Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!
Leggi il brano del Vangelo di † Mt 7, 6.12-14
La via che conduce al regno eterno di Dio è fatta di obbedienza alla Parola del Signore. Se la via dura cinquant’anni, l’obbedienza dovrà essere lunga cinquant’anni. Se la via è lunga trenta anni, l’obbedienza dovrà essere di trent’anni. L’ultima obbedienza di oggi conferma tutte le obbedienze di ieri e prepara il nostro cuore a compiere l’obbedienza di domani. Questo significa che il giusto cammina di fede in fede, di verità in verità. Lui cammina di fede in fede, sorretto dallo Spirito Santo e confortato dalla grazia di Cristo Gesù: “Io infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: Il giusto per fede vivrà” (Rm 1,16-17).
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È la via santa del cristiano: da fede a fede, da obbedienza a obbedienza, da verità a verità. Questo cammino sempre sotto mozione e conduzione dello Spirito Santo produce una storia sempre nuova. Il completamento però del fine per cui si obbedisce è dato sempre dall’ultima obbedienza. Rivela la Lettera agli Ebrei: “Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo. Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì come è detto in un altro passo: Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek. Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek (Eb 5,1-10).
E ancora: “Entrando nel mondo, Cristo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà». Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre (Eb 10,5-10).
Se Gesù non avesse offerto al Padre la sua ultima obbedienza, a nulla sarebbe servita l’Incarnazione e nulla sarebbero serviti tutti i miracoli e gli insegnamenti da Lui operati. Solo per l’ultima obbedienza siamo stati redenti e salvati. A nulla serve aver iniziato ad obbedire. A nulla serve perseverare fino ad un particolare giorno della nostra vita. Si deve perseverare sino alla fine. Per questo Satana tenta Cristo Gesù perché non vada in croce, perché non compia l’ultima obbedienza. Se ci fosse riuscito, la redenzione mai si sarebbe compiuta. Cristo Gesù si sprofonda nella preghiera, vince Satana, si avvia verso la croce: “Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Lc 22,39-46). Non si vive l’ultima obbedienza e tutto si perde. Per questo Gesù dice: “E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22), All’ultima obbedienza di oggi sempre si deve aggiungere l’ultima obbedienza di domani. L’obbedienza è alla Parola. È alla fede. È alla verità. È allo Spirito Santo. È alle sue molteplici modalità di parlare al nostro cuore.
LEGGIAMO IL TESTO di Mt 7,6.12-14
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!
Nella fede cristiana, tutto deve avvenire nell’obbedienza alla Parola. Si predica la Parola. La si annuncia. La si proclama. Si invita a credere in essa. Ad accoglierla nel proprio cuore. Accolta la Parola come perenne via sulla quale sempre camminare, si dona la grazia del battesimo. A chi è battezzato si aggiunge poi la grazia che scaturisce da ogni altro sacramento. Si rimane nell’obbedienza alla Parola, sempre si può accedere all’Eucaristia. Si esce dall’obbedienza, prima si ritorna nella grazia attraverso il sacramento della Penitenza o Confessione e poi si può accedere All’eucaristia. Senza la nostra permanenza nella Parola, non ci si può accostare all’Eucaristia. Ecco perché Gesù dice: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”.
Tutto inizia dal custodire santamente la Parola nel nostro cuore. Ecco l’insegnamento che viene a noi dallo Spirito Santo: “Chi custodisce santamente le cose sante sarà riconosciuto santo, e quanti le avranno apprese vi troveranno una difesa. Bramate, pertanto, le mie parole, desideratele e ne sarete istruiti. La sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano. Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano. Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta. Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta, chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni; poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro (Sap 6,10-16).
Chi vuole cercare Dio deve cercare la sua Parola. Chi vuole conoscere Dio deve conoscere la sua Parola. Ma anche chi vuole dare Dio deve dare la sua Parola e chi vuole che Dio sia conosciuto deve far conoscere la sua Parola. Ogni non conoscenza della Parola è non conoscenza di Dio e ogni dono non fatto della Parola è Dio che non viene donato. Se la Parola viene elusa è Dio che viene eluso e se la Parola viene alterata è la conoscenza di Dio che viene alterata. A chi non vuole la Parola, a chi la rifiuta, a chi la combatte, a chi si oppone ad essa, nessuna grazia potrà essere donata. Chi la dona commette grave peccato di sacrilegio. Se nel cuore non abita Dio, perché non abita la sua Parola, mai vi potrà abitare la grazia di Dio. Oggi stiamo vivendo una religione assai strana. Da un lato c’è un distacco generalizzato dalla Parola. La Parola di Dio è stata sostituita, è sostituita dalla parola dell’uomo. Dall’altro lato ci si appella a Dio perché ci conceda ogni dono di grazia. Ci si accosta anche ai sacramenti come per sigillare attraverso di essi il nostro distacco, il nostro rifiuto, la nostra opposizione alla Parola. Così facendo non custodiamo santamente le cose sante.
Madre Santa, tu che hai custodito in modo santissimo la Parola di Dio nel tuo cuore, aiutaci. Fa’ che anche noi la custodiamo in modo santissimo.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.