Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 13 Gennaio 2022

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GIOVEDÌ 13 GENNAIO – PRIMA SETTIMANA DEL T.O. [C]

Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Gesù è venuto sulla nostra terra per manifestare, rivelare, mostrare quanto è grande la compassione del Padre. Ecco come il Libro della Sapienza rivela quanto è grande il Padre nostro in compassione e in perdono, ma in vista del pentimento: “Non era certo in difficoltà la tua mano onnipotente, che aveva creato il mondo da una materia senza forma, a mandare loro una moltitudine di orsi o leoni feroci o bestie molto feroci, prima sconosciute e create da poco, che esalano un alito infuocato o emettono un crepitìo di vapore o sprizzano terribili scintille dagli occhi, delle quali non solo l’assalto poteva sterminarli, ma lo stesso aspetto terrificante poteva annientarli.

Anche senza queste potevano cadere con un soffio, perseguitati dalla giustizia e dispersi dal tuo soffio potente, ma tu hai disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso. Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi si opporrà alla potenza del tuo braccio? Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento.

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Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue,  Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore (Sap 11,17-12,2).

Leggendo alla luce della compassione del Padre, che è sempre in vista del pentimento e della vera conversione alla Parola dell’Alleanza – per noi discepoli di Gesù la conversione è alla Parola del Vangelo – la guarigione del lebbroso non è solo in vista della salute del corpo. Essa è infinitamente di più. È un segno perché tutti accolgano la Parola di Gesù come vera Parola di Dio. Dopo questa guarigione, tutti, compreso il lebbroso, avrebbero dovuto fare la stessa professione di fede fatta dalla vedova di Sarepta: “In seguito accadde che il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elia: «Che cosa c’è tra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?».

Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elia prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elia disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elia: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità» (1Re 17,17-24). Senza questa purissima confessione di fede – Ora so veramente, Gesù, che tu sei uomo di Dio e che la Parola del Signore sulla tua bocca è verità – il miracolo viene privato della sua divina verità. Se ne fa solo un’opera come tutte le altro opere. Per esso non si giunge alla vera fede nella Parola di Gesù e di conseguenza non si opera alcuna conversione. Ora la professione della vera fede in Cristo e della vera conversione è il fine di ogni opera compiuta da Gesù Signore.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 1,40-45

Il miracolo, il segno, deve condurre alla vera fede ed è vera fede quando si confessa che sulla bocca di Gesù la sua Parola è verità. Ecco come Cristo Gesù ribadisce questa verità ai suoi Apostoli nel Cenacolo: “Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione (Gv 15,20-25). Purtroppo anche oggi si vogliono i miracoli, ma non la vera fede. La Madre di Gesù ci aiuti per una vera fede.