Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 22 Ottobre 2022

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SABATO 22  OTTOBRE – VENTINOVESIMA SETTIMANA T. O . [C]

Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”.

Il popolo del Signore è sterile, non produce frutti. Esso è ammalato. Va curato. Perché la cura produca effetti di immediata guarigione è necessario che chi fa la diagnosi sia il Signore e anche Lui sia il medico che indichi quale sia la medicina o il rimedio più efficace. La Scrittura ci rivela che oltre al Signore che viene per curare o anche per tagliare, vi deve essere un secondo agente, anche lui necessario perché l’albero possa produrre molti frutti. Questo secondo agente è l’uomo. A lui è chiesto di intercedere, ma anche di servire la cura all’ammalato.

Il Signore vede Caino gravemente ammalato di invidia e concupiscenza, di bramosia mortale. Viene e gli detta la cura. Tu devi dominare la tua bramosia, anche se essa è accovacciata alla porta del tuo cuore: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai» (Gen 4,6-7). Vede l’umanità ammalata di peccato e deve intervenire drasticamente. Suggerisce a Noè cosa fare perché l’umanità possa continuare a vivere. Vede Babele e la sua torre, scende e confonde le lingue. Vuole dare una svolta all’umanità e chiama Abramo. Scende per distruggere Sodoma e Gomorra ed Abramo intercede perché la città non venga distrutta.

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Il suo popolo nel deserto ha peccato di idolatria, Lui lo vuole abbandonare. Mosè interviene, prega, ottiene la grazia. Sempre il popolo si immerge nel peccato e il Signore gli manda i suoi molti curatori che sono i profeti. È questo l’agire del Signore: curare il suo popolo. Ma anche è questo l’agire di chi ama il popolo del Signore: chiedere al Signore del tempo per curarlo meglio. La cura è fatta di opere e di parole. Opere e parole sono del Signore. Se sono cure e parole decise dall’uomo, la malattia si aggrava.

Quando il popolo esce dalla purissima verità del Signore sempre diviene infruttuoso. Chi vuole che il popolo produca frutti di salvezza, redenzione, misericordia, carità, lo deve illuminare con la luce della verità del Signore Dio. I figli di Israele sono confusi, non conoscono la verità. Si ritengono giusti, perché su di essi non è caduta la torre di Siloe e anche perché Pilato ha risparmiato la loro vita. Non si è giusti perché si è in vita. Lo si è, se si abita nella Parola del Signore. Chi è nella Parola, che viva o che muoia, è giusto. Chi è fuori della Parola, che viva o che muoia, è nell’ingiustizia, nelle tenebre. Oggi tutto il popolo di Dio ha bisogno di conversione. Non è nella Parola del suo Signore. Vive di “verità artificiali”, di “teologie inventate”, di “morali immorali”, di religione a misura d’uomo, perché giustificatrice di ogni peccato. Quest’albero va curato. Ma chi deve curarlo? Di certo l’albero non si può curare da se stesso.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 13,1-9

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La storia della salvezza ci rivela che è stato sempre il Signore a chiamare chi mandare per la cura dell’albero. Lui ha chiamato Noè, Abramo, Mosè, i Profeti. Ha mandato il suo Figlio Unigenito, il Medico divino, per la cura del suo popolo. Gesù ha mandato i suoi apostoli, la sua Chiesa. Ha anche chiamato Paolo che non era sua Chiesa e lo ha fatto apostolo della sua salvezza. Chi sono oggi coloro che devono curare il corpo di Cristo e portare tutto il mondo nel corpo di Cristo, perché è il solo corpo nel quale abbonda ogni vita?

Sono Apostoli, Profeti, Dottori, Maestri, Evangelisti. È ogni membro del corpo di Cristo che vive nella santità, nella verità, nella carità, nella fede, nella speranza di Cristo Gesù. Chi vuole curare il corpo di Cristo e portare il mondo nel corpo di Cristo mai deve parlare e agire dal suo cuore. Deve parlare e agire dal cuore di Cristo, dello Spirito Santo, della Vergine Maria. Deve parlare dal cuore del Vangelo. Al popolo del Signore ammalato non si può parlare dal nostro cuore, anch’esso ammalato. Si deve parlare dal cuore dello Spirito Santo e per questo è necessario che sia lo stesso Spirito Santo a parlare.

Lo Spirito Santo parla attraverso chi si consegna totalmente a Lui, ponendosi tutto nelle sue mani, per compiere solo la sua volontà. Perché la consegna sia piena occorre una moralità altissima. Anche questa moralità è il frutto dello Spirito, la sua opera, in chi si consegna a Lui senza alcun pensiero o reticenza.  Pensare di curare l’ammalato, se noi stessi siamo bisognosi di cura, è solo stoltezza. Madre di Dio, facci pieni di grazia e di verità.

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