Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 19 Ottobre 2021

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Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

Gesù riprende la verità annunziata quando ha parlato dell’uomo stolto che faceva dipendere la sua vita dai suoi beni. Rileggiamo per un attimo il testo del Vangelo: Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio» (Lc 12,13-20). Ecco la frase che ci interessa: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”.

Da questa verità già annunziata, Gesù vuole che i suoi discepoli si pensino sempre in procinto di partire, di lasciare questa terra per raggiungere il cielo. Siate pronti per la partenza. Siate vestiti come se doveste iniziare all’improvviso un viaggio notturno: le vesti strette ai fianchi per poter camminare senza inciampare; le lampade accese per vedere dove porre i piedi. Gesù ci vuole in tenuta da viandanti, da pellegrini. Vuole che ci pensiamo viandanti e pellegrini verso il Cielo. L’immagine che è sotto questo invito di Cristo è quella della Pasqua antica: Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno.  In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne. (Es 12,1-14).

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Il viaggio era imminente. Bisognava fare in fretta. Urgeva partire non appena il Signore avrebbe dato il segnale della partenza.  La sedentarietà non è del cristianesimo. Del cristianesimo è l’imminente viaggio verso il Regno eterno di Dio. Del cristianesimo è lo stare sempre pronti per iniziare e portare a compimento questo viaggio che attende ognuno di noi. Poiché il viaggio è sempre imminente, il discepolo di Gesù deve essere sempre pronto a poterlo iniziare in qualsiasi momento.

Altra immagine è quella della servitù che vive nella casa di un padrone. Il padrone parte per le nozze. I servi non conoscono né il giorno e né l’ora del suo ritorno. Non sapendo né l’ora e né il giorno devono stare sempre in stato di allerta. Quando il padrone tornerà devono essere pronti ad aprirgli la porta. Lui bussa e loro subito gli aprono. Anche in questa immagine la verità che soggiace è l’immediatezza dell’apertura della porta. Per questo devono esser svegli e vigilanti. Non si possono addormentare. Devono stare al loro posto di lavoro. Il discepolo di Gesù non sa l’ora in cui deve partire. La ignora. Il discepolo di Gesù non sa quando Gesù verrà e busserà alla sua porta. Per questo non si può addormentare. Non si può distrarre. Non può abbandonare il suo posto di guardia e di vigilanza. È obbligato a stare sempre all’erta più che una sentinella.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 12,35-38

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!

Per quei servi che il padrone troverà svegli al suo ritorno avviene qualcosa di inaudito, di veramente grande e straordinario. È il padrone stesso che si metterà a servirli.  Il padrone si farà loro servo. Si stringerà le vesti ai fianchi. Vero segno di ricompensa per poter bene lavorare. Li farà mettere a tavola e passerà a servirli. I servi prendono il posto del padrone, il padrone prenderà il posto dei servi. Il servo viene costituito padrone, il padrone si fa loro servo. Questa non è solo un’immagine. È la verità di Cristo Gesù. Questo è avvenuto nell’ultima Cena: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi » (Gv 13,1-20). Questo avverrà nella Cena eterna del Cielo.

In questa “profezia” di Gesù viene in qualche modo rivelato lo stravolgimento che avverrà nel Cielo. Dio si farà servo dei suoi eletti. Li servirà per l’eternità alla sua mensa. È un vero capovolgimento della realtà: il servo viene innalzato fino ad essere padrone, il padrone si abbasserà facendosi egli stesso servo per amore. È questa  la stupenda, meravigliosa, straordinaria forza dell’amore di Dio per l’uomo. È un amore che sa innalzare la creatura e abbassare il Creatore. L’amore di Dio è capace anche di questo. Secondo questo amore noi siamo chiamati a vivere: abbassare noi per servire i fratelli. Esaltare gli altri umiliandoci noi.  Che questa carità sia oggi e sempre lo stile di ogni discepolo del Signore. La parabola insiste ancora sull’imprevedibilità dell’ora del ritorno del padrone. Può giungere nel mezzo della notte, ma anche prima dell’alba, cioè quando la notte ormai sta per finire. La beatitudine, cioè l’esaltazione fino al prendere il posto del padrone, è nel compimento della loro missione di vegliare e di stare attenti. È beato, è cioè servito dal padrone, chi sarà trovato al suo posto, sveglio, attento, pronto ad aprire la porta appena il padrone bussa. Veramente nessuno sa quando  verrà l’ora della nostra morte. La Madre di Dio ci faccia servi attenti, vigilanti.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.