MARTEDÌ 21 DICEMBRE – IV SETTIMANA DI AVVENTO [C]
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
La Vergine Maria conosce ciò che Dio ha fatto per Elisabetta: l’ha resa madre nella sua vecchiaia. Da sterile e da donna avanzata negli anni ha fatto sì che diventasse madre. Maria si alza e va in fretta a trovare la sua cugina Elisabetta. Questa abitava in una città della regione montuosa della Giudea. Nessuno conosce ancora il mistero che si sta compiendo nella Vergine Maria. Non lo sanno in Nazaret. Non lo sanno fuori di Nazaret. Elisabetta ignora quanto sta avvenendo in Maria e per mezzo di Lei. Nulla sa della vocazione ad essere Madre del Signore. La “fretta” di Maria ha un valore teologico, prima che di carità. Anche se qualcuno avesse saputo del mistero di Maria, nessuno è arrivato prima di Maria da Elisabetta. Ha anche un valore di carità: il bene non si deve rimandare a domani. La carità va sempre fatta in fretta, senza attardarsi, al momento del bisogno dell’altro. La carità è sempre dettata dal bisogno dell’altro, mai dalle nostre piccole comodità.
Il capofamiglia è Zaccaria. Maria entra nella casa di Zaccaria. La santità non annulla mai la verità. È sempre il rispetto della verità che attesta la nostra più grande santità. L’ordine di Dio è verità per noi. Rispettare l’ordine di Dio rivela il grado della nostra santità. Oggi nelle famiglie quest’ordine è trascurato, molto trascurato, quasi ignorato, dimenticato, disprezzato, vilipeso in nome di una uguaglianza fondata non più sulla volontà di Dio, bensì sulla tentazione dell’uomo e della donna. Quest’ordine non vissuto manifesta e rivela la poca nostra santità, la nostra poca obbedienza a Dio. Attesta che le famiglie non sono fondate su Dio, bensì sull’uomo e sui suoi pensieri cangianti. Senza rispetto dell’ordine stabilito da Dio per tutto il genere umano non c’è società che si possa edificare. Anche Dio rispetta questo suo ordine. Lo rispetta sempre. Notate: Maria non parla con Elisabetta. Non le dice nulla. La saluta solamente. Nessun’altra parola è uscita dalle sue labbra.
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Qual è il frutto di questo saluto, o quali frutti produce questo saluto? Il bambino sussulta nel grembo di Elisabetta. Elisabetta viene colmata di Spirito Santo. Lo Spirito che si è posato su Maria il giorno della visita dell’Angelo ora si posa su Elisabetta e sul bambino che ella portava nel grembo. Quanto ora avviene nella casa di Zaccaria è solo opera dello Spirito Santo. L’Attore ora è lo Spirito di Dio. Ogni cosa è compiuta da Lui. La Vergine Maria porta lo Spirito Santo. Lo porta e lo dona. Lo porta e lo conferisce per semplice saluto. Non sono allora le molte o le poche parole che producono. Chi produce è solo lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo però deve essere portato dalla persona umana. Chi porta lo Spirito Santo? Colui o colei sul quale Lui si è posato. È la santità il vero veicolo dello Spirito del Signore. Cosa fa ora lo Spirito di Dio portato e dato dalla Vergine Maria? Lo Spirito Santo rende Elisabetta profetessa. Elisabetta vede il mistero che si è compiuto nella Vergine Maria e lo dice. Sa chi è la Vergine Maria: la benedetta fra le donne. Anche il frutto del suo grembo è benedetto. Perché la Vergine Maria e il frutto del suo grembo sono proclamati benedetti? Sono proclamati benedetti perché la Vergine Maria è la Madre del suo Signore, del suo Dio. Ella è Madre di Dio. Nella Scrittura Antica sono proclamate benedette fra le donne quelle donne che hanno operato meraviglie in favore del loro popolo. Le meraviglie consistono nella distruzione dei nemici di Israele. Benedetta fra le donne è Giaele. È Giuditta. Giaele uccise Sisara. Giuditta tagliò la testa ad Oloferne. Il Bambino che la Vergine Maria porta nel grembo è il Dio di Elisabetta, il suo Signore. È il Messia di Dio. Essere la Madre del Messia è la benedizione delle benedizioni. È la somma gloria data da Dio ad una donna. Non c’è gloria più grande di questa. È una gloria che risplende dinanzi alla creazione intera. Lo Spirito Santo dona ad Elisabetta la conoscenza del mistero della Vergine Maria e del Bambino che lei porta nel suo grembo.
LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 1,39-45
Elisabetta non conosce per scienza e dottrina umane e neanche per notizia proveniente dagli uomini. Elisabetta conosce per rivelazione dall’Alto, per illuminazione dello Spirito Santo, per sua mozione. Quanto avviene in Elisabetta dovrà essere il paradigma dell’intera vita della Chiesa. Alla Chiesa spetta portare nel mondo lo Spirito Santo allo stesso modo in cui lo porta la Vergine Maria. La presenza dello Spirito Santo nel discepolo di Gesù opererà ogni cosa. Lo Spirito Santo illuminerà, convincerà, chiarificherà, darà saggezza ed intelligenza, aprirà la mente e il cuore alla sana e santa comprensione del mistero.
Un discepolo di Gesù senza lo Spirito Santo, privo di Esso, andrà nel mondo con le sole sue forze e queste saranno inutili in ordine all’intelligenza da parte degli uomini del mistero della fede di cui lui è portatore. È lo Spirito del Signore l’Autore e l’Attore della salvezza nei cuori. Lo Spirito però deve essere portato dal discepolo di Gesù. Chi è allora il discepolo di Gesù? È il portatore nel mondo, in mezzo ai suoi fratelli, dello Spirito Santo. La Vergine Maria diviene così il modello, l’immagine del vero discepolo di Gesù, che è un portatore di Spirito Santo.
Lo Spirito Santo non solo costituisce Elisabetta profetessa e cantatrice del mistero della Vergine Maria e del Bambino, santifica lo stesso bambino che è nel grembo di Elisabetta. Lo Spirito ricolma di sé il bambino nel grembo della madre e questi esulta di gioia. Esulta perché entra nella salvezza del suo Dio. E tutto questo avviene per un semplice saluto, per un suono di voce. Il saluto e la voce sono però della Vergine Maria che è tutta piena di Spirito Santo. Quando una persona è piena, colma di Spirito Santo, basta un sorriso, uno sguardo, una carezza, un saluto, un tocco… Basta anche sfiorarla e tutto cambia. Il cuore sussulta ed anche le membra sussultano e si rallegrano perché tutto viene toccato dalla grazia dello Spirito del Signore. Non sono le parole proferite che cambiano la persona. È lo Spirito Santo che tocca la persona e la ricolma di sé che opera il cambiamento, che converte, risana, illumina, apre il cuore alla verità e l’intelligenza al mistero.
Non solo la Vergine Maria viene proclamata benedetta fra le donne, viene anche detta beata. La benedizione è purissimo dono di Dio. Che la Vergine Maria sia la Madre del Signore è purissima grazia, purissima misericordia, purissima elargizione dell’Onnipotente. La beatitudine è invece frutto della risposta, frutto della fede, frutto dell’accoglienza della Parola. La Vergine Maria è beata perché ha creduto. In che cosa ha creduto: che il Signore avrebbe manifestato in Lei tutta la sua onnipotenza e l’avrebbe resa Madre del suo Signore senza conoscere uomo. La beatitudine è frutto della fede accolta e vissuta. La benedizione di Dio da sola non ci fa beati. Ci fa beati la benedizione che viene accolta e vissuta in pienezza di fede, di carità, di speranza. L’errore di molta teologia contemporanea sta proprio in questo: nell’identificare beatitudine e benedizione, ignorando che la benedizione è pura grazia, la beatitudine è frutto della grazia di Dio. Il frutto delle beatitudini non è la benedizione. La benedizione è l’albero. Il frutto delle beatitudini è la gioia eterna che è il frutto della nostra fede nella vocazione – è questa vera benedizione – che Dio ci ha fatto. Ignorare questa distinzione è ignorare la verità fondamentale, essenziale del Vangelo. Madre di Dio, scendi a visitare la Chiesa e porta in essa lo Spirito Santo.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.