E il Verbo si fece carne
NATALE DEL SIGNORE 25 DICEMBRE (Gv 1,1-18)
Il primo che volle farsi Dio è stato Lucifero. Nessuna creatura può farsi Dio. Quanto è stato fatto da Dio mancherà sempre dell’eternità e della divinità, dell’onnipotenza, della signoria. Dio è eterno, divino, onnipotente, signore, creatore. Da luce, dallo splendore quasi divino, divenne tenebra e fu scaraventato nell’inferno, nella perdizione eterna. Per invidia ha ingannato la donna, anche lei volle farsi come Dio. Si trovò nella morte dell’anima, dello spirito, del corpo. Da lei nascono uomini nella morte e non nella vita. Come nessuna creatura mai potrà darsi l’eternità e la divinità, così nessuna creatura potrà mai darsi la vita, se è precipitata nella morte. Solo Dio può dare vita a chi è morto e luce a chi è tenebra, santità a chi è nel peccato e libertà a chi vive nella schiavitù. Ma l’uomo, disobbedendo al Signore, ha infranto la giustizia che va necessariamente riparata. Chi la può riparare è solo Dio. Chi la deve riparare però è solo l’uomo. Ecco che il Signore manifesta tutto il suo amore: il Figlio Unigenito del Padre si fa carne, assume su di sé tutti i peccati del mondo e li espia sulla croce. La giustizia viene riparata. Il nostro Dio può ora colmarci di vita, non di quella vita che avevamo prima, ma della sua stessa vita. Il Verbo si fa carne per farci vita della sua vita, vita dalla sua vita, ma anche vita con la sua vita e per la sua vita. Lo Spirito Santo nelle acque del battesimo ci fa creature nuove e figli del Padre nel Figlio suo Gesù Cristo. Ora la vita di Dio è nostra vita. Con essa dobbiamo produrre i frutti della natura divina e non più quelli del peccato o le opere della carne. È la nostra vocazione santa fino alla morte.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Perché ogni uomo possa divenire vita divina in Cristo Gesù, occorre l’opera di tutto il corpo di Cristo. Ogni membro del corpo di Cristo per la sua parte deve cooperare con gli Apostoli perché tutti possano divenire figli del Padre nel Figlio suo Gesù Cristo. La missione evangelizzatrice necessita della missione creatrice della nuova creatura che è propria dell’Apostolo di Cristo. La missione creatrice ha bisogno della missione santificatrice anch’essa propria degli Apostoli e infine della missione di governo o di conduzione della nuova creatura fino ai pascoli eterni del cielo che è anche questa missione propria degli Apostoli di Cristo Gesù. Senza la comunione gerarchica con gli Apostoli si rende vana l’incarnazione del Figlio Eterno del Padre. Ecco perché la missione di salvezza mai si potrà compiere senza l’Apostolo che dona lo Spirito Santo e plasma l’uomo con una speciale conformazione a Cristo, nel suo corpo, nella sua vita. Ma qui usciamo dal campo della razionalità umana o di ogni altra scienza o sapienza o intelligenza ed entriamo nel campo della purissima fede. Ed è questo oggi il limite dell’uomo moderno: la sua difficoltà ad uscire da se stesso per aprirsi al mistero, al divino, al trascendente. Non vuole più ciò che non è frutto della sua mente.
Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate che accogliamo con fede pura il mistero.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.