Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Le parabole nell’Antico Testamento sono tutti i segni che il Signore ha operato in favore del suo popolo. Perché i segni sono detti parabole? Perché essi possono essere compresi e accolti come veri segni di Dio solo attraverso la fede. Senza la fede i segni di Dio rimangono solo opere che non aiutano a maturare una fede più grande nel Signore nostro Dio. Invece letti nella fede, i segni conducono ad una fede perfetta, matura, capace di farci vivere la nostra vita in ogni frangente della storia.
Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli, perché la conosca la generazione futura, i figli che nasceranno. Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli, perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma custodiscano i suoi comandi. Non siano come i loro padri, generazione ribelle e ostinata, generazione dal cuore incostante e dallo spirito infedele a Dio.
I figli di Èfraim, arcieri valorosi, voltarono le spalle nel giorno della battaglia. Non osservarono l’alleanza di Dio e si rifiutarono di camminare nella sua legge. Dimenticarono le sue opere, le meraviglie che aveva loro mostrato. Cose meravigliose aveva fatto davanti ai loro padri nel paese d’Egitto, nella regione di Tanis. Divise il mare e li fece passare, e fermò le acque come un argine. Li guidò con una nube di giorno e tutta la notte con un bagliore di fuoco. Spaccò rocce nel deserto e diede loro da bere come dal grande abisso. Fece sgorgare ruscelli dalla rupe e scorrere l’acqua a fiumi. Eppure continuarono a peccare contro di lui, a ribellarsi all’Altissimo in luoghi aridi. Nel loro cuore tentarono Dio, chiedendo cibo per la loro gola. Parlarono contro Dio, dicendo: «Sarà capace Dio di preparare una tavola nel deserto?» (Sal 78,1-72).
Anche Gesù parlava al suo popolo attraverso le parabole dei segni. Ma essi poco comprendevano, perché non leggevano i segni di Gesù con fede vera, pura, santa. Ecco come Gesù stesso attesta questa verità al suo popolo: “Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6,22-33).
Parabola stupenda è il segno della moltiplicazione dei pani. Ma il popolo nulla ha compreso della verità in essa contenuta. Fu letta con cuore non di fede, con mente non aperta alla rivelazione, con intelligenza incapace di vedere in Cristo Gesù il vero profeta mandato da Dio per rivelare loro la vera via della vita. Tutti i segni, i miracoli, i prodigi di Gesù sono parabole. Ma il popolo non riuscì a leggerle secondo verità, addirittura Caifa, a causa di queste parabole, decise la morte di Cristo Signore: “Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo” (Gv 11,47-53). Stupende parabole i miracoli di Gesù. I capi del popolo si sono rifiutati di leggerli nella purezza della verità. Li videro come opera dell’uomo e non del Figlio Unigenito del Padre e lo hanno condannato a morte per crocifissione. Eppure attraverso queste parabole il popolo avrebbe dovuto convertirsi. Invece non solo è rimasto insensibile, le ha lette così male da uccidere l’Autore di esse.
LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 4,26-34
Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? E come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Gesù non solo con i segni che compie parla, parla anche attraverso la Parola. La Parola da Lui annunciata è trasformata in parabola. Qual è la differenza tra i segni e le parabole? I segni sono opere già compiute che aprono alla fede se vengono letti con fede pura, vera, perfetta. Le parabole sono invece miracoli che sempre si compiranno se accolte e vissute con fede vera, pura, perfetta. Vi è miracolo più grande di una Parola che viene seminata con fede in un cuore e affidata allo Spirito Santo perché la faccia germogliare in quel cuore perché porti molto frutto? Vi è miracolo più grande di un granello di senape, il più piccolo tra tutti i semi, che cresce fino a divenire un grande albero? Lette con fede queste parabole infondono nel cuore convincimento e infinita certezza: “Se io semino la Parola di Cristo Gesù, la vera Parola di Cristo Gesù, il miracolo si compirà”. Non si compirà per opera di chi la Parola semina. Si compirà perché il seme è preso dallo Spirito Santo e sempre Lui lo farà germogliare perché cresca e produca molto frutto.
Il miracolo si compie per la nostra fede. Se noi il seme lo spargiamo nei cuori con fede, attingendolo dal nostro cuore pieno di fede e di Spirito Santo, il segno si compirà. Garantisce questo compimento Gesù Signore. Gesù il segno lo ha già compiuto narrando la parabola. Ora spetta a noi aggiungere ciò che manca alla parabola per la sua realizzazione nella storia. Noi realizziamo, compiamo ciò che manca, e il segno avverrà, il miracolo sarà fatto, il seme crescerà, diventerà un grande albero.
Madre di Dio, aiutaci a leggere con vera fede le parabole di Gesù e a trasformale in segni perché il mondo vede, creda, consegni la sua vita al Vangelo, perché esso diventi nel suo cuore un grande albero di vita eterna. Fa’, o Madre Santa, che diveniamo tutti operatori di segni di vera salvezza. Basta aggiungere ciò che manca alle parabole di Gesù. Amen.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.