Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 14 Giugno 2021

1154

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio.

Lamec aveva portato la vendetta oltre ogni limite. Possiamo dire che con lui non si può parlare di vendetta, ma di pura cattiveria e di malvagità: Lamec disse alle mogli: «Ada e Silla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete l’orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette» (Gen 4,23-24). Il Signore nella Legge del Sinai interviene e mette un limite alla vendetta: mai oltre il male ricevuto. Con il Siracide, il Signore pone fine alla vendetta: “Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati? Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, chi espierà per i suoi peccati? Ricòrdati della fine e smetti di odiare,  della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui” (Sir 28,1-7). Il vero adoratore del Dio che è Padre del Signore nostro Gesù Cristo neanche chiede giustizia. Una sola parola deve uscire dalla sua bocca: il perdono.

Mirabile esempio è quanto fa Davide quando viene maledetto e ingiuriato. Legge la maledizione con visione soprannaturale e l’accoglie perché lui cresca nell’umiltà e nella mitezza del cuore: “Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario». Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”». Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi». Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simei camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e cammin facendo malediceva, gli tirava sassi e gli lanciava polvere. Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il Giordano, dove ripresero fiato” (2Sam 16,5-14). Dio nei confronti di Davide non si era vendicato. È giusto che neanche lui si vendichi.  Pensare secondo Dio e pensare secondo la carne non sono la stessa cosa.

Anche Mosè mostra tutta la sua mitezza verso la sorella Maria e implora il Signore perché perdoni il suo peccato: “Maria e Aronne parlarono contro Mosè, a causa della donna etiope che aveva preso. Infatti aveva sposato una donna etiope. Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Il Signore udì. Ora Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra. Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aronne e a Maria: «Uscite tutti e tre verso la tenda del convegno». Uscirono tutti e tre. Il Signore scese in una colonna di nube, si fermò all’ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse: «Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli contempla l’immagine del Signore. Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?».

L’ira del Signore si accese contro di loro ed egli se ne andò. La nube si ritirò di sopra alla tenda ed ecco: Maria era lebbrosa, bianca come la neve. Aronne si volse verso Maria ed ecco: era lebbrosa. Aronne disse a Mosè: «Ti prego, mio signore, non addossarci il peccato che abbiamo stoltamente commesso! Ella non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezza consumata quando esce dal seno della madre». Mosè gridò al Signore dicendo: «Dio, ti prego, guariscila!». Il Signore disse a Mosè: «Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe lei vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell’accampamento sette giorni; poi vi sarà riammessa». Maria dunque rimase isolata, fuori dell’accampamento, sette giorni; il popolo non riprese il cammino, finché Maria non fu riammessa (Num 12,1-15).

Cristo Gesù, quando le sue mani e i suoi piedi erano forati dai chiodi, non chiese al Padre che facesse giustizia e neanche che vendicasse il suo sangue. Scusò i suoi carnefici e chiese al Padre perdono per essi. Così facendo ha lasciato a noi l’esempio perché anche noi desideriamo di comportarci come Lui si è comportato: con una parola di scusa e il perdono sempre sulle labbra e nel cuore. Non soltanto sulle labbra. Non soltanto nel cuore. Ma sulle labbra e nel cuore. Allora e solo allora il perdono è perfetto, quando siamo liberi nella mente e nel cuore.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 5,38-42

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Se leggiamo questo testo solo in chiave morale, diviene per noi impossibile governare la carne che ha sempre sete di giustizia e di vendetta. Se invece lo leggiamo in chiave teologica e cristologica, tutto cambia e né vendetta e né giustizia saranno chieste al Signore. Chi è il cristiano? È persona che ha venduto la sua vita a Cristo Gesù al prezzo della vita eterna. È uno scambio altamente a nostro vantaggio, a nostro sommo vantaggio. Anche Gesù ha venduto la vita al Padre suo a prezzo della sua gloria eterna. Come la vita di Cristo Gesù si consumò in un amore così grande da divenire amore crocifisso, anche la vita del cristiano si deve consumare in un amore così grande da divenire amore crocifisso. La relazione non è più tra il cristiano e ogni altro uomo, ma è solo tra il cristiano e Gesù Signore. Se il Signore della vita del cristiano è Cristo – come il Padre è il Signore della vita di Cristo Gesù –  allora è Cristo Gesù che si deve preoccupare della vita del cristiano. Dove Lui la conduce, essa dovrà lasciarsi condurre. Dove Lui vuole che essa sia, il cristiano deve lasciare che questo avvenga.

Ecco perché senza una visione altamente teologica e cristologica della nostra vita, precipitiamo negli abissi della nostra umanità, sempre condotta e guidata dalla carne. Le relazioni con gli uomini non saranno più dal dono fatto a Cristo Signore. Dalla carne saranno di vendetta, giustizia sommaria, odio, prepotenza, arroganza, calunnia, falsa testimonianza, ingiustizie senza numero, ogni specie di male. Ecco perché dobbiamo tutti educarci quotidianamente ad avere una visione altamente teologica e cristologica. Anche un solo pensiero o un momentaneo desiderio di male contro un fratello, attesta che ancora non pensiamo e non agiamo e non desideriamo secondo il cuore di Cristo Gesù. La nostra mente non è nel pensiero di Cristo Signore, ma è immersa nel peccato che ancora non abbiamo sconfitto in ogni sua manifestazione.

Madre di Dio, Vergine Purissima, Donna Santissima, aiutaci a raggiungere la tua purezza e santità. Il peccato non appartiene ai tuoi figli. Amen.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.