Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Con queste parole Gesù rivela a Nicodemo il suo mistero. Qual è il mistero di Cristo Gesù? Noi diremmo immediatamente che è un mistero di discesa dal Cielo con l’Incarnazione e di salita al Cielo con la gloriosa risurrezione e la trasformazione in spirito del suo corpo. Noi diremmo che Gesù è disceso dal Cielo ed al Cielo è asceso. Giovanni dice esattamente il contrario. Uno solo è salito al Cielo. Uno solo e nessun altro è asceso al Cielo. Chi è già asceso al Cielo? Colui che è disceso dal Cielo, il Figlio dell’uomo. Giovanni vede già il mistero della glorificazione di Gesù. Gesù sale al cielo nel giorno della sua gloriosa ascensione.
“Il Figlio dell’uomo” è il titolo amato da Gesù per definire se stesso, perché svuotato di ogni connotazione politica. Come si può constatare per Giovanni Gesù è sempre contemplato nel mistero della sua gloriosa risurrezione. Gesù è il risorto. È Colui che è già asceso al Cielo. È asceso al Cielo perché dal Cielo è disceso. Il mistero è perfetto, completo. È questo il mistero di Gesù: ascensione gloriosa e incarnazione. Giovanni vede Gesù come se parlasse a Nicodemo già dal Cielo, dalla pienezza del suo mistero già compiuto. Può farlo perché Gesù è già stato glorificato ed è realmente nel Cielo, assiso alla destra del Padre.
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Ora si passa al mistero che si deve compiere sulla terra. Gesù si paragona al serpente innalzato da Mosè nel deserto. Il serpente nel deserto era un segno per gli Israeliti. Su quell’asta era stata posta la loro vita. Chi guardava il serpente rimaneva in vita, chi si rifiutava di guardarlo periva. Gesù è questo serpente di rame per tutta l’umanità. L’asta su cui verrà innalzato è la croce. Veramente Lui è stato innalzato, realmente è stato posto al centro dell’accampamento degli uomini. Qual è la condizione per restare in vita, o per non morire?
La condizione è una sola: Credere in Lui. Chi crede in Lui non solamente non muore, riceve in dono la vita eterna. Riceve in dono Dio che è vita eterna per ogni uomo. Tra il serpente di rame e Cristo Gesù la differenza è però sostanziale. Il serpente di rame permetteva che vivesse colui che era stato morso dal serpente reale e che andava incontro a sicura morte. Gesù innalzato sulla croce invece ricolma di vita eterna quanti lo guardano con fede, quanti cioè credono in Lui. Ma cosa significa esattamente credere in Lui? Significa costruire la propria vita sulla sua Parola, dopo averla impastata con la carità della sua grazia e con la speranza della sua fedeltà. Lo sguardo di fede deve coinvolgere tutta la nostra persona e tutta la nostra vita. Dio è la vita eterna. In Cristo Gesù Dio stesso si fa vita eterna dei suoi figli, oggi, in quest’ora particolare della storia, in questo tempo determinato e specifico. Ma cosa significa esattamente “credere in Lui”? Significa accogliere Lui, divenire una cosa sola con Lui, lasciarsi trasformare dal suo mistero di grazia e di verità, divenire per il mondo intero mistero di grazia e di verità. Così si guarda Cristo innalzato per noi sulla croce. Lo si guarda, si crede in Lui, si diviene una cosa sola con Lui, una sola vita, un solo corpo. La vita eterna è Lui stesso che si dona come nostra vita e ci trasforma in sua vita. Il credente in Cristo è trasformato in vita di Cristo. Come la vita eterna è Dio e questa vita è in Cristo, così il cristiano attinge la vita eterna che è in Cristo mediante la fede in Lui e diviene vita eterna per il mondo intero.
LEGGIAMO IL TESTO DI Gv 3,13-17
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Viene ora rivelato tutto l’amore del Padre. Il Padre ama così tanto gli uomini da dare per loro il suo Figlio Unigenito. Dare significa: sacrificare sulla croce. Il sacrificio della croce è la manifestazione dell’amore di Dio per l’uomo. Dio realmente lascia che suo Figlio venga sacrificato sulla croce. Fa tutto questo per amore verso di noi. Anche la Vergine Maria, che alla Croce è stata costituita dal Figlio Madre del Discepolo, ha offerto al Padre il suo Figlio Unigenito. Lo ha offerto per la redenzione del mondo. Ma quando questo sacrificio diviene efficace per noi? Quando esso produce frutti di vita eterna per noi? Li produce quando noi crediamo in Cristo Gesù. Credere però non significa guardare a Lui come guardavano i figli di Israele il serpente di rame nel deserto. Credere in Gesù significa accogliere Lui, la sua verità, la sua grazia, lasciarsi trasformare in grazia e in verità, testimoniare questa trasformazione attraverso una vita interamente vissuta nella Parola del Vangelo. Chi crede così in Cristo Gesù non va perduto. Chi crede così in Cristo Gesù si ricolma di vita eterna, diviene vita eterna per tutti i suoi fratelli. Chi crede così in Cristo Gesù diviene a sua volta anche lui un sacrificio gradito al Signore. In Cristo Gesù il Padre dona chi crede in Cristo per la salvezza del mondo. Si ha vera fede in Cristo Gesù quando il suo mistero di morte diviene il nostro stesso mistero, un solo mistero: il suo in noi e il nostro in Lui.
Senza questa fede specifica in Lui, il suo sacrificio rimane per noi inefficace. Il dono del Padre resta senza alcun frutto di salvezza per noi. È la fede la via della vita eterna in noi. Ma non una fede esterna a noi, senza di noi, fuori di noi. È la fede che ci trasforma in Cristo, che ci fa con Lui una sola vita, una sola morte, una sola risurrezione, una sola missione, un solo sacrificio, una sola oblazione, un solo olocausto.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo. Cioè: non lo ha mandato per operare il giudizio finale. Il Figlio non è venuto per il giudizio. Per il giudizio verrà. Ora Egli è stato mandato perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui. Gesù ora è la salvezza del mondo. È la salvezza nella fede in Lui. Lo ripetiamo: la fede in Lui è la sola via della salvezza del mondo. Senza fede in Lui non c’è salvezza. Sappiamo già cosa significa “fede in Lui”, o “credere in Lui”: divenire con Cristo un solo mistero di verità, di grazia, di morte, di risurrezione. È in questa unità inscindibile con Cristo la vita eterna. Chi crea questa unità ha fede. Chi non crea questa unità non ha fede.
Ecco come l’Apostolo Paolo annuncia il mistero della fede in Cristo Gesù: “Se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene! Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato? Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rm 10,9-17). Oggi non solo non si annuncia più Cristo Gesù come la sola via, verità, grazia dato da Dio per la nostra vita. Neanche più si parla di lui. Si priva così ogni uomo dell’accesso all’albero della vera vita. Non parlare di Cristo è come se la Chiesa avesse deciso di porre “I cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita” (Gen 3,24). La Madre di Gesù ci preservi da un così orrendo delitto. Amen.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.