Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2021

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Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.

Gesù esce di casa. Si siede in riva al mare. È lo spazio ideale per poter parlare a molta gente. Tutto ciò che Gesù fa, lo fa sempre con somma sapienza, saggezza, intelligenza. Gesù sa sempre cosa fare, dove farlo, perché farlo. Niente in Lui è occasionale. Tutto avviene in Lui per comunione purissima con la Volontà del Padre, nello Spirito Santo. La folla che si raccoglie attorno a Lui è tanta, molta. Come fare per parlare ad essa e far sì che tutti possano ascoltare le sue parole? Sale su una barca. Si discosta qualche metro da terra. Si pone a sedere. Sedendosi, Gesù mostra loro di essere il vero Maestro. Così può parlare a tutti e tutti lo possono ascoltare. Ad ognuno può giungere la voce che rivela e svela i misteri di Dio. Chi parla e chi ascolta devono potersi vedere. Gesù deve vedere perché non solo parla con la bocca, parla anche con lo sguardo. Il suo sguardo può dire più che mille parole. Tutti coloro che ascoltano devono vedere Gesù, perché gesti e parole sono una cosa sola. A volte un gesto illumina la parola e le dona il suo vero significato. Questo ci dice che dobbiamo parlare sempre con sapienza, saggezza, intelligenza, accortezza. Molta predicazione è fatta male, perché priva di ogni sapienza, ogni saggezza, ogni intelligenza. Molta predicazione è fatta male, perché chi ascolta non sente neanche le parole e chi parla neanche le pronunzia. L’uso della Parola è essenziale, fondamentale, specie oggi in cui la parola è tutto e tutto si fonda sull’uso della parola. Anche in questo Gesù ci deve fare sempre da Maestro. Studiare come Lui parlava è via santa e giusta per donare in modo santo e giusto la parola ad ogni cuore.

La parabola è linguaggio semplice, per immagini. È facilmente assimilabile. Si imprime con facilità nel cuore e nella mente. La si può con altrettanta facilità raccontare. L’immagine e la semplicità sono le sue caratteristiche principali. Consente anche di nascondere in essa tutto il mistero di Dio e dell’uomo. In tal senso è anche linguaggio di altissima prudenza. Chi deve comprendere comprende, chi invece non deve comprendere di certo non comprenderà. Divina prudenza di Gesù, somma e altissima saggezza ed intelligenza! Lui è il più saggio tra i figli degli uomini. Lui è il Saggio, perché Lui è Dio che parla con bocca e con cuore di vero uomo. La prima parabola narra di un seminatore che esce per seminare. Il suo comportamento è ben diverso da quello di tutti gli altri seminatori della terra. Questo seminatore non guarda la qualità del terreno. Lui semina dappertutto, in ogni luogo. La sua caratteristica è l’universalità. Lui è un seminatore universale.  Dove c’è suolo lì c’è posto perché lui sparga il suo seme. Questa universalità è giusto che noi ce la ricordiamo, la imprimiamo nella mente, la scriviamo nel cuore.

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LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Se la peculiarità di questo seminatore è l’universalità, è giusto che si pensi sempre ad essa e che mai ce la togliamo dalla mente e dal cuore. Il suolo è strada. Anche sulla strada lui sparge il suo seme. Sulla strada il seme rimane scoperto. Gli uccelli vengono e lo divorano. A che serve seminare se poi il seme verrà divorato dagli uccelli? La Parola non deve essere negata ad alcuno. Tutti gli uomini devono riceverla.  Essa deve essere data sempre, a tutti. È compito di chi riceve il dono far sì che esso non venga divorato dagli uccelli. Nessuno può decidere a chi dare e a chi non dare il seme. Sarebbe un gravissimo arbitrio. Questa verità è l’essenza del Vangelo. Il Vangelo deve essere dato ad ogni creatura. 

