Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 15 Gennaio 2022

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SABATO 15 GENNAIO – PRIMA SETTIMANA DEL T.O. [C]

Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

I veri profeti del Dio vivente hanno come loro prima missione quella di chiamare i peccatori a conversione. Questo ministero si compie ricordando la Parola del Signore. Invitando tutti a rientrare in essa. La Parola del Signore è quella dell’alleanza. La Scrittura Santa è questa verità: la possibilità data dal Signore ad ogni uomo perché si possa convertire. Non solo il Signore dona questa possibilità. Manda anche i suoi profeti proprio per questo: per chiamare i peccatori a penitenza e a conversione. Ecco due esempi che possiamo leggere nella storia di Davide, il grande re d’Israele. Ecco come il Signore lo chiama a penitenza e a conversione.

Primo peccato e primo invio del profeta: “Il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui».

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Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l’Ittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l’Ittita”. Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”». Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest’azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa (2Sam 12,1-15).

Secondo peccato e secondo invio del profeta: Davide cadde nel peccato della superbia. Volle contare i sudditi del suo regno: “Il fatto dispiacque agli occhi di Dio, che perciò colpì Israele. Davide disse a Dio: «Ho peccato molto facendo una cosa simile. Ti prego, togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza». Il Signore disse a Gad, veggente di Davide: «Va’, riferisci a Davide: Così dice il Signore: “Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò”». Gad venne dunque da Davide e gli riferì: «Dice il Signore: “Scegli fra tre anni di carestia, tre mesi di fuga di fronte al tuo nemico, sotto l’incubo della spada dei tuoi nemici, e tre giorni della spada del Signore, con la peste che si diffonde sulla terra e l’angelo del Signore che porta lo sterminio in tutto il territorio d’Israele”. Ora vedi che cosa io debba riferire a chi mi ha mandato». Davide rispose a Gad: «Sono in grande angustia. Ebbene, che io cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini». Così il Signore mandò la peste in Israele; caddero settantamila Israeliti. Dio mandò un angelo a Gerusalemme per devastarla. Ma, nell’atto di devastare, il Signore guardò e si pentì di quel male. Egli disse all’angelo devastatore: «Ora basta! Ritira la mano» (1Cro 21,11-15). Sempre il Signore ha chiesto la conversione, nel pentimento e nell’espiazione della pena dovuta al peccato commesso.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 2,13-17

Ogni ministro della Parola – e lo scriba è costituito ministro della Parola – deve chiamare a conversione quanti si sono allontani dall’obbedienza. Se non lo fa, ha tradito e rinnegato il suo ministero. Per questo gli scribi accasano Gesù. Lo accusano per giustificare se stessi. Gesù con il suo agire condanna apertamente la loro condotta contro la Parola. Non è Gesù che è contro la Rivelazione. Sono invece gli scribi che l’hanno rinnegata.  Madre di Gesù facci obbedienti ad ogni Parola del Vangelo.