Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 21 Giugno 2021

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Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

Leggi il brano del Vangelo di † Mt 7, 1-5

Urge operare una netta distinzione tra giudizio e discernimento. Il discernimento è opera della sapienza, dell’intelligenza, della scienza dello Spirito Santo in noi per separare con taglio netto il bene dal male, le tenebre dalla luce, la giustizia e l’ingiustizia, l’equità e l’iniquità. Tutto però dovrà essere fatto secondo il metro unico e universale che è la Parola del Signore, non però secondo una Parola immaginata, ma secondo la Parola che è stata scritta sulle due tavole di pietra e anche sul papiro, sulla pergamena, sulla carta. Ecco il comando dato dal Signore ai suoi sacerdoti: “Il Signore parlò ad Aronne dicendo: «Non bevete vino o bevanda inebriante, né tu né i tuoi figli, quando dovete entrare nella tenda del convegno, perché non moriate. Sarà una legge perenne, di generazione in generazione. Questo perché possiate distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è impuro da ciò che è puro, e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha dato loro per mezzo di Mosè» (Lev 10,8-11).

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Chi nella Chiesa di Dio è preposto al discernimento – ogni cristiano è obbligato al discernimento per sé e per gli altri in relazione al suo ministero che esercita e che gli è stato dato dallo Spirito Santo – deve esercitarlo con grande imparzialità e con scienza e conoscenza perfetta, altrimenti si rende responsabile di ogni peccato che il mancato discernimento lascia che si commetta. Così il Signore ai figli di Levi: “La mia alleanza con lui era alleanza di vita e di benessere, che io gli concessi, e anche di timore, ed egli mi temette ed ebbe riverenza del mio nome. Un insegnamento veritiero era sulla sua bocca né c’era falsità sulle sue labbra; con pace e rettitudine ha camminato davanti a me e ha fatto allontanare molti dal male. Infatti le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca insegnamento, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti. Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento (Mal 2,1-9). Sono parole che meritano tutta la nostra attenzione, specie in questi tempi in cui ormai regna la più alta confusione tra ciò che è giudizio e ciò che invece è necessario, indispensabile discernimento.

La distinzione tra ciò che è volontà di Dio e ciò che non è volontà di Dio è sottoposta anche alla correzione fraterna: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” (Mt 18,15-18). Ecco come l’Apostolo Paolo corregge un fratello che aveva peccato contro di lui.

Aveva peccato contro di lui, perché aveva offeso gravissimamente il corpo di Cristo, che è il suo corpo, cioè il corpo di Paolo: “Si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile! Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore.

Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell’immoralità. Non mi riferivo però agli immorali di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro: con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi! (1Cor 5,1-13).

Il discernimento sul fondamento del Vangelo – ciò che stai facendo non è secondo né la lettera e né lo spirito del Vangelo – è obbligo per quanti sono preposti a reggere la Chiesa di Dio. Senza discernimento perfetto, tutta la comunità ben presto sarà avvolta dalle tenebre della confusione e del pensiero personale che viene usato come metro per la propria e le altrui coscienze. Chi è preposto al discernimento mai deve lasciarsi condizionare dalle amicizie, dai rapporti personali, né da relazioni familiari o di altro genere. Sempre deve discernere con la sua coscienza e il suo cuore come dinanzi a Dio e al suo giudizio eterno.

Il giudizio invece è porre sulla bilancia le azioni degli uomini e definire il grado della loro colpevolezza, pronunciando una sentenza di condanna. A nessuno è lecito giudicare, perché nessuno conosce il cuore dell’altro. Solo Dio conosce i cuori e solo il Signore può giudicare. Il giudizio e la sentenza appartengono solo a Lui. A nessuno il Signore ha dato questo potere, ma solo al Figlio suo: “In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo” (Gv 5,25-27). Il cristiano non deve giudicare e condannare perché il suo ministero è di salvezza e di redenzione. Lui sempre deve pregare invece per la conversione e per il perdono dei peccati. La carità deve essere principio di ogni sua azione. La verità nella carità, la carità nella verità. Senza carità mai ci potrà essere verità e senza verità mai ci potrà essere carità. È questo il Vangelo.

 

LEGGIAMO IL TESTO di Mt 7,1-5

Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Il cristiano è colui che ha sempre la sua coscienza nel Vangelo e dinanzi agli occhi purissimi del suo Dio e Signore nel quale non c’è alcuna tenebra, ma solo luce purissima divina ed eterna. Sapendo quanto è lungo il cammino per il pieno raggiungimento di una obbedienza piena e perfetta ad ogni Parola del Vangelo, mentre implora grazia e luce per sé dal Signore suo Dio, implora anche grazia e luce per ogni suo fratello. L’ipocrita invece è colui che ritiene santa la sua persona e dalla sua presunta santità si erge a giudice dei suoi fratelli. Ecco perché Gesù ci chiede di togliere prima la trave dal nostro occhio e la trave è la nostra ipocrisia che si consuma in ogni giudizio di condanna verso i nostri fratelli. Chi sa quanto lungo è il cammino verso la perfetta obbedienza, ha sempre pietà dei suoi fratelli e sempre li affida alla grazia del Signore. La carità nel discernimento si trasforma in preghiera accorata e perenne.

La Madre di Gesù ci aiuti a vivere la verità nella carità, sempre. Amen.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.