Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Scribi e farisei sono costituiti ministri della vera salvezza, religione e fede, vera Parola del Signore, vera giustizia. Corrompendo il ministero loro affidato da Dio, anziché essere strumenti di salvezza, si sono trasformati in strumenti di perdizione. Il peccato è gravissimo. Da acqua di vita eterna sono divenuti acqua di perdizione eterna. Hanno dato la loro acqua come acqua di vita, invece era solo acqua di morte. Alla menzogna, all’inganno, alla loro corruzione si aggiunge la perdizione del gregge del Signore. Per loro colpa, il gregge perde la via della vera salvezza. Ecco il primo loro grande peccato. Essi chiudono il regno dei cieli davanti alla gente. Chiuso il regno, essi non entrano. Fin qui sarebbe un peccato personale. Diviene peccato contro il gregge perché si impedisce al gregge di entrare. Ecco il duplice peccato: voi chiudete il regno dei cieli davanti alla gente. Di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Il ministro di Dio sempre deve aprire le porte del regno e aiutare ad entrare. Questa è la verità del suo ministero. Il ministero è corrotto quando chi lo esercita non entra e non permette che vi si entri.
Avendo farisei e scribi corrotto il loro ministero, non possono più usarlo a servizio del regno. Per loro il regno dei cieli è chiuso davanti ad ogni uomo. A che serve allora la missione? Se il ministero è corrotto anche la missione produce frutti di corruzione. Essi percorrono il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendono degno della Geènna due volte più di loro. Si lavora per l’inferno. Questo peccato è ancora più grave del primo. Mentre nel primo peccato si impediva ai figli d’Israele di entrare nel regno, ma erano figli del regno, qui si cercano altri figli per il regno, ma li si conduce nella perdizione della Geènna. Si vive una missione per la perdizione eterna. Anziché lasciare l’altro nella sua religione “di natura”, nella quale la salvezza è dalla coscienza, lo si porta nella religione della Parola, ma per farlo divenire figlio dalla religione corrotta. Passando dalla coscienza alla Parola, non si è più giudicati dalla coscienza, ma dalla Parola. Dio non giudica dalla Parola corrotta, trasformata, alterata, modificata. Lui giudica dalla Parola, così come essa è uscita dalla sua bocca. È questo il motivo per cui se ne fa un figlio della Geènna il doppio di loro. Chi abbraccia la Parola secondo la Parola sarà giudicato. E chi accoglie il Vangelo secondo il Vangelo sarà salvato o condannato. La Parola obbliga alla Parola.
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Ora Gesù con alcuni fatti concreti rivela fin dove giunge l’ipocrisia, la stoltezza, l’insipienza dell’insegnamento di scribi e farisei. Si tratta di un insegnamento senza alcuna logica di verità, sapienza, intelligenza, conoscenza, luce. Ecco il primo esempio di cecità. Se uno giura per il tempio, non conta nulla. Uno può giurare per il tempio, che è la casa di Dio, il luogo della sua gloria, e il suo giuramento è senza alcun valore. Ha giurato, ma non è obbligato. Invece, se uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato. Tutti comprendiamo che l’oro è solo un abbellimento della casa di Dio, ma non è la casa di Dio, non è il trono della sua gloria. Serve solo per adornare. È un elemento di decoro. È evidente che ci troviamo di fronte ad un totale capovolgimento della verità. L’oro diviene elemento primario. Il tempio elemento secondario. L’oro assurge ad essenza. Il tempio ad accidente. È grande stoltezza e cecità spirituale. Chi è preposto all’insegnamento è obbligato a non cadere nella trappola di dichiarare l’essenziale secondario e il secondario essenziale, altrimenti la trasgressione della Legge è cosa da niente e il niente è fatto cosa grave. Capita spesso che la coscienza del cristiano consideri l’aborto, il divorzio, l’eutanasia, ogni altro disordine morale una bazzecola, mentre poi della trasgressione di un fioretto se ne fa un caso gravissimo di coscienza. Questo accade sempre quando ci si separa dallo Spirito Santo. Ci si separa con il peccato. Separati da Lui, manchiamo di ogni suo dono. Si è dalla carne. Questa verità mai va dimenticata. La saggezza è sempre un dono attuale dello Spirito Santo. La comunione con lo Spirito Santo avviene nella Legge, nei Comandamenti, nella Parola. Si è fuori dalla Parola, si è fuori dalla sapienza. Quando siamo governati dalla stoltezza, dall’insipienza, quando la cecità spirituale ci avvolge, è il segno che siamo fuori dalla Parola, dalla Legge, dai Comandamenti.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 23,13-22
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.
È evidente che Gesù può dire queste cose, perché possiede un vero discernimento. Lui è pieno di Spirito Santo e ogni giorno cresce in grazia e verità. Se Lui non fosse pieno di Spirito Santo, non giungerebbe a tanto. Nessuno può entrare nella conoscenza della verità e volontà di Dio se non per lo Spirito Santo, nello Spirito. Lo Spirito in Cristo opera dall’obbedienza al Padre che in Lui è perfettissima. Ad ogni Parola del Padre il suo sì è pieno, totale.
Separato l’essenziale dall’accidentale e il primario dal secondario, Gesù afferma la verità sul giuramento. Chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. Il tempio è la casa di Dio, la sua dimora santa sulla terra. Così dicendo, Gesù dona verità alla verità, sapienza alla sapienza, giustizia alla giustizia. L’oro non è il tempio. Il tempio non è l’oro. Non è l’oro la casa di Dio, ma il tempio. L’oro è solo un materiale di abbellimento, un segno di bellezza. Non è sulla cecità degli scribi e dei farisei che si deve puntare, ma sulle causa di una così grande cecità. Conoscendo la causa, conosceremo come evitare di cadere nella stessa cecità o in una ancora più grande. La causa è una sola. Questo avverrà, è avvenuto, avviene sempre quando si esce dall’obbedienza alla Parola del Signore. Si esce dalla Parola, si esce dallo Spirito Santo, si entra nella cecità. Vale anche per gli scribi e i farisei del Nuovo Testamento.
Perché Gesù sta insistendo così tanto su questa particolare cecità degli scribi e dei farisei? Perché essa è altamente rivelatrice del loro stato spirituale. Si tratta dell’osservanza di uno dei più alti Comandamenti della Legge del Sinai. Il Secondo Comandamento vietava di nominare il nome di Dio invano. Quando lo si chiamava a testimone in giuramento, la parola giurata obbliga sempre per sempre. Non vi erano motivi per non mantenere quanto giurato. Se si è incapaci di vero discernimento per stabilire la validità di un giuramento, vi potrà essere sapienza per operare un sano discernimento sugli altri? È impossibile. Sappiamo che anche sul Quarto Comandamento vi era cecità. Farisei e scribi non sono ciechi solo su una cosa. Sono ciechi su ogni cosa. Il loro discernimento è opera di ciechi. Per questo Gesù aggiunge: “E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”. Quanto Gesù dice per scribi e farisei vale anche per i suoi discepoli. Lo ha già detto nel Discorso della Montagna: “Se la luce che è in te diviene tenebra, quanto grande sarà la tua tenebra!”. Un sale insipido non può più essere salato. Siamo tutti avvisati. Usciamo dalla Parola e subito usciamo dallo Spirito Santo. Si esce dallo Spirito Santo, si è ciechi e guide di ciechi. Chi vuole conservare la vista dello Spirito di Dio deve sempre rimanere, abitare nella Parola. Madre di Dio, tu che custodivi ogni Parola del Figlio tuo, meditandola nel tuo cuore, fa’ che anche noi viviamo secondo questa tua divina sapienza.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.