Continuando la seminagione, questa volta il seme cade su un terreno pieno di sassi. Tra i sassi non c’è molta terra. Il seme però riesce a germogliare ugualmente, a causa del terreno che non è profondo. Seconda verità da tenere in debita considerazione: nel primo terreno il seme neanche è spuntato. In questo secondo già spunta, comincia quasi a crescere. In questo secondo terreno ci sono segni di vita. È una cosa altamente positiva. Questa vita però non resiste al sole cocente del giorno. Questa vita secca perché non ha radici profonde. Dal primo e dal secondo terreno troviamo già due importanti elementi necessari al seme perché possa produrre frutti. Il primo elemento ci dice che su nessuna strada potrà mai crescere il buon seme. Il secondo ci insegna che  occorrono delle buone radici se si vuole vincere e superare la calura del sole. Sappiamo ora come comportarci pastoralmente. Se lasciamo i terreni così come sono, mai si potrà raccogliere un qualche buon frutto.

Il terzo terreno apparentemente sembra essere buono. Ma in esso vi sono molte spine. Le spine hanno una vitalità più forte di quella del seme. Esse crescono più rigogliose e soffocano quanto è stato seminato. Neanche su questo terreno potrà mai maturare un qualche buon frutto. Il terreno è buono. Il seme potrebbe anche maturare buoni frutti. Solo che in esso c’è una vita selvaggia più forte, più energica, più rigogliosa. È quest’altra vita che bisogna estirpare, se si vuole che il buon seme produca buoni frutti.  È verità: più rigogliosa è questa seconda vita, più rigogliosa si lascia che diventi, meno speranze abbiamo di raccogliere un qualche buon frutto. Spine e grano in uno stesso campo non possono convivere. Se lasciamo che spine e grano convivano, la vita selvaggia delle spine soffocherà la vita del buon seme. Spine e grano nello stesso cuore, mai potranno coabitare e crescere insieme. Le spine soffocheranno sempre il buon grano. Nessuno mai pensi che sarà il buon grano a soffocare le spine. Sono sempre le spine che soffocheranno il buon grano. Siamo avvisati.

La buona terra dona frutto. C’è però una particolarità che dobbiamo mettere in evidenza. Non ogni seme produce allo stesso modo. Ogni seme ha la sua propria produzione. Chi produce al trenta, chi al sessanta, chi al cento. Anche questa verità è assai importante per la pastorale. Non ogni cuore produce alla maniera degli altri cuori. Sapendo questo, è giusto che si rispetti la natura del cuore. Non c’è imitazione nella quantità. La quantità appartiene al seme, non al terreno. Anche di questa verità è giusto che ci si ricordi sempre. Con essa nel cuore possiamo evitare molti errori nella relazione con le persone.

Gesù ha parlato. Noi abbiamo ascoltato le sue parole. Di esse abbiamo compreso qualcosa. Non abbiamo però compreso tutto, in pienezza di verità. Alcune cose però le abbiamo messe nel cuore. Abbiamo avuto orecchi per intendere e abbiamo inteso. Abbiamo inteso tutto? No di certo. Possiamo intendere tutto? Sicuro che lo possiamo. A condizione che siamo di buona volontà e che ci lasciamo aiutare da Cristo Gesù. La parabola ci ha fatto entrare in comunione con Lui. A noi adesso il compito di aprire il dialogo, o di chiuderlo. A noi la responsabilità della piena comprensione, oppure di fermarci a questo primo sommario approccio con le parole del Maestro. Se apriamo il dialogo con Gesù, ci apriamo al mistero contenuto nelle sue parole. Se ci chiudiamo al dialogo, ci chiudiamo anche al mistero. Il dialogo è desiderio di conoscenza, di verità, di sapienza, di intelligenza, di più grande saggezza. Il dialogo è umiltà, profonda umiltà dinanzi a Colui che sa e conosce il mistero e che è il solo che ce lo può rivelare. Senza l’umiltà di lasciarsi illuminare mai ci potrà essere vero dialogo. C’è contrapposizione, dialettica, muro contro muro, parola contro parola, uomo contro uomo. Senza umiltà mai ci potrà essere dialogo e senza dialogo mai si perverrà alla conoscenza della verità. Madre Di Dio, fa’ che comprendiamo ogni Parola del Figlio tuo.

Fonte | @MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.