Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno?
Gesù sta parlando con le folle. Vuole che esse sappiano qual è la vera volontà del Padre suo, ma anche quale è la vera realtà dell’uomo. L’uomo da peccatore può divenire santo, ma anche da santo può divenire peccatore. Da giusto ingiusto e da ingiusto giusto. Ed ecco che un fariseo lo invita a pranzo. Ricordiamo che il “fariseo” era persona bloccata nella santità. Lui non poteva divenire empio, iniquo, ingiusto, peccatore. Il fariseo si riteneva un santo e qualsiasi cosa facesse, anche il peccato più grave, era per lui manifestazione della sua santità. Gesù accoglie l’invito, si reca nella casa del fariseo e si mette a tavola.
Il fariseo vede Gesù che si mette a tavola senza aver prima fatto le abluzioni e si meraviglia. Non si tratta di una meraviglia pura e semplice, alla meraviglia si aggiunge anche il giudizio. Il giudizio del fariseo è severo. Gesù è un trasgressore della tradizione dei padri. Uno che trasgredisce la tradizione dei padri può essere un Maestro? Ma soprattutto può essere un uomo venuto da Dio? Può Dio inviare una persona che trasgredisce la legge dei padri? Di sicuro no, perché Dio manda perché si osservi tutta la legge e la tradizione dei padri è vera legge per noi. La meraviglia si fa accusa nel cuore di trasgressione della legge dei padri. Gesù non lascia che quest’accusa abbia un seguito, prende la parola e ammaestra il fariseo. Gesù dice chi sono i farisei. Sono persone che puliscono l’esterno del bicchiere e del piatto. Loro puliscono il corpo, lo lavano. Lo spirito e l’anima però non vengono mai puliti. Anima e spirito sono pieni di avidità e di cattiveria. È questa la loro condizione spirituale. All’esterno appaiono lindi e puliti. All’interno invece sono immondi, perché colmi di vizi bruttissimi. È assai misera la condizione spirituale di queste persone. Essi indossano sempre una maschera che è sempre nitida. Più è nitida la maschera e più marciume del cuore e dell’anima essa è chiamata a nascondere. Il mondo vede la maschera, non vede il marciume, sente però la sua puzza, il suo lezzo a chilometri di distanza. L’odore del marciume mai si potrà nascondere.
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I farisei sono stolti perché come Dio vuole la pulizia all’esterno vuole anche la pulizia all’interno. Chi pulisce l’esterno a maggior ragione deve anche pulire l’interno. Altrimenti è una contraddizione ed una ipocrisia. L’uomo è uno. La sua è unità di corpo e di spirito. Come deve essere pulito il corpo così deve essere pulita l’anima. Uno può anche non pulire il suo corpo per particolari ragioni, non ci sono però ragioni per cui si debba tenere e l’anima e lo spirito nell’immondizia spirituale. Se però loro si danno tanta cura per pulire l’esterno, molta più cura si deve mettere per pulire l’interno. Come si pulisce l’interno?
LEGGIAMO IL TESTO Di Lc 11,37-41
Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.
Per i farisei il modo suggerito da Gesù per abbandonare ogni marciume è liberarsi dall’avidità. Come ci si libera dall’avidità? Donando tutto quanto si possiede in elemosina. Distribuendo i loro beni ai poveri, ai miseri, a coloro che non hanno nulla. Liberandosi dall’avidità ci si libera anche dalla cattiveria. Sconfiggendo l’avidità si sconfigge la cattiveria. Per Gesù è l’avidità che rende un uomo cattivo, malvagio. Abolita l’avidità, distribuiti i propri beni ai poveri, libero da ogni sete di possesso, l’uomo diviene buono. Gesù così ci insegna che non è la cattiveria che genera l’avidità. È invece l’avidità che genera la cattiveria. È l’avidità che fa cattivo un uomo. Estirpata l’avidità, la cattiveria non ha più ragion d’essere e il cuore diviene puro. Gesù veramente conosce l’uomo. Poiché lo conosce in pienezza di verità, gli può anche indicare la via della sua guarigione e della sua più autentica purificazione. L’elemosina è vera via di salvezza di tutto l’uomo. Vera via per la liberazione da ogni peccato.
Questo insegnamento dato da Gesù ai farisei vale anche e soprattutto per ogni discepolo di Gesù. Di cosa sempre si deve ricordare il discepolo del Signore? Che l’appartenenza a Cristo, alla Chiesa, ad un Ordine e ad una Congregazione religiosa, ad un’associazione, ad un movimento, ad un gruppo ecclesiale, non dona alcun diritto di pensarsi santi, salvati, già in paradiso. Diritto di entrare in paradiso lo dona l’obbedienza ad ogni Parola del Vangelo di Cristo Signore, ad ogni mozione e ispirazione dello Spirito Santo, ad ogni nostro ministero e vocazione, ad ogni dono dello Spirito di Dio. L’appartenenza non dona alcun diritto. L’appartenenza deve essere via per una obbedienza più perfetta e più completa. Purtroppo lo spirito del fariseo si è trasferito nel cuore del cristiano e oggi sono molti coloro che ritengono che l’appartenenza è salvezza.
Neanche l’appartenenza alla Chiesa dona diritto alla salvezza eterna. Oggi, a proposito e molto di più a sproposito ci si appella al Concilio Vaticano II. Ecco cosa il Concilio insegna proprio riguardo all’appartenenza: “Il santo Concilio si rivolge quindi prima di tutto ai fedeli cattolici. Esso, basandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta. Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare. Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integralmente la sua organizzazione e tutti i mezzi di salvezza in essa istituiti, e che inoltre, grazie ai legami costituiti dalla professione di fede, dai sacramenti, dal governo ecclesiastico e dalla comunione, sono uniti, nell’assemblea visibile della Chiesa, con il Cristo che la dirige mediante il sommo Pontefice e i vescovi. Non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità, rimane sì in seno alla Chiesa col «corpo», ma non col «cuore». Si ricordino bene tutti i figli della Chiesa che la loro privilegiata condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; per cui, se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati (LG, 14).
E ancora: “Predicando il Vangelo, la Chiesa dispone coloro che l’ascoltano a credere e a professare la fede, li dispone al battesimo, li toglie dalla schiavitù dell’errore e li incorpora a Cristo per crescere in lui mediante la carità finché sia raggiunta la pienezza. Procura poi che quanto di buono si trova seminato nel cuore e nella mente degli uomini o nei riti e culture proprie dei popoli, non solo non vada perduto, ma sia purificato, elevato e perfezionato a gloria di Dio, confusione del demonio e felicità dell’uomo. Ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di disseminare, per quanto gli è possibile, la fede. Ma se ognuno può conferire il battesimo ai credenti, è tuttavia ufficio del sacerdote di completare l’edificazione del corpo col sacrificio eucaristico. Così la Chiesa unisce preghiera e lavoro, affinché il mondo intero in tutto il suo essere sia trasformato in popolo di Dio, corpo mistico di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e in Cristo, centro di tutte le cose, sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre dell’universo” (LG 17). Siamo salvati per la nostra conformazione al Cristo Gesù. La Madre di Dio ci aiuti affinché nessuno si lascia governare dallo spirito dei farisei e degli scribi. L’appartenenza non dona salvezza. La salvezza è vita secondo il Vangelo.
Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.