MARTEDÌ 15 FEBBRAIO – SESTA SETTIMANA DEL T.O. [C]
«Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?».
L’uomo, così come è stato creato da Dio, è capace di ogni discernimento, a condizione che rimanga nella verità della sua creazione: “Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare. Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su quanto essa contiene. Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò. In ogni vivente infuse il timore dell’uomo, perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Ricevettero l’uso delle cinque opere del Signore, come sesta fu concessa loro in dono la ragione e come settima la parola, interprete delle sue opere. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare. Li riempì di scienza e d’intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie. Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita, affinché riconoscessero che sono mortali coloro che ora esistono. Stabilì con loro un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa. Disse loro: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo.
Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi. Fin dalla giovinezza le loro vie vanno verso il male, e non sanno cambiare i loro cuori di pietra in cuori di carne. Nel dividere i popoli di tutta la terra su ogni popolo mise un capo, ma porzione del Signore è Israele, che, come primogenito, egli nutre istruendolo e, dispensandogli la luce del suo amore, mai abbandona. Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, e i suoi occhi scrutano sempre la loro condotta. A lui non sono nascoste le loro ingiustizie, tutti i loro peccati sono davanti al Signore. Ma il Signore è buono e conosce le sue creature, non le distrugge né le abbandona, ma le risparmia. La beneficenza di un uomo è per lui come un sigillo e il bene fatto lo custodisce come la pupilla, concedendo conversione ai suoi figli e alle sue figlie. Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà sul loro capo il contraccambio.
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Ma a chi si pente egli offre il ritorno, conforta quelli che hanno perduto la speranza. Ritorna al Signore e abbandona il peccato, prega davanti a lui e riduci gli ostacoli. Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia; egli infatti ti condurrà dalle tenebre alla luce della salvezza. Devi odiare fortemente ciò che lui detesta. Negl’inferi infatti chi loderà l’Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode? Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, chi è vivo e sano loda il Signore. Quanto è grande la misericordia del Signore, il suo perdono per quanti si convertono a lui! Non vi può essere tutto negli uomini, poiché un figlio dell’uomo non è immortale. Che cosa c’è di più luminoso del sole? Anch’esso scompare.
Così l’uomo, che è carne e sangue, volge la mente al male. Egli passa in rassegna l’esercito nel più alto dei cieli, ma gli uomini sono tutti terra e cenere (Sir 17,1-32). Creazione e verità della creazione devono essere una cosa sola. Gli Apostoli ancora non sono nella verità della creazione. Questa è stata condotta nelle tenebre dal peccato. Per questo ancora sono incapaci di discernere e di separare il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, ciò che nella storia è verità e ciò che invece nella storia e in ogni singola persona e anche in loro stessi è falsità, ipocrisia, inganno, menzogna, tenebra. L’uomo da se stesso mai potrà ritornare nella verità della sua creazione, quando essa è perduta, nessuno più se la potrà donare da se stesso. È sempre il Signore che deve ridare all’uomo ciò ha lui ha perduto. L’uomo però deve accogliere il dono di Dio.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 8,14-21
Gesù ha iniziato a dare ai suoi discepoli la luce purissima della sua Parola così che essi potessero vivere di sano e perfetto discernimento. Ancora però i loro occhi sono sigillati con piombo fuso e i loro orecchi hanno un coperchio di pesante ghisa. Finché non scenderà su di loro lo Spirito Santo che li fonderà, la ridurrà in cenere, farà sorgere da questa cenere la nuova creatura, sempre le Parole di Gesù troveranno un forte ostacolo perché possano entrare nel loro cuore e guidare la loro intelligenza.
È verità: quando non si è nella verità di natura o dopo essere stati nella verità di natura, si ritorna nella falsità di essa e nella menzogna, sempre si pensa dalle tenebre e dalle tenebre si parla, dalle tenebre si discerne. Ma quale vero discernimento potrà mai venire dalla tenebre? Ecco perché urge attendere che Gesù risorga. Solo dopo battezzerà i suoi discepoli nel fuoco dello Spirito Santo e diventeranno nuova natura, nuova creazione.