Se vuoi, puoi purificarmi!
GIOVEDÌ 14 GENNAIO (Mc 1,40-45)
Ai tempi di Gesù la condizione di un lebbroso era di totale abbandono a se stesso. Veniva applicato con rigore quanto prescriveva la Legge: “Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lev 13,45-46). E tuttavia questa espulsione dalla comunità era un altissimo atto di carità: per non contagiare altre persone. Nell’Antico Testamento, questo fino all’anno mille prima di Cristo Gesù, si custodiva la comunità sia dal male fisico che da quello spirituale con l’allontanamento e anche l’eliminazione fisica. Così il deuteronomio: “Qualora un testimone ingiusto si alzi contro qualcuno per accusarlo di ribellione, i due uomini fra i quali ha luogo la causa compariranno davanti al Signore, davanti ai sacerdoti e ai giudici in carica in quei giorni. I giudici indagheranno con diligenza e, se quel testimone risulta falso perché ha deposto il falso contro il suo fratello, farete a lui quello che egli aveva pensato di fare al suo fratello. Così estirperai il male in mezzo a te. Gli altri verranno a saperlo e ne avranno paura e non commetteranno più in mezzo a te una tale azione malvagia” (Dt 19,16-20). “Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà a morte, perché ha commesso un’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così estirperai il male in mezzo a te” (Dt 22,20). Con l’avvento dei profeti, Il Signore promise il suo perdono a quanti nella conversione e nel vero pentimento facevano ritorno a Lui, ritornando nella Legge dell’Alleanza con piena obbedienza.
L’Apostolo Paolo applica la legge del Deuteronomio agli immorali della comunità. L’allontanamento è momentaneo, in vista del loro pentimento: “Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell’immoralità. Non mi riferivo però agli immorali di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro: con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!” (1Cor 5,9-13). In verità oggi la comunità non si protegge più nella sua purezza di verità e di morale. Non si vuole più alcuna distinzione tra chi è puro moralmente e chi non lo è, tra chi cammina nella sana dottrina e santità della fede e chi naviga nelle tenebre. Si è tutti uguali. Questa è ormai la moderna dottrina che governa cuori e menti. Tutto dovrà rimane indistinto, confuso, indeterminato. Sono momenti di grande buio evangelico.
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Il lebbroso si presenta a Gesù con grande umiltà. Si mette interamente nella sua volontà. Lui chiede il miracolo. Sa che Gesù lo può guarire. Se però ha altre parole del Padre cui obbedire, Lui accoglierà ogni sua decisione. Questo lebbroso può essere detto figura di Cristo Gesù. Anche Gesù chiede al Padre di essere liberato dal calice della croce, ma consegnandosi tutto nella sua volontà: “La tua volontà si faccia e non la mia”. La preghiera è richiesta di grazia, ma anche consegna alla divina volontà. È giusto chiedersi: perché il lebbroso guarito non obbedisce alla regole del silenzio datagli da Gesù? Non obbedisce perché non riesce a trattenere la sua gioia.
Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate che evangelizziamo con la nostra gioia.
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