Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 13 Novembre 2021

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E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Ogni grazia discende dal cielo, dal cuore del Padre, per Cristo Gesù, nello Spirito Santo, per la nostra preghiera. Ma come deve essere fatta la nostra preghiera? Molte sono le modalità da osservare. La prima è il perdono.  Si deve pregare con cuore libero. La seconda è lo stato di grazia. Col peccato non si prega. Dobbiamo pregare con la grazia santificante nell’anima. “Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza mai stancarsi”.  Ora Gesù ci aggiunge una ulteriore regola: pregare senza mai stancarsi. Si deve smettere di pregare solo quando la grazia è stata ottenuta. Si prega però sapendo che a Dio nulla è impossibile. Il nostro Dio è l’Onnipotente.

L’esempio che Gesù ci offre richiede tutta la nostra attenzione, a motivo dei soggetti che entrano in relazione. Primo soggetto: “In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno”. Esiste solo lui. Prima di ogni cosa quest’uomo non teme Dio. Significa che può alterare la giustizia a suo piacimento, a suo gusto. Senza il timore del Signore, si può trasformare la giustizia in ingiustizia e ogni ingiustizia farla divenire giustizia. In più non ha riguardo per alcuno. Questo significa che non si lascia condizionare da alcuno. Dinanzi a lui non ci sono né uomini e neanche Dio. Tutto è dalla sua volontà. Ciò che vuole lui fa. Potere senza alcuna condizione. Potere assoluto. Potere ingiusto.

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Secondo soggetto: una vedova. Chi è una vedova? Una donna senza alcun sostegno. Non ha il marito, di conseguenza essa è esposta alla mercé di tutti. Ognuno può sfruttarla a suo piacimento. Non c’è nessuno a difenderla. “In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: «Fammi giustizia contro il mio avversario»”. Notiamo bene. La vedova non andò a chiedere giustizia contro il suo avversario. Andava. La sua azione è continua. Ogni giorno si alzava e come prima cosa si recava dal giudice per chiedere che gli facesse giustizia con il suo avversario. Non una sola volta. Ma ogni giorno. Oggi, domani, dopodomani, sempre.

Il giudice giorno per giorno diveniva sempre più sordo. Ma la vedova non ha mai smesso. “Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: «Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno»”… Posso io vivere così? Posso vivere con questa donna che è sempre dinanzi alla mia porta, facendomi sempre la stessa richiesta? Cosa chiede la donna: che gli faccia giustizia contro i suoi avversari. Chiede al giudice di essere giudice. Ed ecco la decisione del giudice: “Dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente e importunarmi”. Perché il giudice finalmente si decide di essere giudice per la vedova? Perché la vedova veniva sempre alla sua presenza, ogni giorno a chiedere al giudice di essere giudice. Se tu sei giudice, devi fare il giudice. Se tu sei presbitero, devi fare il presbitero. Se tu sei Padre, devi fare il Padre. Una cosa che non dobbiamo fare nella preghiera è quella di chiedere a Dio non secondo la sua verità. Quando si chiede che agisca non secondo la sua verità? Quando noi chiediamo, ma non ci fidiamo della sua Sapienza Eterna. Il Signore mai può darci una grazia che Lui nella sua Sapienza Eterna sa che arrecherà molti danni non solo fisici, ma anche spirituali alla nostra vita. Anche noi nelle richieste e anche nelle azioni sempre dobbiamo agire da veri uomini. Ma chi è il vero uomo? Colui che si lascia governare dallo Spirito Santo e dalla pienezza dei suoi doni: sapienza, conoscenza, intelletto, fortezza, consiglio, pietà, timore del Signore. Il giudice non è vero uomo. Non teme il Signore.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 18,1-8

Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Il giudice farà giustizia alla vedova perché non vada più a importunarlo. La sua presenza è più fastidiosa di quella di una mosca in un momento di quiete e di serenità. Se la vedova non avesse perseverato nella sua richiesta, mai il giudice le avrebbe fatto giustizia. La perseveranza attesta che dalla giustizia a lei resa dipendeva tutta la sua vita. Era necessaria, indispensabile quella giustizia. Quando noi preghiamo, quanto è necessaria o indispensabile la grazia che chiediamo? Quanto serve a noi e quanto serve invece per l’esclusivo bene del corpo di Cristo? Quanto nutre il nostro egoismo e quanto invece la carità?

Chi è Dio? È il Padre che rimane Padre in eterno. Mai cambia la sua essenza o natura. Mai il suo cuore e la sua volontà. Lui vive per fare il bene. Nel bene la sua elargizione è sempre senza misura. Lui dona sempre tutto se stesso. “E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui? Li farà forse aspettare a lungo?”. Come si può constatare il concetto o la verità centrale di questa parabola, è la giustizia. Dio fa giustizia ai suoi eletti. Non si tratta di una qualsiasi grazia, bensì di una grazia maturata. Di una grazia che è un diritto per noi. Quando possiamo parlare di grazia maturata o grazia come diritto? Quando chiediamo sul fondamento della nostra obbedienza. Abramo credette al Signore e gli fu accreditato come giustizia. Ora Abramo può chiedere al Signore quanto il Signore gli ha promesso come vera giustizia. Ogni Parola ascoltata e obbedita produce una speciale giustizia per noi. Quando noi abbiamo maturato presso Dio un frutto di giustizia, dobbiamo chiedere a Dio, giusto giudice, che ci faccia giustizia. Noi abbiamo obbedito, creduto, ascoltato Lui. È giusto che Lui ascolti noi.

Ecco la conclusione di Gesù: “Io vi dico che farà loro giustizia prontamente”. Mai va dimenticato che la chiave della parabola è la verità sulla giustizia. La giustizia è ciò che noi abbiamo maturato per la fede e l’obbedienza alla Parola. Se non c’è alcun frutto maturato è segno che siamo fuori dalla Parola di Dio o di Cristo Gesù. Ma in questo caso vale un’altra Parola del Signore. Quando ci si converte e ci si pente, sempre il Signore concede il suo perdono. Si entra nella Parola del Signore, si obbedisce ad essa, si matura un frutto di benedizione e di vita eterna e noi possiamo chiedere al Signore che ce lo faccia gustare. Entriamo così nella regola della giustizia. L’ascolto è per giustizia. Gesù termina la parabola dicendo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. C’è risposta a questa domanda? Dal Vangelo una risposta c’è ed è quella contenuta nel Vangelo secondo Luca e riguarda Simone.

Le porte della falsità non prevarranno sulla Chiesa fondata su Pietro. Di conseguenza nella Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, sempre rimarrà la fede sulla terra. Però la Chiesa potrebbero essere pochissime persone. Una terza risposta viene dal discorso escatologico di Gesù. L’amore di molti si raffredderà. Molti sono quelli che cadranno dalla fede. La terra anziché essere illuminata da un milione di luci potrebbe essere illuminata con poche luci. Ma una verità per noi deve prevalere su tutte. La fede è affidata ad ogni singolo cuore. Se per me la fede non viene seminata in altri cuori, sia la mia fede è morta sia per me essa è scomparsa dalla terra. Per me essa è morta. Ora è giusto che ognuno si chieda: se oggi venisse Gesù sulla nostra terra, per me, per la mia diffusione, predicazione, annunzio, testimonianza della Parola, troverebbe la fede? È questa la sola risposta possibile e vera. Madre di Dio, aiutaci.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.