Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 12 Ottobre 2022

321

MERCOLEDÌ 12 OTTOBRE – VENTOTTESIMA SETTIMANA T. O . [C]

Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle.

Il “guai” nella Scrittura Santa è severissimo ammonimento. Se non si rientra nell’obbedienza alla Legge, perché si vuole rimanere nella disobbedienza ad essa, il “guai” nel tempo diviene “guai” eterno ed è dannazione. Il primo “guai” attesta che i farisei hanno abolito la Legge morale, cancellando la giustizia che è obbedienza ai Comandamenti. L’hanno sostituita con la legge rituale. Nell’obbedienza tutto è gradito al Signore. Nella disobbedienza nulla a Lui è gradito.

Ecco il secondo “guai”. “Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze”. Qual è il significato vero di questo “guai”? Qual è l’essenza del male nascosto in esso? Questo “guai” denuncia un vero tradimento. Tradimento di cosa o di chi? È tradimento del proprio ministero. Tradimento della religione. Tradimento del Signore.

- Pubblicità -

Il ministero non si vive per servire, ma per essere serviti. I farisei devono insegnare con la parola e con la vita che Dio deve essere amato, desiderato, bramato, ascoltato. Non è l’uomo che deve essere ammirato, contemplato, idolatrato, esaltato. È tradimento del Signore perché i farisei anziché essere ministri a servizio della gloria del Signore, sono ministri a servizio della propria gloria, esaltazione, superbia, onore, nome. Sempre la religione conosce questi abomini. I farisei hanno tolto Dio dal cuore degli uomini e lo hanno sostituito con la loro persona. Hanno abolito la Legge e al suo posto hanno installato le loro tradizioni.

Il terzo “guai” rivela tutta la pericolosità morale e spirituale dei farisei. Si tratta di una pericolosità invisibile. Il contatto con un sepolcro rendeva impura la persona che lo aveva toccato. Per questo le tombe erano segnalate. A volte però capitava che il sepolcro non fosse segnalato a sufficienza. La gente vi passava sopra e rimaneva contaminata. Si rendeva impura. Sepolcri invisibili sono i farisei. Il contatto, anche per inavvertenza, con loro rende impuri.  L’impurità è nella fede, nella religione, nella morale, nella rivelazione.

Il loro Dio non è il Dio di Abramo e la loro fede non è quella di Mosè. Chi entra in contatto con loro, passa dalla verità nella falsità e neanche lo sa. Diviene immorale, idolatra, falso adoratore del vero Dio e non sa di esserlo. Questo “guai” accompagnerà sempre la vera religione.

- Pubblicità -

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 11,42-46

Finora Gesù ha parlato solo ai farisei. Nessuna parola ha rivolto agli scribi. Ora interviene uno dei dottori della Legge e gli dice: “Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi!”. La Verità mai dovrà ritenersi offensiva verso la Persona.  Il “guai” nella Scrittura non è offesa. È invece severo ammonimento perché si abbandoni la via che si sta percorrendo che è via di perdizione. Quando Gesù ti invita a non perseverare nel male, non è offesa.

È sublime atto di carità. Noi dobbiamo sempre separare la verità proferita alla maniera degli spiriti impuri, che ha il fine di nuocere a Gesù, e la Verità proferita da Gesù che ha come fine la salvezza eterna della persona alla quale la Verità viene detta. La falsità offende. La menzogna umilia l’uomo. Mai la Verità. La Verità è per l’esaltazione dell’uomo, mai per la sua offesa o mortificazione o umiliazione. Sentirsi offesi dalla Verità proferita è attestazione che si è fuori della luce.

Il quarto “guai” rivela qual è il peccato dei dottori della Legge: “Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!”. Nessuno è signore della Legge. Solo il Signore è il Signore della sua Legge. Il Signore ha vietato sia di aggiungere e sia di togliere alla sua Legge. Come è peccato di disobbedienza togliere, così è peccato di disobbedienza aggiungere. La Legge è Legge. Se si aggiunge non è più la Legge. Se si toglie non è più la Legge. La stessa cosa vale per il Vangelo.

Il Vangelo è il Vangelo. Se al Vangelo si aggiunge non è più il Vangelo. Se al Vangelo si toglie non è più il Vangelo. Anche quando si annunzia la Legge e la si insegna, la si deve insegnare e annunziare con grande carità, misericordia, pietà, compassione. La carità non è nel togliere, ma nel saper dire il Vangelo con amore, per amore e con convinzione.  Per Gesù la via dell’insegnamento è una sola: ognuno prima di insegnare deve vivere il Vangelo. Vivendolo sa anche come insegnarlo. È un cattivo maestro del Vangelo chi non lo osserva.

Se uno non lo vive, come fa ad insegnarlo? Inoltre nell’insegnamento si deve essere rigidi e severi con se stessi, misericordiosi e pietosi con gli altri. Invece siamo rigidi e intransigenti con gli altri, larghi in misericordia con noi stessi. Almeno va usata la stessa misura. Diceva un Santo: “Meglio essere accusato da Dio per essere stato di grande compassione e pazienza con quanti ancora non riescono ad osservare il Vangelo e non invece venire rimproverato o riprovato per essere stato oltremodo severo o intransigente” La Madre di Gesù ci aiuti. Vogliamo vivere nella purezza del Vangelo.

Fonte