Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 24 Ottobre 2022

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LUNEDÌ 24 OTTOBRE – TRENTESIMA SETTIMANA T. O . [C]

«Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».

Cristo Gesù, pieno di Spirito Santo, agisce con sapienza di Spirito Santo. In ogni momento sa quale opera compiere con la più grande prudenza che gli suggerisce lo Spirito del Signore che è in Lui. Senza lo Spirito di Dio, la nostra misericordia sarà sempre secondo la carne, mai secondo le esigenze del Padre celeste, mai secondo il suo comando di amore. Sarà una misericordia che né redime e né salva. Sarà una misericordia che manca della sua verità, finalità, luce, santità.

Solo una misericordia santa attrae i cuori a Dio, li conduce a Lui. Li fa credere e sperare nel suo amore. La vera misericordia può essere solo opera di Dio in noi per mezzo del suo Santo Spirito. La vera misericordia non è un moto che nasce dal nostro cuore. Deve essere purissima obbedienza alla volontà di Dio ed è obbedienza se avviene nel rispetto del ministero, della missione, dei carismi con i quali il Signore ci ha arricchiti.

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In Dio mai potrà esserci contraddizione tra missione, ministero, carisma, misericordia, carità, amore, opera di santità. Se Dio ha creato un albero perché produca un frutto, non può chiedere a quest’albero che ne produca un altro. Così se ha creato il Presbitero perché produca il frutto del dono della grazia e della verità, non può chiedergli che produca altri frutti.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 13,10-17

La misericordia di Dio non si esaurisce in una sola opera, ma è la comunione di molti ministeri, molti carismi, molte missioni. Vi è comunione se vi è rispetto del carisma, del ministero, della missione non degli altri, ma nostra. La vera misericordia inizia quando ognuno chiede il rispetto di ciò che Dio ha fatto di Lui, il rispetto del ministero e del carisma che il Signore gli ha affidato. Farsi rispettare è l’inizio della misericordia.

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Non farsi rispettare è assenza di vera misericordia. Un presbitero può anche occuparsi del corpo dei suoi fratelli. La sua è però misericordia vana. È vana la sua misericordia, perché sottrae il tempo alla misericordia vera, a quella verso lo spirito e l’anima, i cui benefici saranno anche sul corpo.

Per una misericordia falsa trascura la misericordia vera. Così dicasi del laico, o del non presbitero che volesse consegnarsi alla cura delle anime e dello spirito, senza aver ricevuto il mandato da Dio. Vivrebbe una misericordia falsa, trascurando quella vera che lo vuole occupato nelle cose del corpo. Per le cose dello spirito, può dare qualche saggio consiglio, ma poi dovrà mandare dal presbitero, incaricato a dare la misericordia vera: la luce della Parola e l’immersione piena nella grazia e nella verità di Gesù Signore.

Gesù apparentemente sta guarendo un corpo. Invece lui sta guarendo tutti i cuori, tutti i pensieri, tutte le volontà, che si privano della vera misericordia per una cattiva, anzi pessima interpretazione della legge del Padre suo. Il miracolo è solo modalità usata da Gesù per insegnare al suo popolo che l’amore verso l’uomo supera quello riservato ad un animale. Gli uomini di ogni tempo invece creano leggi di misericordia per gli animali mentre le aboliscono per i loro fratelli. È stoltezza di amore.

Chi non è guidato, mosso, condotto dallo Spirito Santo, sarà sempre un cattivo interprete del Vangelo. Dalla cattiva interpretazione della Parola del Signore mai si potrà amare dalla volontà del Signore. Si amerà dalla volontà dell’uomo, ma sarà sempre un amore non di salvezza, non di redenzione, non di giustificazione. Sarà un amore che non dona vita.

È questa la differenza tra l’amore di Gesù, governato dallo Spirito Santo, e l’amore di scribi e di farisei. Quello dei farisei era un amore che si dava da fare per salvare un asino o un bue caduto in un pozzo, ma nulla faceva per salvare una donna che era afflitta da un male incurabile e per di più da molti anni. È lo stesso amore dei padroni dei porci affidati al figlio minore della Parabola evangelica. Per i porci c’era cibo in abbondanza. Per il custode dei porci non vi era neanche una carruba.

Oggi non si ha un amore sconfinato per gli animali, mentre si abbandonano milioni e milioni di persone alla fame, alla nudità, alla malattia, alla sofferenza indicibile? Che amore abbiamo verso l’uomo se prima lo concepiamo e poi lo uccidiamo? E noi sappiamo che ogni anno si uccidono milioni e milioni di bambini appena concepiti. Tutto questo attesta che non siamo guidati dallo Spirito Santo. Il nostro non è amore. È solo istinto di peccato e impulso di un cuore senza Dio.

Vergine Maria, Madre di Dio, ottienici la saggezza viva dell’amore.

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