Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 14 Gennaio 2023

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SABATO 14 GENNAIO – I SETTIMANA T. O. [A]

Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Ogni vocazione riceve la sua verità e la sua unicità dal fine che è la sua stessa vita. Se il fine viene cambiato è la vocazione che viene modificata. Poiché vocazione e fine sono stabiliti dal Padre celeste, nessuno potrà modificare il fine. Chi modifica il fine non è più un chiamato dal Padre celeste. È invece un chiamato da se stesso. Abramo è chiamato perché in lui dovranno dirsi benedette tutte le famiglie della terra: “Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran (Gen 12,1-4).

Davide è chiamato per fare delle Dodici Tribù d’Israele un solo popolo, il popolo del Signore: “Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta?». Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio».

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Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo:

è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama” (1Sam 16,1-13). Chi tradisce il fine della sua vocazione, di certo non ama il Signore. Non lo ama perché non rispetta la vocazione a lui fatta dal Padre celeste. Gesù è stato chiamato dal Padre e mandato per chiamare ogni uomo alla conversione e alla fede nel Vangelo. Se Lui chiudesse la porta del Vangelo o della conversione anche ad un solo uomo, non amerebbe il Padre suo. Non lo amerebbe perché non compie la missione insita nella sua vocazione e missione.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 2,13-17

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L’Apostolo Paolo è chiamato per portare il Vangelo a tutte le genti: “Mentre stavo andando a Damasco con il potere e l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perséguiti.

Ma ora àlzati e sta’ in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò. Ti libererò dal popolo e dalle nazioni, a cui ti mando per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me” (At 26,12-17). Se Paolo non predica il Vangelo a tutte le genti, non ama il suo Signore.

Non lo ama perché non ne compie la volontà. Poiché la salvezza del mondo è dall’obbedienza di ognuno alla propria vocazione, qualsiasi altra cosa facciano i chiamati, a nulla serve. Anche la Chiesa ha ricevuto una vocazione e una missione da compiere. Se il fine non è rispettato, la Chiesa non ama il suo Signore. Non compie l’opera per la quale essa esiste. La Madre di Dio ci aiuti per una perfetta obbedienza

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