Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
I farisei non vogliono mollare. Hanno fatto esperienza della sapienza superiore che agisce in Gesù Signore, ma non vogliono desistere. Hanno anche udito come Gesù ha chiuso la bocca ai sadducei, ma non si danno per vinti. Loro hanno deciso che Gesù deve essere messo a morte. Se perdono una battaglia, ne cominciano un’altra. Alla fine, a loro giudizio, Gesù dovrà cadere. Vi sarà un argomento sul quale di sicuro troverà una difficoltà. Ora lavorano ben compatti. Prima di mettere alla prova Gesù, si riuniscono, studiano, elaborano piani, trovano argomenti delicati, di non facile risposta. Più grande è il peccato del cuore e più forte è la volontà di male. Se loro mettessero tanto zelo e tanto amore per difendere la verità per quanta malignità e cattiveria vi mettono per perseguire il male, il popolo del Signore sarebbe governato da una grande luce. Il governo del peccato è questo. Il peccato è solo un produttore di peccato, la malvagità genera altra malvagità. Chi è nelle tenebre non può amare la luce. Dovrebbe prima lasciare le tenebre. Il peccato cerca il peccato e si coalizza. I figli della luce spesso si separano.
È in grande errore chi pensa che queste cose accadevano ieri. Oggi accadono in un modo assai più sofisticato. Se non si ha il vero timore del Signore nel cuore, se non si vive nel cuore di Cristo Gesù, se la Madre nostra celeste non vigila su di noi con tutta la potenza del suo amore, si diviene complici del peccato e suoi strumenti per operare ogni sorta di male. Si diviene complici e strumenti e ci si crede salvatori della fede, del Vangelo, della verità, della stessa Chiesa. Questa è la potenza del peccato. Questa è la forza delle strutture di peccato, sia piccole che grandi. In queste strutture di peccato vengono coinvolte persone che si reputano integerrime, sagge oltre misura, maestri di verità e di giustizia, con autorità sopra ogni altra autorità. Queste persone vengono miseramente rese strumenti di ingiustizia e di iniquità. Ed è vera ingiustizia e iniquità non operare alcuna distinzione tra il bene e il male, tra la verità e la falsità, tra chi cammina nella luce e chi invece segue le tenebre, tra chi è da Dio e chi invece segue il principe del mondo. Ma come può operare la giustizia chi è servo di una struttura di peccato?
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Questa volta per mettere alla prova Gesù viene incaricato un dottore della Legge. Essendo il dottore un esperto conoscitore della Parola della Scrittura, la questione non potrà essere se non sulla Scrittura. A quei tempi si diveniva dottori della Legge frequentando la scuola dei dottori. Gesù non aveva frequentato nessun dottore. Non era andato a nessuna scuola degli uomini. Gesù era sempre discepolo dello Spirito Santo, il suo solo Dottore. Di certo, hanno pensato i farisei, una buona domanda sulla Legge metterà in difficoltà Gesù. Tra un dottore e un non dottore la vittoria sarà di certo del dottore. In Matteo appare chiaro che la domanda è per mettere alla prova Gesù.
La domanda viene formulata in modo chiaro, inequivocabile. Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento? Al tempo di Gesù le scuole dei rabbini distinguevano in comandamenti positivi e negativi. L’elenco era lunghissimo. Ecco il senso della domanda del dottore: Maestro, se prendiamo tutta la Scrittura, tutta la Legge, c’è un comandamento che è sopra tutti gli altri? Se c’è, qual è? Oppure essi sono tutti uguali e della stessa importanza presso Dio? La speranza del dottore è che Gesù dia una risposta che permetta a una delle tante scuole di poterlo accusare di sovvertire l’ordine dei comandamenti o la loro importanza. Per questo la domanda è fatta permetterlo alla prova.
Gesù risponde con immediatezza con le stesse parole del Deuteronomio: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Il Signore è uno solo. Esso va amato con tutto se stessi. Chi legge il Deuteronomio sa che al Capitolo IV il Signore comanda che nulla venga aggiunto alle sua Legge e nulla tolto. Nel Capitolo V vengono ricordati i Comandamenti del Sinai. Nel Capitolo VI viene dato questo Comandamento. Amare il Signore, che è il grande Comandamento, ha un significato perfetto. Vuol dire obbedire con tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente ad ogni Parola che è uscita, esce, uscirà dalla bocca di Dio. Questo Comandamento, il grande Comandamento, comprende anche Gesù. Essendo Lui vero profeta del Dio vivente, chi ama il Signore secondo la volontà del Signore deve accogliere Gesù Signore come vera parola di Dio. Chi non accoglie Gesù non ama il Signore con tutto il cuore, l’anima, la mente. Non lo ama perché rifiuta di accogliere la Parola che Dio dona oggi. Tutta la Lettera agli Ebrei è fondata sul questo unico principio.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 22,34-40
Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Gesù dice che questo è il grande e primo Comandamento. Se è il grande e il primo, è segno che ve ne sono anche altri. Vi è anche il secondo Comandamento. Anche questo è essenziale, fondamentale, necessario. Se in questo primo e grande Comandamento vi è tutta la Parola di Dio che va osservata, compreso anche il Nuovo Testamento, che è Parola di Dio, perché Gesù sente l’urgenza o la necessità di aggiungere anche il secondo? Si tratta solo di ricordare, oppure vi è qualcosa si più forte ed essenziale che va posto in evidenza? Dio è soggetto da amare. Ma anche l’uomo è soggetto da amare. Anche per l’uomo Dio ha dato un comandamento particolare. Dio non si è limitato a dare al suo popolo i Dieci Comandamenti che riguardano la giustizia che ogni uomo deve osservare verso Dio e verso l’uomo, ha anche dato il comandamento dell’amore che va ben al di là della giustizia. Se Gesù avesse ricordato solo il primo e grande Comandamento, i suoi discepoli avrebbero potuto interpretare la sua risposta come voler dichiarare il Comandamento dell’amore verso il prossimo di secondaria importanza.
Questa risposta di Gesù va anch’essa illuminata: “il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso”. La stessa anima, cuore, mente per amare te stesso devi usarla per amare il prossimo tuo. L’uomo ama se stesso in un solo modo: amando Dio secondo ogni Parola da Lui data. Se l’uomo tralascia una sola Parola di Dio, non si ama. Non vuole il suo vero bene. Non si ama secondo verità né per il tempo e né per l’eternità. Chi non ama se stesso dalla Parola di Dio, mai potrà amare il prossimo dalla Parola di Dio. Chi non ama se stesso secondo verità, mai potrà amare il prossimo secondo verità. L’amore vero è solo dalla verità di Dio, dalla Parola. Gesù modificherà sostanzialmente questo secondo Comandamento. Darà se stesso come modello. Sappiamo che Gesù per amore dell’uomo, per la sua salvezza, ha dato la sua vita dalla Croce. Prima ha lavato i piedi agli apostoli. Amare il prossimo secondo il modello di Cristo Gesù è dare la propria vita in riscatto per l’intera umanità. O l’amore verso il prossimo diviene redenzione e salvezza, vera redenzione e vera salvezza, oppure non è sul modello di Gesù.
Chi ama secondo questi due comandamenti, aggiungendo al secondo la modalità che ci ha lasciato Gesù, non ha bisogno di altro. Ha tutto. È perfettamente nella Legge, nei Profeti, nel Vangelo. Nel Vangelo secondo Matteo Gesù ha già annunziato questo principio nella regola d’oro: Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti (Mt 7,12). L’amore tutto compie. La Madre di Dio ci aiuti ad amare con il suo cuore, la sua anima, le sue forze.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.