora la scena della storia passa a Roma, capitale dell’Impero. L’Imperatore di Roma, Cesare Augusto, emana un decreto che ordina il censimento di tutta la terra. Qui entriamo nel mistero della storia, il cui unico Signore è Dio. Tutta la storia è governata dalla Provvidenza invisibile di Dio.  È questo il mistero che ci avvolge e che sovente ci lascia senza parola. L’obbedienza alla storia è il grande insegnamento che Gesù ci ha lasciato. Gesù si fece obbediente a Cesare al momento della sua nascita. Si fece obbediente al suo Governatore al momento della crocifissione. Si fece obbediente al momento della sua sepoltura. L’obbedienza alla storia è il vero annientamento di Cristo Gesù.

Viene specificato quando fu ordinato questo primo censimento: quando Quirinio era governatore della Siria. La nostra fede è una storia. La storia è il quadro che contiene la nostra fede. La nascita di Gesù è storia. Questa storia si inserisce nel grande quadro della storia universale. Parte di questa storia universale è Quirinio, l’allora governatore della Siria. Ognuno doveva essere censito nella sua città di origine. Tutti obbediscono a Cesare e tutti si recano per farsi censire. L’obbedienza è generale, universale.

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Giuseppe è della discendenza di Davide.  La città di Davide è Betlemme. Anche lui obbedisce all’Imperatore di Roma e dalla Galilea, dalla città di Nazaret si reca alla città di Davide che è Betlemme. Egli non può essere registrato se non come membro della casa e della famiglia di Davide. Questa è storia. Giuseppe è fedele obbediente alla storia.  Maria è incinta ed è sposa di Giuseppe. Anche Maria deve obbedire alla storia. Anche Lei, che è incinta, si deve recare a Betlemme per essere censita.  Mistero di Dio e della sua invisibile provvidenza, ma anche mistero dell’uomo e della sua obbedienza alla storia, nella quale agisce il Signore.

Maria e Giuseppe si trovano in Betlemme quando per Maria si compiono i giorni del parto. Non sono in viaggio. Sono in Betlemme. L’evento che ha spaccato la storia in due viene ora annunziato nel più semplice dei modi: in un solo versetto. Viene indicato il nudo fatto, il nudo evento, senza nulla aggiungere e nulla togliere: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”. Perché lo depone in una mangiatoia? “Perché per loro non c’era posto nell’alloggio”. Fin dal primo istante della sua esistenza terrena, Gesù rivela che lui è ospite, pellegrino, viandante in mezzo a noi. Fin dal primo istante della sua terrena esistenza veramente Gesù non ha un luogo dove posare il capo. Dobbiamo pensare che in Betlemme a Maria e a Giuseppe fu offerto, a motivo della loro povertà,  un rifugio dove potersi riparare dal freddo della notte.   A gente assai povera fu offerto un rifugio da poveri, in mezzo agli animali, come si faceva un tempo. Un po’ di paglia faceva da giaciglio e un mantello faceva da coperta. Maria e Giuseppe si fanno obbedienti alla legge dell’accoglienza. Accettano quanto viene loro offerto, con semplicità, ringraziando il Signore e benedicendolo, senza pretese, senza lamentarsi, senza alcuna esigenza. Così insegnano ad ogni uomo che il poco è sempre ricchezza per il cuore ricco di Dio.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 2,1-14

Nella regione di Betlemme ci sono alcuni pastori che vegliano sul loro gregge. Mentre loro vegliavano si presenta un angelo del Signore. Vengono avvolti dalla gloria del Signore, cioè dalla sua luce intensissima. È come se una nube di luce li avesse inglobati in essa. È questa vera teofania, o manifestazione di Dio. Dio veramente manifesta la sua gloria, la sua luce ai pastori. Il grande timore che prende i pastori attesta che si tratta di una vera teofania. È come se per un istante fossero immersi nel divino. Passano dal buio ad una grandissima luce, non distante da loro, o fuori di loro, ma immersi in essa. Dinanzi al Signore che si manifesta, l’uomo è sempre afferrato da un grande brivido di timore.  Che sarà mai? Cosa vorrà mai il Signore? Perché è venuto? Cosa mi chiede?

Ecco qual è la grande gioia che l’angelo è venuto ad annunziare loro: “In Betlemme, la città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.  Il Salvatore che nasce per “voi”, per il popolo, per ogni uomo è Il Messia Signore. Nasce un Salvatore. Il Salvatore che nasce è il Messia. Il Messia che è il Salvatore è il Signore, è Dio. Dio nasce per essere il Salvatore dei pastori, del popolo, del mondo intero. È il Salvatore ed il Messia. Salverà il suo popolo ed ogni uomo compiendo tutte le profezie sul Messia di Dio proferite nell’Antico Testamento. In queste tre parole: Salvatore, Cristo, Signore è contenuto tutto il mistero di Gesù che è nato. Il Salvatore è il Messia, il Messia è il Signore, il Signore è il Figlio di Maria che è nato. Il Signore, Dio nasce nella carne, nasce perché si è fatto uomo. Il Salvatore non nasce per se stesso come ogni altro uomo; nasce per portare la salvezza ad ogni uomo. Lui è il solo che è nato per noi. La missione del Salvatore, del Messia, del Figlio di Dio che è nato è già scritta nella sua nascita: Egli è nato per noi, per la nostra salvezza, per la nostra redenzione. Nasce per morire per noi, al posto nostro. È questo il suo mistero e la sua vocazione. Nasce per vivere per noi, per noi camminare, predicare, soffrire la fame ed il caldo, la stanchezza ed ogni altra sofferenza. Come faranno i pastori a conoscere il Salvatore che è nato per loro? L’angelo dona loro un segno: “Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Se tutti i bambini del mondo appena nascono vengono avvolti in fasce, di sicuro sono pochi, o addirittura nessuno che è adagiato in una mangiatoia. La mangiatoia è un segno inconfondibile, facilmente riconoscibile. Loro possono andare. Non si sbaglieranno. Lo troveranno e lo riconosceranno. È il bambino adagiato in una mangiatoia il loro Salvatore, il loro Messia, il loro Signore.

A Dio viene data ogni gloria nel più alto dei cieli. Tutti i cieli, i cieli dei cieli, devono riconoscere la grande opera compiuta dal Signore. L’Incarnazione è l’opera più grande della stessa creazione. È l’opera delle opere di Dio. La grandezza di questa opera è la vera gloria di Dio. A Lui bisogna tributarla, renderla, proclamandola e cantandola. Da questa opera di Dio nasce la pace sulla terra. La pace però non è per tutti. È solo per coloro che sono amati da Dio. Chi è amato da Dio? Tutti coloro che si lasciano rigenerare nelle acque del battesimo e divengono suoi figli di adozione. Per costoro nasce la pace sulla terra, che è il frutto della grazia e della verità di Cristo Gesù, del Messia che questa notte è nato e che i pastori troveranno adagiato in una mangiatoia. Che anche oggi venga l’Angelo del Signore e riveli ad ogni discepolo di Gesù che è venuto al mondo il suo Salvatore. Lo riconosceremo nel volto del Crocifisso.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.